Autonomia differenziata: due pesi e due misure

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C’è un comparto che non conosce crisi e che vede aumentare in maniera esponenziale di anno in anno i propri introiti ed è quello dell’azzardo.

Si stima che nel 2024 si raggiungeranno i 160 miliardi di giocate e per comprendere l’enormità della cifra, basti pensare che la somma rappresenta la quasi totalità della spesa alimentare annuale della nazione.

Aumentano di pari passo le patologie da azzardo patologico e le difficoltà che il servizio sanitario nazionale affronta nella cura delle stesse.

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Si parla spesso degli introiti che lo Stato biscazziere ottiene con l’azzardo, si parla meno frequentemente di quanto spende per contrastarne gli effetti nefandi. Solo in Liguria dal 2021 al 2023 sono stati stanziati quattro milioni per la cura e riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza del gioco d’azzardo patologico e pur essendo una cifra ragguardevole, proporzionata alla dimensione del fenomeno, rappresenta una goccia nel mare.

Ma anche a volersi soffermare sulle entrate che il comparto assicura allo Stato, è la Corte dei Conti ad affermare che per lo stesso non vi è convenienza tra ciò che si perde e ciò che si guadagna. La magistratura contabile conferma che nella Legge di bilancio c’è una sproporzione sconveniente per le entrate statali tra il volume dei soldi giocati e ciò che effettivamente rimane nelle casse dello Stato. A questo si aggiunge che, data la diffusione di nuovi giochi online, andrebbe ripianata la difformità tra i soldi giocati e i ritorni in vincita, una difformità che spaventa data l’aggressività del sistema di gioco online.

La Corte dei Conti si è unita alla campagna “Mettiamoci in gioco” nel mettere in guardia questo Governo nei riguardi della questione sociale, una ferita che diventa sempre più profonda. Perché il gioco ha un costo sociale altissimo di cui non abbiamo contezza precisa.

Per non parlare di quanto il comparto dell’azzardo, rappresenti un mezzo incredibilmente agevole e proficuo per coltivare i propri interessi da parte delle organizzazioni mafiose. Anche su questo tema non si esprime solo “Mettiamoci in gioco”, ma è la stessa relazione tematica su “Gioco d’azzardo e interessi mafiosi” approvata dalla Commissione antimafia nella XVIII legislatura, che mette in fila le sue risultanze, per fornirci una visione plastica di quanto il confuso quadro di norme e regole del settore faccia sì che le organizzazioni criminali ingrassino i loro traffici, sia nel comparto illegale che in quello legale, diventato ormai, quest’ultimo, l’ambito da loro preferito.

In questo quadro si inserisce in maniera assai negativa la bozza del decreto legislativo sul riordino del gioco d’azzardo “fisico”, introducendo una serie di novità che minano i tentativi che faticosamente molti comuni hanno effettuato al fine di limitare il dilagare della piaga dell’azzardo, stabilendo limitazioni fisiche e temporali alla possibilità di giocare, nel rispetto delle leggi regionali.

La proposta del Governo, infatti, riduce le distanze dei punti gioco dai luoghi sensibili, rispetto alla stragrande maggioranza delle leggi regionali vigenti. Si superano, altresì, tutte le ordinanze sindacali di riduzione degli orari di apertura a tutela della salute pubblica.

Assistiamo, quindi, alla presenza di un fenomeno assurdo: da una parte il Governo propone un disegno di legge sull’autonomia differenziata, che racchiude in sé una serie di gravissimi pericoli per i cittadini, affidando al potere decisionale e normativo delle Regioni, materie d’interesse nazionale, che necessitano inderogabilmente di una visione complessiva del Paese, affinché si possa parlare di una nazione e di un popolo.

Dall’altra, laddove tutte le sentenze dei tribunali amministrativi abbiano riconosciuto la titolarità delle Regioni a legiferare in materia di azzardo in merito a limitazioni orarie e di distanze da luoghi sensibili, lo Stato ne vanifica gli sforzi e la sfera di azione, pur essendo fondamentale parametrare gli interventi a livello locale, in base alla correlazione tra aumento di patologie e presenza di punti gioco sul territorio.

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Risulta quindi evidente come l’autonomia differenziata rappresenti un modello che si vuole applicare con due pesi e due misure a seconda dei grandi interessi privati che si vogliono favorire.

In questo quadro è la salute della nostra società che viene attaccata pericolosamente ed è per questo che la Cgil sta investendo ingenti energie e risorse per combattere democraticamente un progetto politico assolutamente negativo, all’interno di un percorso denominato “La via Maestra”, al quale partecipano tantissime organizzazioni ed associazioni che rappresentano la società civile.

 

Vanda Valettini

Funzionaria Camera del Lavoro di Genova



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