Il giorno del ricordo: il Molise non dimentica l’orrore delle Foibe – isNews

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Diverse le iniziative in programma. I messaggi delle istituzioni


CAMPOBASSO. Il Molise non dimentica l’orrore delle Foibe. Diverse in regione le iniziative in programma per domani 10 febbraio, nel ‘Giorno del Ricordo’ istituito dal Parlamento italiano nel 2002 per commemorare le vittime delle foibe e dell’esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati dalle loro terre.

I MESSAGGI DELLE ISTITUZIONI. “È sicuramente dovere di questa Presidenza e dell’intera Istituzione Consiliare, come giustamente previsto dalla legge n. 92 del 2004, ‘conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale’ – scrive il presidente del Consiglio regionale Quintino Pallante – Conservare e rinnovare la memoria certo nel Giorno del Ricordo, ma anche in ogni occasione utile di approfondimento, di studio e di rievocazione storica di quegli anni lunghi e complessi di metà ‘900. Un dovere che ci viene dalle vittime delle atrocità che furono commesse con inaudita ferocia dai cosiddetti “partigiani Titini”, ai danni di italiani civili (donne, uomini, bambini, anziani) che nulla avevano a che fare con il conflitto appena trascorso, con le decisioni di spartizione del confine orientale e che certo non portavano sulle spalle alcuna responsabilità diretta o indiretta della storia pregressa e quindi della presenza italiana in quell’area dall’inizio del ventesimo secolo. Un numero di italiani ancora sconosciuto nella sua totalità, ma che, dopo la riesumazione dei corpi, dopo gli studi fatti in questi decenni, dopo aver ascoltato testimoni e vittime sopravvissute, emerge come una delle pagine più brutte e sanguinose dell’Europa e del nostro Paese. Pagine tinte di odio nazionale, politico e ideologico, che ebbe come fine non solo “punire” e perseguitare gli italiani, ma cacciarli dalle proprie case, dalle attività che conducevano e dai posti di lavoro che occupavano a beneficio della popolazione slava. Quest’ultima, infatti, non si fece scrupolo ad occupare con tempestiva premura abitazioni, posti di lavoro, imprese e negozi che fino a poche ore prima erano appartenute in alcune occasioni a loro conoscenti se non a loro amici di nazionalità italiana.

Una tragedia che vide nelle centinaia di migliaia di italiani scampati alle foibe lasciare all’improvviso, sotto la minaccia di violenze se non di eliminazione fisica (come accaduto a tanti loro parenti o amici), tutto il loro mondo, il posto in cui erano nati, cresciuti e costruito quello che loro credevano essere il proprio futuro, per girovagare nel resto dell’Italia da esuli nel proprio Paese alla ricerca di un posto in cui fermarsi e ricominciare. Un dramma nel dramma che vide famiglie con anziani malati e stanchi e con bambini piccoli e spaventati, spostati come merci da un luogo all’altro della penisola”. “Allora traiamo forza da questa Giornata – evidenzia ancora Pallante – per guardare a quel nostro passato e alla storia che ci racconta con serenità e con obiettività, al fine trarre insegnamento dagli errori compiuti e soprattutto per imparare dagli esempi molto positivi di cui quegli anni non furono certo sprovvisti: a cominciare da chi ebbe il coraggio di riesumare quei corpi infoibati; da chi ebbe la forza di raccontare quanto accaduto; da quegli italiani di ogni parte della penisola, e furono tantissimi, che offrirono solidarietà, accoglienza e ricovero agli esuli, aiutandoli a ricostruire un’esistenza e una casa in cui vivere e progredire. Proprio a questi piccoli-grandi eroi deve andare oggi e sempre la nostra gratitudine riconoscendoli quali veri interpreti dei valori costituzionali e repubblicani. Parimenti, alle vittime di quelle efferatezze deve andare la nostra pietà cristiana e l’impegno affinché cose simili non abbiano più ad accadere”.

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“La vicenda delle foibe – evidenzia nel sul messaggio il senatore Costanzo Della Porta –  rappresenta una delle pagine più tragiche e spesso dimenticate della storia italiana, legata agli eventi drammatici avvenuti sul confine orientale durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Questo termine si riferisce sia alle cavità carsiche naturali nelle quali vennero gettati migliaia di italiani, sia alla più ampia repressione etnica e politica che colpì le popolazioni italiane della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia. Le foibe divennero il simbolo di questa tragedia: molte persone furono uccise e gettate nelle cavità carsiche, spesso ancora vive. Le vittime includevano civili, militari, intellettuali, sacerdoti e chiunque fosse considerato ostile al nuovo regime comunista jugoslavo. Tra tutti vale la pena ricordare l’estremo sacrificio di Norma Cossetto, giovane studentessa arrestata dalle milizie titine, violentata per giorni dai suoi aguzzini e infine gettata in una foiba, poiché non rinnegò mai la sua Patria. Oltre agli eccidi, circa 350.000 italiani furono costretti ad abbandonare le loro case nelle terre cedute alla Jugoslavia (Trattato di Parigi, 1947). Questo esodo, spesso vissuto in condizioni di estrema difficoltà, segnò la diaspora di intere comunità che non vollero rinnegare la propria identità italiana. Questi esuli furono accolti in Italia in maniera spesso insufficiente, vivendo per anni in campi profughi e affrontando il peso dell’oblio e della marginalizzazione. Per decenni, la vicenda delle foibe e dell’esodo è rimasta ai margini del discorso pubblico, complice il clima politico della Guerra Fredda, durante il quale si evitava di approfondire questioni che coinvolgessero il blocco comunista jugoslavo. Solo alla fine del XX secolo si è iniziato a fare luce su questa tragedia”.



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