Elezioni in Ecuador: Luisa Gonzalez (cs) conquista il ballottaggio contro il presidente uscente. Ecco tutti gli scenari possibili

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La vittoria della candidata del centrosinistra rappresenterebbe un cambio di tendenza e un recupero del ruolo dello Stato e del settore pubblico

Dopo una lunga giornata elettorale cominciata alle 7 e terminata alle 17 in Ecuador è giunto il primo verdetto: per conoscere il nome del prossimo o della prossima presidente della repubblica bisogna aspettare i risultati del ballottaggio fissato per il prossimo 13 aprile. A contendersi il mandato saranno: Daniel Noboa, il presidente uscente, e Luisa González, già candidata alle elezioni del 2023. Se dovesse vincere di nuovo Noboa, l’Ecuador dovrà continuare a subire le politiche neoliberiste applicate già negli ultimi sette anni con i presidenti di destra Moreno e Lasso. Un paradigma di sviluppo che ha smantellato lo stato sociale costruito nei primi dieci anni del XXI secolo dall’economista progressista Rafael Correa. La vittoria di Luisa González, rappresenterebbe un cambio di tendenza e un recupero del ruolo dello Stato e del settore pubblico. La candidata del centrosinistra ha dichiarato in campagna elettorale che tra i punti principali della sua azione di governo ci sarà l’aumento delle risorse per la Salute e per l’educazione, ridotte al minimo da Noboa. Inoltre, ha garantito una maggiore attenzione al mondo del lavoro, sempre più precario e flessibile dopo le riforme neoliberiste di Lasso e Noboa.

La giornata elettorale è stata caratterizzata da almeno un paio di situazioni importanti. La prima è stata la presenza di ben 943 osservatori tra i quali 741 nazionali e 202 internazionali tra cui i delegati dell’Unione Europea e quelli dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea). La forte presenza dei delegati internazionali, in aumento rispetto alle ultime due elezioni del 2021 e 2023, indica una preoccupazione costante di presunti brogli elettorali da parte di più candidati alla presidenza. Heraldo Muñoz, capo della Missione degli osservatori internazionali dell’Oea, ha detto che diversi avversari hanno accusato Noboa di non aver gareggiato ad armi pari, essendo lui sia presidente che candidato. Muñoz ha precisato che alcuni elementi raccolti destano preoccupazione e che l’Oea terrà conto delle denunce ricevute.
La seconda questione che ha caratterizzato la giornata elettorale è stato l’imponente dispiegamento di militari e poliziotti ai seggi in tutto il Paese. Erano lì a ricordare che nel 2023 l’Ecuador è stato dichiarato il Paese più violento dell’America Latina. Un trend che sembra confermato dai dati del ministero dell’Interno giacché nel solo mese di gennaio del 2025 ci sono stati 750 tra omicidi e morti per cause violente, la cifra più alta degli ultimi 10 anni. A pesare su questo dato contribuisce il decreto 111/24 di Noboa che ha di fatto dichiarato guerra a una serie di organizzazioni criminali presenti in tutto il territorio nazionale.

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I dati ufficiali del Consiglio nazionale elettorale, con il 79% degli scrutini effettuati dicono che Daniel Noboa ha conquistato il 44.17% dei consensi e Luisa González il 44.44%. Uno scarto di appena 20 mila voti separano i due maggiori protagonisti della disputa elettorale. Sorprende positivamente il terzo posto di Leonidas Iza, il candidato della Conaie (la Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador) che ora potrà essere determinante al ballottaggio con il suo 4.8%. Tuttavia, non è scontato che al secondo turno Iza dia indicazione di voto per Luisa González. Nelle due precedenti tornate presidenziali (2021 – 2023) il movimento indigeno ha optato a maggioranza per i candidati della destra. Una grave e pesante contraddizione politica ed ideologica quella del movimento indigeno ecuadoriano.
Quasi inesistenti sono gli altri 13 candidati, avendo raccolto complessivamente il 6.6% dei consensi. Spicca solo il 2.7% racimolato da Andrea González del partito social patriottico di Lucio Gutiérrez, già presidente dal 2003 al 2005. A pesare nel ballottaggio potrebbero essere coloro che al primo turno hanno annullato la scheda essendo stati ben il 6,8%. La loro decisione potrebbe pesare nella vittoria finale di un candidato o dell’altro.

L’analisi territoriale del voto ci dice che Noboa prevale in 14 regioni soprattutto della zona Andina e dell’Amazzonia. Invece la candidata González di regioni ne ha conquistate dieci, tutta la zona costiera e alcuni distretti dell’Amazzonia. La roccaforte correista continua ad essere la regione di Manabí dove, con votazioni bulgare, González ha preso il 64% dei voti contro il 29% di Noboa. Bel risultato di Loenidas Iza nel Cotopaxi, la “sua regione”, dove ha conquistato il 28.7% piazzandosi al secondo posto. I risultati rispecchiano generalmente la tendenza delle elezioni di novembre 2023. Qualcosa è cambiato nelle sezioni estere dove per la prima volta il voto correista ha perso l’egemonia a discapito di Noboa che ha vinto praticamente ovunque. Un po’ meglio è andata alla González solo in Europa dove pure non ha vinto ma la presenza di Rafael Correa in Belgio, dove si trova in esilio dal 2017, ha pesato sul risultato finale.

Analizzando il voto dell’Assemblea Nazionale emergono dei dati interessanti da non sottovalutare: il primo elemento è la vittoria del partito ADN del presidente uscente che conquisterebbe più componenti del partito della Revolución Ciudadana. Dopo almeno 12 anni sarebbe un dato storico. Questo dato influirà sulla stabilità politica del nuovo governo. Se dovesse vincere Noboa, non ci sarebbero problemi in quanto avrebbe la presidenza e l’Assemblea dalla sua. Se invece dovesse vincere Luisa González per lei sarà più difficile governare con il Parlamento contro. A questo punto sarebbero determinanti i 5 – 6 assembleisti che dovrebbe conquistare il candidato Leonidas Iza. Se si alleano Luisa Gonzáles e Loenidas Iza ci sarebbe un governo organico e stabile. Staremo a vedere.



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