Mille emozioni La serata in Arena che ha celebrato «Il belcanto italiano patrimonio dell’umanità»
Quella di Masi Agricola è una storia in continuo cambiamento, sempre al passo con i tempi, che mai come in questo periodo storico sta cavalcando il gusto delle giovani generazioni investendo soprattutto nel trend dell’enoturismo. Parola di Mister Amarone, Sandro Boscaini, che ha aderito al progetto delle «67 colonne per l’Arena di Verona» sin dalla prima ora.
La crescita di un’azienda è segnata da momenti in cui si richiedono scelte veloci, alternati ad altri in cui si rende necessario prendersi del tempo per ragionare sulle strategie maggiormente funzionali a migliorare la propria performance. Per Masi Agricola che momento è questo?
È proprio il momento che ci sta maggiormente imponendo decisioni strategiche e la costruzione di nuovi pilastri per il consolidamento dell’impresa. Ci troviamo di fronte ad un innegabile calo del consumo del vino a livello internazionale, dovuto a tanti fattori (ricambio generazionale, istanze salutistiche, inflazione imperante e conseguenti difficoltà economiche), e al riguardo devo dire che negli ultimi anni siamo stati abbastanza visionari nel preparare la nostra risposta: si tratta di Monteleone21 ed è la nostra nuova sede, che a breve aprirà le porte per accogliere il pubblico e accompagnarlo alla scoperta delle terre dell’Amarone e della Valpolicella Classica. In altre parole, il nostro nuovo pilastro è l’enoturismo, fenomeno in costante crescita e con grande appeal anche nei confronti dei più giovani, che trovano appagamento nell’esperienza più che nel possesso di beni, soprattutto se questa incontra i loro interessi culturali e valori, come la sostenibilità.
Quali sono gli step seguiti da Masi in questo cambiamento?
Il cambiamento aziendale in questo senso è stato guidato dalla Masi Wine Experience, il progetto di ospitalità e cultura con cui, già in anni in cui l’enoturismo non era ancora un fenomeno globale, abbiamo aperto al pubblico le nostre sedi storiche e altri esclusivi luoghi di accoglienza. Un progetto che ci consente di instaurare un legame sempre più stretto con appassionati e consumatori.
A proposito di consolidamento, anche le «alleanze» sono fatte per crescere e, appunto, consolidarsi. Il vostro rapporto con Fondazione Arena, tessuto all’interno del progetto 67 colonne, come si è in tal senso evoluto?
Ritengo che la territorialità sia un elemento fondamentale e il vino un grande medium del territorio e della sua vocazionalità. Le alleanze a sostegno del territorio sono fondamentali e accreditanti: è stato naturale per noi decidere di sostenere, attraverso le «67 colonne per l’Arena», la Fondazione Arena e il suo festival lirico, simbolo di Verona e della cultura italiana nel mondo. Il successo dell’iniziativa ci porta a rinnovare il nostro impegno, anno dopo anno.
Lo scorso Arena Opera Festival era accompagnato dallo slogan «101 emozioni più la tua». La vostra emozione quale è stata?
Personalmente, l’emozione più grande l’ho provata nella partecipazione all’evento inaugurale «La grande opera italiana patrimonio dell’umanità» con cui si è celebrato il riconoscimento conferito dall’Unesco al canto lirico italiano. Uno straordinario evento internazionale che ha inorgoglito me e tutti i veronesi, mettendo sotto i riflettori di tutto il mondo la nostra città e la nostra Arena.
L’opera lirica come genere musicale ma, più in generale, come forma di cultura, che ruolo occupa nella vostra vita? C’è un titolo e/o un autore che vi appassiona più di altri?
Come tutti i veronesi, ho una particolare affezione verso l’opera lirica. È naturale, per chi vive in un ambiente vocato a una specialità o a una forma d’arte, che ne rimanga contaminato sin da bambino e ne porti con sé il bagaglio culturale per tutta la vita. Ritengo che le opere più adatte per un grande teatro all’aperto come l’Arena siano quelle di Verdi, anche per il loro valore scenografico che da sempre ammiro in questo straordinario anfiteatro.
Il vino è da sempre sinonimo di una cultura della terra che implica conoscenze specifiche e competenze tecniche. Quando contano, oggi, le conoscenze, soprattutto la formazione costante, nella produzione enologica?
Il vino è un prodotto della natura e dell’ingegno dell’uomo. La natura dona i suoi frutti con generosità, l’uomo e l’avanzamento tecnologico fanno sì che i frutti siano rielaborati per rispondere sempre di più alle esigenze del consumatore.
Come sta cambiando il mondo del vino nel rapporto con i consumatori. E qual è, al riguardo, la strategia di comunicazione del brand Masi Agricola?
Stiamo vivendo un periodo di profondo cambiamento legato all’evoluzione di tendenze di consumo e stili di vita, anche alla luce delle crescenti istanze salutistiche. Questo implica maggiore attenzione verso i consumatori, costante aggiornamento e impegno nella sostenibilità. Il produttore di vino oggi deve sapersi proporre a un pubblico internazionale in modo contemporaneo e rilevante, al tempo stesso senza perdere la sua originalità e autenticità: è questa la maggior sfida per chi si occupa di comunicazione.
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