Telefoni nascosti in cella, detenuti comunicavano con l’esterno: 41 indagati

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BRINDISI – Il ritrovamento e sequestro di un microtelefono in una cella della casa circondariale di Brindisi, da parte della Polizia Penitenziaria, ha coinciso con l’avvio delle indagini, conlcluse oggi con avviso notificato, per quarantuno detenuti. Alcuni di loro sono ancora in carcere; altri, invece, sono già tornati in libertà. 

Durante la loro permanenza nella struttura penitenziaria di via Appia, infatti, gli indagati avrebbero avuto, con i telefonini introdotti in cella modo da eludere i controlli, numerose conversazioni con i propri familiari e non solo. I fatti contestati dalla Procura della Repubblica di Brindisi (titolare del fascicolo: pm Livia Orlando) sarebbero avvenuti da marzo a dicembre del 2023 e le modalità con cui i telefonini sarebbero entrati in carcere non sono ancora state chiarite. I quarantuno indagati rischiano una pena da un minimo di uno a un massimo di quattro anni di reclusione. Ovviamente, per tutti loro vale la presunzione di innocenza: la giustizia farà il proprio corso nelle sedi opportune, prima di giungere eventualmente a sentenza.

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Gli indagati

Davide Di Lena (36 anni, di Brindisi), Angelo Colaninno (36 anni, di Fasano), Antonio Coffa (37 anni, di Brindisi), Martino Argese (32 anni, di Ceglie Messapica), Leonardo Bacile (53 anni, nato a Mesagne e residente a San Pietro Vernotico), Giovanni Alessandro Gioia (30 anni, di Ceglie Messapica), Mariano Barnaba (33 anni, nato a Brindisi e residente a Ostuni), Maurizio Parisi (37 anni, di Francavilla Fontana), Luca Rendina (40 anni, nato a Ostuni e residente a Carovigno), Marco Carrozzo (25 anni, nato a Francavilla Fontana e residente a Torre Santa Susanna), Giuseppe Lapadula (57 anni, nato a Torino e residente a Fasano).

Roberto Cosimo Damiano Sette (32 anni, di Bisceglie), Giuseppe Losole (45 anni, nato a Bari e residente a Modugno), Domenico Schirone (38 anni, di Grumo Appula), Salvatore Junior Sansonetti (37 anni, nato a Fermo e residente a Sava), Teodoro Ostuni (22 anni, di Brindisi), Gianluca Grassi (37 anni, di Mesagne), Fabrizio Guttagliere (39 anni, di Brindisi), Sebastiano Tarantino (31 anni, nato a San Marco in Lamis e residente a Porto Azzurro), Denis Body (31 anni, nato in Slovacchia e residente a Bisceglie), Liborio Colonna (43 anni, di Bari), Massimo Di Palmo (42 anni, di Francavilla Fontana), Francesco Pinto (28 anni, di Bari).

Antonio Mele (31 anni, nato a Manduria e residente a Lizzano), Fabio Marku (26 anni, di Altamura), Alessandro Dipietrangelo (61 anni, nato a Mesagne e residente a Torre Santa Susanna), Ilario Vicerè (28 anni, nato a Foggia e residente a Manfredonia), Alfredo Turco (37 anni, nato a Cisternino e residente a Ostuni), Gervasio Del Monte (59 anni, di Brindisi), Giovanni Nigro (27 anni, di Taranto), Matteo Pio Totaro (32 anni, nato a San Marco in Lamis e residente ad Apricena), Antonio Bucci (30 anni, nato a Cerignola e residente a Turi), Angelo Zanzarelli (51 anni, nato a Manduria e residente a Oria), Antonio Soliberto (31 anni, di Brindisi).

Cosimo Andriulo (53 anni, di Brindisi), Tiziano Cannalire (35 anni, di Brindisi), Davide Nigro (42 anni, nato a Manduria e residente a Ceglie Messapica), Giacomo Facchini (31 anni, nato a Bari e residente a Mola di Bari), Dario Castrovillari (41 anni, nato a Mesagne e residente a Oria), Giuseppe Santoro (33 anni, nato a Fasano e residente a Ostuni) e Dario Potenza (26 anni, nato a Nardò e residente a Galatone).

I precedenti

Non è la prima volta che ciò accade nel carcere di Brindisi. Per lo stesso motivo, nel marzo 2023 un altro avviso di conclusione delle indagini venne notificato a sette persone, una di Fasano e sei originarie di altre province, a seguito delle inagini della Digos con riferimento ad un arco temporale con inizio da ottobre 2020. 

Ulteriori telefonini e Sim vennero sequestrati a detenuti foggiani e baresi nel carcere brindisino dopo una perquisizione straordinaria del 21 aprile 2022. Sul tema insorse anche il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, sostenendo che da tempo chiede il contrasto del fenomeno con la messa in campo di apparecchiature capaci di inibire la tasmissione del segnale. 

Articolo aggiornato alle 17:20 (nomi indagati)

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