Il 2025 sarà l’anno decisivo per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopodiché, salvo rinvii da Bruxelles, saranno solo sei i mesi che ci separeranno dalla data fatidica del 30 giugno 2026, epoca in cui il Next Generation Ue chiuderà i battenti.
A meno di 18 mesi dal traguardo, è il dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia a offrire uno spaccato dello stato di attuazione dei progetti e delle opere del Pnrr.
L’occasione per farlo ha coinciso con la presentazione dell’Osservatorio congiunturale Ance di quest’anno, avvenuta pochi giorni fa nella sede romana di via Guattani.
I dati di Bankitalia
All’appuntamento romano è intervenuto Sauro Mocetti, della divisione Economia del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia, che ha portato dati aggiornati sull’andamento degli appalti pubblici in Italia e sul monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nel riconoscere i profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nel settore delle costruzioni, anni in cui il comparto ha contribuito in modo significativo alla crescita economica generale del Paese con effetti sensibili sull’indotto delle costruzioni, anche grazie a generose politiche fiscali, Mocetti si è soffermato sull’analisi dei bandi pubblici.
Nel 2024 il numero dei bandi di lavori pubblici è arrivato a quota 61mila, per un importo pari a 74 miliardi di euro – un dato in flessione rispetto al 2022 e al 2023 – con un volume complessivo di bandi pubblici che, rispetto al Pil nazionale, si è attestato al 3,4%, contro un valore medio, nel periodo 2012-2019, dell’1,5%.
Anche l’importo medio dei bandi è cresciuto: nel 2024 è stato di 1,2 milioni contro gli 800mila euro del periodo 2012-2019.
Cambiano le modalità di affidamento lavori
Negli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024, sono cambiate radicalmente le modalità di affidamento dei lavori pubblici, una dinamica che ha trovato il suo apice l’anno scorso, in cui gli affidamenti diretti sono stati il 57,6% del totale, mentre i bandi assegnati con gare competitive si sono ridotti al 9,1% dei casi. Nel periodo 2012-2018 a prevelare erano invece le procedure negoziate; per contro le assegnazioni dirette erano solo il 5,4 e il 6,6%del totale.
Dinamiche quelle riportate da Mocetti che sono dovute “ai diversi interventi normativi tesi a innalzare le soglie di utilizzo degli affidamenti diretti e delle procedure negoziate”, soglie che in Italia sono più alte che in altri Paesi Ue, come Germania, Francia, Svezia e Spagna solo per citare i più importanti.
Per il dirigente di Bankitalia l’introduzione nel nuovo Codice degli appalti dei processi di digitalizzazione per l’acquisto di beni e servizi pubblici (e-procurement) ha avuto degli effetti positivi sulla trasparenza e sulla rapidità delle procedure di affidamento.
Lo stato di attuazione del Pnrr
La seconda parte dell’intervento del dirigente del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia si è concentrata sull’attuazione, al 31 dicembre dell’anno appena trascorso, del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Dei 194,4 miliardi di dotazione iniziale, 104,1 sono stati assegnati alle varie amministrazioni pubbliche, 44,2 a soggetti privati, mentre a tutt’oggi non risultano assegnati 42,4 miliardi, risorse per le quali non risulta ancora identificato un soggetto attuatore (il dato comprende integralmente il valore della dotazione della Missione 7, vale a dire la missione del piano che si propone l’obiettivo di rafforzare il sistema produttivo nella transizione ecologica, che vale 11,2 miliardi; nda).
Su 117 miliardi di opere, il valore di quelle andate a gara – secondo i dati di Bankitalia – si ferma a 92,1 miliardi (la differenza – 24,9 miliardi – non è andata in gara).
Alla fine, sempre dal monitoraggio effettuato dall’Istituto di via Nazionale, risulta che il totale dei bandi andato a gara nel periodo 1 gennaio 2020 – 31 dicembre 2024 ammonta a 62,4 miliardi. Mentre il valore dei progetti per i quali non è stato ancora pubblicato un bando o il cui bando non risulta censito nella banca data Anac, è pari a 29,7 miliardi di euro.
«Dal monitoraggio effettuato – aggiunge Mocetti – emerge che il Piano nazionale di ripresa e resilienza si sta sempre più spostando dalla fase di assegnazione delle risorse, pubblicazione e aggiudicazione delle gare alla fase esecutiva vera e propria. Infatti, fatto 100 il numero di bandi aggiudicati, finanziati o co-finanziati dal Pnrr, il 22% sono stati chiusi, per il 33% dei casi sono stati avviati i cantieri – anche se in due casi su tre i lavori sono in ritardo rispetto al cronoprogramma – e per il 45% dei casi non sono stati ancora avviati i cantieri».
Una dinamica, quella riassunta dal dirigente di via Nazionale, che vede il Nord Est d’Italia in testa nella classifica dei bandi completati (26%), seguito dal Nord Ovest con 24%, il Centro e il Sud e le Isole con il 21%.
Gli analisti della Banca d’Italia hanno poi analizzato l’andamento dello stato di avanzamento lavori: fatto pari a 100 i cantieri avviati a gennaio 2024, il valore medio del Sal è salito dal 37 all’85%. Meno positivi sono i dati se ci si riferisce a bandi sopra i 5 milioni di euro: il Sal medio è cresciuto solo dal 15 al 39%.
La situazione dei bandi di gara
In conclusione, per Mocetti, per quanto riguarda lo stato di attuazione del Pnrr i dati sono questi.
Oltre i due terzi delle risorse da mettere a gara sono stata bandite, vale a dire 62 miliardi circa (di cui 45 per lavori pubblici) su un totale di 92 (va detto che non tutte le risorse destinate a lavori pubblici prevedono necessariamente un bando; nda).
Il 70% dei bandi finanziati o co-finanziati con il Pnrr è stato aggiudicato (il dato si discosta da quelle diffuso da Anac, che si ferma al 63%).
Tra i bandi aggiudicati, nel 55% dei casi sono stati avviati i lavori (il 22% sono anche conclusi, l’11% sono avviati e in linea con il programma, mentre il 22% sono in ritardo rispetto ai cronoprogrammi).
Infine, per i cantieri avviati la progressione dei lavori è spedita: il Sal medio avanza di circa 4 punti percentuale ogni mese.
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