Schlein: «L’attacco ai pm è un diversivo del governo in difficoltà su economia e sociale»

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di
Adriana Logroscino

La segretaria del Pd: «La proposta di Franceschini? È tempo di prospettive comuni non di piani B. Di sicuro non andremo al voto come alle ultime Politiche»

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Elly Schlein, sulla liberazione e il rimpatrio di Almasri i ministri hanno riferito in Parlamento, ma continuate a sollecitare la premier.
«Certo. Meloni deve chiarire perché un torturatore libico è stato liberato e riaccompagnato in Libia dove può continuare a torturare. L’Italia sta coi torturati o coi torturatori? I ministri sono venuti in Aula per coprirla. Ma la scelta è stata politica. E noi a Meloni, che ne ha la responsabilità, chiediamo conto di questa scelta. Non può sfuggire. Come le chiediamo perché e da chi siano stati spiati giornalisti e attivisti».

Nordio dice che le inesattezze nel mandato d’arresto della Corte penale internazionale hanno motivato la sua valutazione.
«A parte che lui e Piantedosi, che ha avvalorato in Aula la tesi della pericolosità di Almasri, si sono contraddetti, la legge italiana non dà al ministro della Giustizia alcuna facoltà discrezionale. Doveva solo trasmettere gli atti della Corte al procuratore. Invece ha permesso che fosse liberato. Chi ha chiesto a Nordio di fermarsi? Meloni? Deve dirlo al Paese e deve dire perché».




















































Il caso del comandante libico ha portato a livello di guardia lo scontro tra governo e magistrati. C’entra la separazione delle carriere, come adombra il centrodestra?
«L’attacco violento ai magistrati, rei di aver semplicemente inviato un’informazione prevista dalla legge (su Meloni e ministri indagati per la liberazione di Almasri, ndr), e per questo accusati di agire per risentimento, è gravissimo. E credo sia anche una strategia per sviare l’attenzione da quella scelta politica che poi è venuta fuori».

Che pensa della mancata adesione dell’Italia al documento contro le sanzioni degli Usa alla Cpi?
«È una vergogna per la storia del Paese. Uno schiaffo al lavoro multilaterale decennale per far valere una giustizia internazionale di fronte a crimini così gravi da offendere valori universali».

Teme che Meloni stia posizionando l’Italia al fianco di Trump sullo scacchiere internazionale?
«Certo. Nel disegno delle destre nazionaliste di attaccare il principio per cui la legge vale per tutti. Cosicché ricchi e potenti come Musk possano scegliersi il loro giudice». 

Sul futuro di Gaza, il piano di Trump, «ballon d’essai» o meno che sia, di trasferire i palestinesi, secondo lei, ha l’impronta di un progetto di pulizia etnica? Così come la sfida di Netanyahu sul trasferimento dello Stato palestinese in Arabia Saudita?
«Sono dichiarazioni estremamente gravi. L’idea di trasformare Gaza dove la popolazione è stata massacrata, in una sorta di resort per ricchi occidentali è un insulto al diritto internazionale e alla dignità di quel popolo. Gaza appartiene ai palestinesi. Per questo abbiamo insistito che anche l’Italia come la Spagna e altri paesi riconoscesse lo stato di Palestina. Pretendiamo una posizione chiara del governo contro il disegno di Trump e contro il primo governo israeliano che mette in discussione il faro due popoli, due stati che è sempre stata la posizione italiana».

Dopo oltre due anni di governo, FdI e centrodestra godono di buoni sondaggi. Sempre convinta che Meloni si possa battere?
«Ma certo. Ma non li batteremo inseguendoli sul terreno che scelgono per stare comodi: giustizia, immigrazione sicurezza. Ma occupandoci di temi economici e sociali. Non ne parlano mai. E gli italiani pagano questa inerzia».

E lei cos’ha da dire al riguardo?
«Lontano dalla propaganda del governo c’è il calo della produzione industriale che va avanti da 22 mesi. I salari più bassi d’Europa, le bollette che aumentano per imprese e famiglie, le liste d’attesa così lunghe da rendere inefficace la prevenzione. Lavoratori e lavoratrici sono alle prese con treni sempre in ritardo che rubano ore ai pendolari. Mentre il ministro ai Trasporti Salvini, il peggiore della storia repubblicana, parla di tutto tranne che del tema di sua competenza. Se il governo prova a distrarre l’attenzione, individuando un nemico nuovo al giorno, è per sfuggire questi problemi. È di questo che noi parliamo con gli italiani».

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Siete all’opposizione e criticate. Ma avete una ricetta?
«Noi accanto a ogni critica avanziamo una proposta alternativa. Con le altre opposizioni abbiamo concepito emendamenti, con relative coperture, per dare 5 miliardi in più alla sanità pubblica. Abbiamo suggerimenti sulle politiche industriali per la manifattura, sul lavoro. Ma la destra, con la sua arroganza, non le considera e le affossa. Come sul salario minimo. Prima ci hanno convocato a Palazzo Chigi per fingere interesse, visto che era un tema caro al 70% degli italiani, Poi hanno messo la legge delega su un binario morto. Dove giace da 14 mesi. E intanto impugnano la legge pugliese sostenendo sia competenza nazionale. Allora la approvino». 

Ci sono contraddizioni anche nel centrosinistra: sulla pace, è più con il Papa che invita a negoziare, o con von der Leyen che sostiene il rafforzamento dell’Ucraina?
«Abbiamo sempre trovato una sintesi forte tra il sostegno a un popolo colpito dall’invasione criminale di Putin, e la sollecitazione di una iniziativa diplomatica e politica europea. Si rischia di lasciare spazio a falsi interpreti del processo di pace come Trump. E di sedersi al tavolo del negoziato da ospiti anziché non da protagonisti: l’Ucraina avrebbe una pace meno giusta».

Dentro il Pd c’è chi la accusa di accentrare le decisioni comprimendo il confronto.
«Il Pd è il partito che discute di più. Fa congressi veri. Riunisce gli organi. E tanti iscritti e militanti lo riconoscono e ci ringraziano per lo sforzo unitario. Il Pd è e deve essere plurale, ma non deve più perdere la chiarezza delle posizioni che assume».

Forse per vincere occorre «marciare divisi e colpire uniti» come dice Franceschini, invece che perseguire il suo «testardamente unitari»?
«Siamo tutti d’accordo che non potremo andare al voto come alle ultime Politiche. Essere “testardamente unitari” è quello che chiede la nostra gente ed è quello che ci ha portato risultati importanti. Abbiamo la responsabilità di unire le forze contro il governo più a destra della storia repubblicana. Non è il tempo di piani B, ma di costruire una prospettiva comune».

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9 febbraio 2025 ( modifica il 9 febbraio 2025 | 07:21)

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