My French Film Festival: Il Festival Online del Cinema Francese dal 17 gennaio al 17 febbraio 2025

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My French Film Festival è ormai un appuntamento imperdibile.

Organizzato da Unifrance, permette al pubblico di tutto il mondo di accedere da casa a una bella selezione di film francesi recenti, senza dover viaggiare per i vari festival nel mondo.

Unifrance è l’organismo incaricato di promuovere il cinema e la produzione audiovisiva francese a livello internazionale. Con sede a Parigi, Unifrance conta una cinquantina di dipendenti, oltre a rappresentanti negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone. L’associazione riunisce oggi più di 1.000 professionisti del cinema e dell’audiovisivo francesi (produttori, artisti, agenti, esportatori, ecc.) che lavorano insieme per promuovere i film e i programmi audiovisivi francesi presso il pubblico, i professionisti e i media stranieri.

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Giunto alla sua 15ª edizione nel 2025, My French Film Festival offre un’esperienza unica, con un’ampia gamma di lungometraggi e cortometraggi disponibili in streaming per un mese intero. Un’occasione per esplorare il cinema francese contemporaneo, tra nuove promesse e autori affermati.

“Quando abbiamo iniziato” ci dice Daniela Elstner, presidente di Unifrance, “era il 2011 e un festival Online che promuoveva il cinema francofono era una cosa abbastanza inconsueta; l’obiettivo era rendere accessibili al pubblico globale opere francesi e francofone che spesso faticano a ottenere distribuzione al di fuori della Francia. Poi c’è stata la pandemia ed il festival ovviamente è cresciuto, come tutti gli altri eventi online e quando nel 2022 la situazione si è normalizzata molti ci chiedevano se saremmo tornati ad essere un festival in presenza, come se avessimo modificato la nostra struttura per le esigenze dovute alla situazione mondiale…questa cosa mi ha fatto capire che avevamo fatto un salto importante.“

Intervista alla giuria del Festival

Avete mai pensato di ibridare il formato ? Fare anche una parte in presenza magari in contemporanea con una proiezione on line?

Daniela Elstner: Abbiamo fatto qualcosa due anni fa, ma sicuramente è un aspetto interessante per il nostro futuro.

Adesso è importante consolidare il lavoro di questi quindici anni. Siamo un festival che raggiunge 200 paesi attraverso 50 diverse piattaforme per portare nelle case il cinema che diversamente non arriverebbe. Penso a nazioni dove la distribuzione per ovvie ragioni fatica ad arrivare e dove grazie al festival riusciamo a raggiungere le persone e far conoscere il cinema francofono.

La giuria internazionale per questa quindicesima edizione tiene insieme l’attore, regista danese- amricano Viggo Mortensen, l’attrice franco-iraniana Zar Amir, l’attrice francese Noémie Merlant, il regista, sceneggiatore e produttore svedese Tarik Saleh e il regista e sceneggiatore russo Andreï Zviaguintsev. A loro il compito di assegnare il Gran Premio del festival, di 15.000 euro, al lungometraggio vincitore.

Abbiamo incontrato Andrey Zvyagintse e Tarik Saleh

Hai una grande esperienza nei festival, sia come artista in concorso che come giurato. L’ultima volta che ci siamo visti eri in giuria a Cannes nel 2018. Questo festival è diverso dagli altri a cui hai partecipato? Ti sembra un festival speciale?

Andrey Zvyagintsev: Sì, è speciale perché arriva direttamente alla gente in tanti paesi contemporaneamente, My FrenchFilmFestival è un festival democratico, perché offre l’opportunità a persone che non hanno i mezzi per viaggiare, e che vivono in paesi dove il cinema è in maggiore sofferenza distributiva, di accedere a questi film.

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Che ne pensi del formato online? Lo trovi interessante per il futuro? Forse potrebbe sostituire il festival in presenza?

Andrey Zvyagintsev: Sì, in un certo senso questo formato crea un ibrido tra il cinema tradizionale e quello digitale. Sono film pensati e fatti per il grande schermo e possono essere visti da casa anche se in un formato ridimensionato e non nascono con l’idea del piccolo schermo.

Non ho mai considerato i festival online come qualcosa di meno importante. Credo che il valore artistico per il cinema resti invariato. Capisco, naturalmente, gli autori che girano film pensando al grande schermo. Anch’io, lo sottolineo sempre: faccio film per il cinema, per essere visti in una sala, con tutti i dettagli visivi e sonori, in Dolby, con un impianto adeguato. Potendo scegliere, preferisco senza dubbio che un film venga visto in sala piuttosto che su uno schermo più piccolo, ma non tutti possono scegliere.

Con la pandemia, abbiamo imparato che a volte non possiamo andare al cinema.

Andrey Zvyagintsev: Sì, la pandemia ci ha costretti a rivedere molte cose. Ma, tornando al concetto principale di questo festival, i film selezionati spesso non riescono a trovare distribuzione su larga scala. Questi festival servono proprio a ricordare al pubblico che esistono anche questi film di grande valore.

Quindi pensi che, pur essendo meno visibili rispetto ai vincitori dei grandi festival, questi film abbiano comunque la possibilità di emergere?

Andrey Zvyagintsev: Certo! La selezione in un festival, anche se non si tratta di Cannes o Venezia, è sempre un’opportunità per un film di farsi notare. Spesso le pellicole indipendenti non hanno il sostegno di grandi case di distribuzione, quindi la loro visibilità dipende molto da festival come questo.

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Festival e piattaforme, poi tra i tanti meriti hanno anche quello di poter lanciare o rilanciare nel mondo film che non erano stati valutati correttamente come è successo a Giuseppe Tornatore con Nuovo cinema Paradiso, che grazie al Festival di Cannes ha avuto un percorso glorioso fino all’Oscar, nonostante le previsioni totalmente negative, oppure I cancelli del cielo di Michael Cimino che grazie a Z Channel ha avuto il successo che meritava.

Andrey Zvyagintsev: Un altro caso che mi viene in mente è Andrej Rublëv di Tarkovsky. Quel film non avrebbe nemmeno dovuto essere proiettato ufficialmente, ma ha trovato il modo di emergere e oggi è considerato un capolavoro.

Avere l’occasione di intervistarti mi fa venire in mente una cosa che mi è successa dopo aver visto The Nile Hilton Incident. Il film mi ha talmente coinvolto che pur non essendoci mai stato ho avuto per mesi la sensazione di essere stato a Il Cairo di notte: la forza del cinema …

Tarik Saleh: Grazie, mi fa davvero piacere sentirlo! Oltretutto quello che mi dici mi rende particolarmente contento perché non abbiamo girato al Cairo, ma il mio obiettivo con The Nile Hilton Incident era ricreare il Cairo con il massimo realismo. Era quasi un’ossessione per me. Devo dire che non sono stato altrettanto ossessionato con Boy from Heaven o Conspiracy of Cairo, perché erano più focalizzati sulla storia che sulla città. Ma il fatto che tu abbia avuto questa sensazione mi rende molto felice.

Hai un interesse particolare per il cinema francese? Ti ha influenzato in qualche modo? E c’è un film francese che ti viene subito in mente?

Tarik Saleh: In realtà sono innamorato del cinema italiano, se dobbiamo parlare di cinema europeo. Il mio team, però, è molto legato alla Francia: il mio direttore della fotografia è Pierre Aïm, i costumi del mio nuovo film sono di un designer francese, e il mio montatore è molto influenzato dal cinema francese. Se dovessi scegliere, direi che amo Melville: I senza nome (Le Cercle Rouge) uno dei suoi ultimi fantastici film e Frank Costello faccia d’angelo (Le Samouraï). Sono tra i miei film preferiti. Mi piacciono anche i film di genere francesi, però le mie più grandi influenze arrivano dal cinema italiano, che ha una combinazione straordinaria tra realismo e surrealismo. Adoro Marco Ferreri, per esempio. Uno dei film che mi ha ispirato di più per The Nile Hilton Incident è Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, un film sensazionale, dove tutto è perfetto,  la colonna sonora di Morricone è incredibile. E poi la performance di Gian Maria Volonté… un attore straordinario! Mi piace molto anche Fellini, ovviamente, ma sono un grande fan di Antonioni. E forse il più grande di tutti per me è Pasolini. Mamma Roma è uno dei miei film preferiti in assoluto. L’Italia e l’Egitto hanno molte cose in comune, valori familiari, corruzione… È una relazione di amore e odio. Anche nei miei film, mi innamoro sempre dei miei personaggi, anche quando sono corrotti o fanno cose sbagliate.

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Sei nella giuria di My French Film Festival. Come ti senti? Penso che questo festival abbia un potenziale enorme, perché porta il cinema francese a un pubblico vastissimo, in oltre 200 paesi. Persone in America Latina o in Asia, che di solito non hanno accesso a questi film, ora possono vederli.

Tarik Saleh: Hai assolutamente ragione. Dopo Cannes, Christian Mungiu mi ha invitato al suo festival a Bucarest. È stato fantastico, perché la maggior parte delle persone in Romania non ha la possibilità di andare a Cannes e vedere quei film. Lo stesso vale per il resto del mondo.

Con la riduzione dei finanziamenti alla cultura e la chiusura dei cinema, se vogliamo che il cinema sopravviva e che le nuove generazioni capiscano il suo valore, dobbiamo portarlo a loro. Non sono una celebrità, ma in questa giuria ci sono grandi nomi che possono dare risalto all’importanza del festival. E spero che altri paesi facciano lo stesso. Per esempio, guardare nove film francesi in una volta sola fa emergere tematiche comuni. Quasi tutti i film parlano del conflitto tra identità professionale e vita privata, un tema molto sentito in Francia. Sarebbe interessante vedere lo stesso per il cinema italiano o svedese.

Ho girato il mio nuovo film in 65mm IMAX. I giovani vogliono vedere qualcosa che non possono avere a casa. Dobbiamo sfruttare la tecnologia per creare immagini spettacolari, come ha fatto Nolan.

E festival come questo sono fondamentali. Non posso dirti quale film vincerà, ma senza questo festival non lo avrei mai visto, e sarebbe stata una perdita enorme per me, perché è un film straordinario.

Per vedere i film, basta accedere al sito ufficiale di My French Film Festival (www.myfrenchfilmfestival.com) o verificare la disponibilità sulle piattaforme partner.

 

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