Accade che nella realtà si concatenino strane connessioni, che a raccontarle e basta uno non ci crederebbe. Che però funzionano anche, e generano, spesso, convivialità di sentimenti e bellezza. Ora vi dico di cosa sto parlando: pochi giorni fa mi chiama la mia amica attrice (ma anche regista e scrittrice e pure altro) Silvia Perosino. Mi dice che avrebbe bisogno del mio aiuto per individuare una adeguata colonna sonora ad un Reading teatrale che lei e Paola Sperati stanno approntando per la scrittrice Silvia Grossi, per il suo libro L’isola di Elsa. Che ha vinto, lo scorso anno, la XXXVII edizione del Premio Procida, sezione Omaggio a Elsa (nell’immagine in evidenza, il giorno della premiazione). Si parla naturalmente di Elsa Morante, e del suo capolavoro L’isola di Arturo, romanzo, uscito nel 1957, ma ambientato sull’isola di Procida intorno al 1938. Io alla chiamata di Silvia Perosino rispondo con una risatina divertita, perchè ero stato io stesso a proporre, alla scrittrice Silvia Grossi, di chiedere alla mie due amiche attrici, di preparare e recitare questo Reading teatrale, che Silvia voleva estrapolare dal suo testo. Niente male come accadimento circolare, no? Del resto di entrambe le Silvie ho presentato lo scorso anno il rispettivo testo, Mercoledì ti ucciderò di Silvia Grossi e Colline di Carta di Silvia Perosino, ed è stato bello, per me, creare quella connessione fra loro, e adesso anche con me.
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Credo convenga però precisare che la proclamazione e la presentazione del premio per L’Isola di Elsa, si sono scolte a Procida, capitale italiana della cultura 2022, lo scorso 18 agosto, in occasione della quarta edizione del Morante-dì, evento culturale dedicato alla memoria di Elsa Morante. Il libro di Silvia Grossi, si legge nelle motivazioni del premio, si è particolarmente distinto per originalità e creatività. Del resto, il “Premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante” è nato nel 1986 a pochi mesi dalla scomparsa della scrittrice, ed è il primo in Italia dedicato alla figura di Elsa Morante. Esso ha per scopo l’assegnazione di premi annuali legati al mondo della cultura, nel corso di manifestazioni che si svolgono a Procida durante l’anno. Alla sezione Narrativa, presente fin dal primo anno, si son affiancate nei vari anni diverse sezioni speciali in cui il Comune di Procida premia personalità del mondo della Cultura che si siano distinte nei settori specifici. Altro che valori specifici: in questo testo la grandissima Elsa Morante – o meglio il suo fantasma, o meglio la sua presenza intellettuale – è addirittura una delle protagoniste. Insieme all’io narrante, una scrittrice un po’ in crisi, con un bel blocco della scrittura (e io so così bene cosa significhi), e alla Graziella dell’anno. Ora, io non avevo la minima idea di cosa si stesse parlando, quando ho sentito di questa Graziella. Poi ho scoperto che questo libro, oltre a sé stesso, si innerva – con sapienza – intorno a ben altri due libri, tutti legati a Procida.
Quello che non sapevo è che Graziella è un romanzo di Alphonse de Lamartine, del 1852, ispirato al suo primo giovanile viaggio in Italia, che narra la struggente storia d’amore, fra un gentiluomo francese e una ragazza procidana, che l’autore conobbe durante il suo primo soggiorno napoletano, nel 1811. Lamartine aveva ventun anni e restò colpito dalla bellezza del golfo di Napoli e, in particolare, dell’isola di Procida. Ma il romanzo è anche un’accorata rievocazione del tempo della giovinezza. Una vicenda romantica che a Procida vine annualmente celebrata… con la Graziella, che viene eletta di anno in anno fra le ragazze dell’isola. E rappresenta la donna procidana per antonomasia: deve quindi essere bellissima, dai tratti mediterranei e dal carattere solare, nonché profondamente legata al mare. A Procida, si tratta di una tradizione assai consolidata: dal 1939, si celebra in estate questa festa del mare per ricordare Graziella…e ritrovarla nel volto delle donne procidane. Il concorso di bellezza per essere Graziella è aperto a ragazze dai 14 ai 21 anni. Che poi per le celebrazioni, indosseranno l’antico e caratteristico costume procidano fatto di colori brillanti, ricami in oro, conservato dalle famiglie dell’isola da generazioni. Abiti rari e preziosi che un tempo venivano usati nelle celebrazioni e nelle occasioni particolari. L’abito di Graziella è costituito da una base in raso o velluto di seta rosso carminio o verde smeraldo, anche se non mancano versioni scure o a piccoli disegni damascati.
Mi sono soffermato su questi dettagli, perchè nella storia di un giorno di ordinaria difficoltà di esistere, la Graziella di quell’anno, di cui non sapremo mai il nome, fugge, scompare, si nasconde. Con tanto di costume già indossato e splendente. Poco realistico, state pensando? Beh, è ovvio, perchè il libro di Silvia Grossi non ha alcuna velleità realistica o neorealistica, anzi. Si tratta di un testo che ha una struttura rapsodica fortemente simbolica, dove si affrontano, nell’ambito di un fecondo e appassionante confronto intergenerazionale, tematiche decisamente antropologiche. Dove c’è la forte e potente la presenza – onirica, simbolica, immanente eppure evanescente – di Elsa Morante. E naturalmente del suo magnifico romanzo L’Isola di Arturo. Pubblicato da Einaudi nel 1957, il romanzo è una straordinaria vicenda di formazione, dove il protagonista-narratore, Arturo, appunto, ormai adulto, ripercorre in prima persona le tappe più significative della crescita e della maturazione di un adolescente verso l’età adulta, a partire dagli anni Trenta. Lui, orfano di madre, vive sull’isola di Procida in quasi completa solitudine, dal momento che il padre, Wilhelm, indifferente al figlio, è sempre via per lunghi viaggi. Arturo vive così in un castello diroccato, che egli, con la sua fervida fantasia, proietta in una dimensione mitica e fiabesca. Ha una visione assai distorta della realtà, anche perchè cresce nell’inesistente ma nello stesso tempo fortissimo desiderio di ritrovare la memoria della madre, morta di parto, e nell’ammirazione totalizzante per il padre, tanto da considerarlo un eroe che compie miracolose gesta nel corso delle sue frequenti assenze. Passa quindi il suo tempo a progettare viaggi fantastici, come quelli del padre, e a leggere le storie sui condottieri del ciclo cavalleresco. Qui mi fermo, anche perchè non voglio togliere, ad un mio ipotetico lettore, che non ha ancora avuto l’occasione di leggere L’Isola di Arturo, il piacere della scoperta.
E nel testo di Silvia Grossi, che accade? Che lì su quella piccola splendida isola, proprio nel giorno in cui scompare la giovane, riluttante incaricata di impersonare la Graziella, sbarca una scrittrice in preda ad una profonda crisi creativa e quindi esistenziale. E, naturalmente, sarà proprio lei a scovare, in maniera del tutto fortuita, il rifugio della ragazza, sospeso fra mare e cielo sul tetto dell’ex carcere, Palazzo D’Avalos. Le due rileggeranno insieme le pagine de L’Isola di Arturo, in una sorta di transito intellettuale fra tre generazioni di donne, che dolorosamente devono annotare, fra le altre cose, che il maschilismo è ancora fortissimo e che la vera emancipazione ancora ben lontana dall’essere conquistata. In questo loro confrontarsi, c’è sempre quella presenza particolare e fortemente simbolica, quella di Elsa Morante, che tutto pervade, con feconda creatività.
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E adesso, le mie due amiche attrici Silvia Perosino e Paola Sperati, hanno tratto un Reading da questo intrigante testo di Silvia Grossi, e lo porteranno in un sacco di presentazioni. La fedeltà al notevole testo originale è indiscutibile. Come indiscutibile è la suspense che abbraccia i dialoghi, notturni, onirici, simbolici, tra le due donne: Elsa e Silvia. Eccovene un esempio, dalla drammaticità magnifica e molto coinvolgente, proprio all’inizio del testo teatralizzato.
Elsa: Cosa stai scrivendo? La Scrittrice: nulla. Nulla. Elsa: fammi vedere.(normale) Fammi. Vedere!. (perentoria. si avvicina al tavolo della scrittrice, prende dei fogli) La Scrittrice: non capisco Elsa Cosa non capisci? La Scrittrice: Se questo sogno sia un dono immenso oppure una tragedia assoluta. Elsa Sicuramente, quando la trama si impiglia, opterei per pensare ad un regalo. Chi è che nel cuore della notte, fra bricchi di caffè nero, giunge a sbrogliarti la matassa in cui si sono invischiati i personaggi, risolvendoti gli errori spazio temporali ai quali li avevi condannati? Chi si offre di leggere queste tue faticose carte, ed elargisce consigli? La Scrittrice Si, un regalo, un regalo generoso, devo dire… Elsa: Stai scrivendo qualcosa, dunque? (scompiglia le carte sul tavolo) La Scrittrice No! No.. non ci riesco più, non ci riesco più. E, in quest’ultimo anno, questo sogno si è trasformato in un qualcosa di più simile ad un dramma. Pagine bianche, solo pagine bianche, un nulla mostruoso da mostrarti, nulla che abbia un senso, nulla che risponda ad una logica argomentativa. Elsa (prendendo il viso della scrittrice e osservandolo) oh, cara. Ora lo vedo, sai. La Scrittrice: Cosa? Elsa Quel profondo mal di vivere che non passa mai di moda ed è trasversale in ogni epoca ad ogni ceto sociale. L’ho avuto anche io. Lo stai avendo anche tu, si vede dal tuo sguardo, dai tuoi occhi che non sorridono più.
Ecco, per chi, come me, ha avuto e provato la triste amarezza del blocco dello scrittore, ha capito benissimo quanto può essere concreta e reale la scena sopra narrata. Ora L’Isola di Elsa, che è diventata dunque anche un Reading teatrale, inizierà, il 22 Febbraio, un bel giro in tanti luoghi di questa zona di mondo. Sotto potete vedere la locandina. E sono davvero curioso di andare a godermi quest’Isola, rivista e narrata da Silvia Perosino e Paola Sperati, con la sua vicenda intergenerazionale, fra sogno, simboli e problemi assai concreti. Fra Arturo e Graziella…e Silvia Grossi.
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