Ciò vale, naturalmente, a condizione che i relativi premi assicurativi versati dal contribuente non abbiano formato oggetto, in passato, di alcuna forma di deduzione fiscale.
La (speciosa) questione sollevata dall’Agenzia delle Entrate riguardava le modalità di rimborso, poiché nella fattispecie non si era trattato di denaro riversato al contribuente da parte dell’assicurazione (c.d. assicurazione indiretta), ma di pagamento effettuato dalla compagnia assicuratrice alla struttura medica convenzionata (c.d. assicurazione diretta).
Ciò che stupisce leggendo la sentenza in questione non è tanto che l’Agenzia delle Entrate abbia sentito il dovere di arrivare a chiedere sul punto una pronuncia della Cassazione (fatto di per sé – purtroppo – già significativo dell’approccio dell’Amministrazione finanziaria al rapporto fisco-contribuente), quanto la circostanza che sia la Commissione di primo grado che quella di secondo grado si siano pronunciate respingendo entrambe il ricorso del contribuente, forse, vien da dire, neppure leggendo la norma sopra ricordata!
A questo punto, a me piacerebbe sapere da qualche report ufficiale quale sia il costo che la collettività deve sopportare per ogni contenzioso tributario, spesso inutile come questo.
E parlo sia di costi diretti che di costi indiretti.
I primi sono chiaramente riferiti al costo-uomo per ora lavorata a fronte di redazione, notifica e protocollazione dell’atto poi impugnato, impugnazione del contribuente, gestione del contenzioso per l’ufficio, gestione dei ricorsi e appelli da parte delle segreterie dei giudici tributari (e della Cassazione, siamo a oltre 30 mila pronunce annue della sezione V della Corte), riunioni per le udienze, redazione delle sentenze, gestione delle relative notifiche.
I costi indiretti riguardano da un lato tutta l’attività lavorativa sottratta ad altri compiti più importanti da parte dell’Amministrazione finanziaria, quali ad esempio quello di scovare la (vera) evasione fiscale, dall’altro l’attività dei giudici tributari, che potrebbero avere maggior tempo da dedicare allo studio e all’approfondimento delle questioni più rilevanti (e non di quelle bagatellari), e non da ultimo il costo sociale, ma con chiari riflessi economici, generato dalla persistente sfiducia dei contribuenti verso un Fisco visto sempre come nemico, perché come tale si comporta.
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