Nuova rottamazione cartelle 2025, chi potrà approfittare della proposta della Lega e come funziona

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Una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali da lanciare nel 2025 è la proposta che sta portando avanti la Lega: 120 rate in dieci anni, senza interessi o sanzioni, con decadenza se non se ne pagano otto. Potrebbero essere coinvolti tutti coloro che hanno debiti in sospeso fino al 31 dicembre 2023. Salvini spinge per la misura, mentre FdI frena.

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Si parla da alcune settimane della proposta della Lega di una nuova rottamazione delle cartelle fiscali: una ‘rottamazione quinquies‘, dato che sarebbe la quinta di questo tipo. L’intenzione sarebbe quella di coinvolgere tutte le cartelle che vanno fino al 31 dicembre 2023. Chi ha debiti in sospeso potrebbe saldarli in 120 rate mensili, quindi in dieci anni. Sarebbero escluse tutte le sanzioni e tutti gli interessi.

La misura, per il momento, sta incontrando lo scetticismo di Fratelli d’Italia anche a causa dei costi: la stima del ministero dell’Economia è che servirebbero 5,2 miliardi di euro quest’anno per coprire il ‘buco’ creato. Ci sono due disegni di legge della Lega, alla Camera e al Senato, in attesa di essere discussi. Ecco come potrebbe funzionare la nuova rottamazione.

Chi è coinvolto nella nuova rottamazione delle cartelle proposta dalla Lega

Finora, le rottamazioni erano arrivate a coprire i debiti accumulati fino alla data del 30 giugno 2022. Il piano, con la nuova rottamazione quinquies, sarebbe di includere anche tutte le cartelle dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2023.

Insomma, tutti coloro che hanno debiti in sospeso con il Fisco che sono stati creati in quei diciotto mesi aggiuntivi potrebbero mettersi in regola. Resterebbero in piedi solamente le cartelle create lo scorso anno e nel 2025. Secondo la Lega, potrebbero aderire 10 milioni di persone (in tutto ce ne sono circa 22 milioni che hanno qualche forma di debito con l’Agenzia delle Entrate). Le condizioni, come in passato, sarebbero molto vantaggiose per chi decide di saldare i debiti.

Come funziona la nuova rottamazione delle cartelle in 10 anni

Chi aderisce alla rottamazione quinquies potrà saldare i propri debiti in fino a 120 rate mensili. Ovvero, in dieci anni da quando partono i pagamenti. L’importo delle rate sarebbe sempre lo stesso. Sarebbe necessario pagare solamente il debito accumulato, escludendo tutte le sanzioni previste per chi non paga le tasse e anche tutti gli interessi che si sono sommati nel tempo.

Chi completa il pagamento, avendo risparmiato una somma importante, risulta poi essere del tutto in regola. Una volta effettuata l’adesione, viene stabilito il numero di rate e l’importo. C’è comunque il rischio di essere esclusi dalla rottamazione dopo aver iniziato i versamenti: chi salta otto rate perde tutti i benefici.

Perché Lega e FdI sono divisi sulla proposta

Un tentativo di estendere la rottamazione era già stato fatto nell’ultima legge di bilancio, e poi come emendamento al decreto Milleproroghe. Entrambe le volte è stato respinto. Ora la Lega è tornata alla carica sul tema: più volte Matteo Salvini negli ultimi giorni ha insistito sul fatto che si tratta di un intervento necessario, su cui si aspetta il sostegno del resto del centrodestra e che avrebbe già anche il via libera del ministro dell’Economia Giorgetti.

Forza Italia a sua volta aveva presentato a dicembre un ddl per una rottamazione relativa agli anni 2020-2024, quindi spinge perché – nel caso – sia la sua proposta a passare, insieme alla già promessa riduzione dell’aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33%. Da Fratelli d’Italia, invece, finora è arrivato scetticismo, anche se non una chiusura definitiva.

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Il problema principale sarebbe quello delle coperture. Secondo le stime del ministero dell’Economia, quest’anno la misura costerebbe 5,2 miliardi di euro di incassi mancati. Visto che dura dieci anni, gli effetti sarebbero poi prolungati: le casse dello Stato andrebbero in perdita fino al 2028, per poi iniziare a recuperare dal 2029 e fino al 2035. Ma in ogni caso, l’effetto complessivo sarebbe in negativo di circa un miliardo e mezzo di euro.

Senza contare che – come è successo in passato – è probabile che molte persone smetterebbero di pagare dopo un certo periodo di tempo. Le prime quattro rottamazioni avrebbero dovuto raccogliere 64,5 miliardi di euro, e invece si sono fermate a circa 39 miliardi.





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