L’intervento. Oasi di Cozzo del Pesco, Menin: «Se il sindaco Stasi ha a cuore questi alberi può operare in autonomia»

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CORIGLIANO ROSSANO – In questi giorni dopo l’evento traumatico della caduta dell’esemplare più vecchio di castagni dell’oasi di Cozzo del Pesco( fondata dal Wwf nel 1998 e poi affidata a varie associazioni) ci sono stati vari appelli e interventi sulla stampa e sui social che rivelano però diverse imprecisioni nella conoscenza di questi alberi.
Innanzi tutto la condizione attuale di quasi tutti gli esemplari concentrati a Cozzo del Pesco è precaria. Molti alberi portano i segni del tempo sui tronchi pieni di rigonfiamenti, cavità ad opera dei funghi, piegature dovute all’azione degli agenti atmosferici e alla risposta di riequilibrio dell’albero stesso.
I pericoli maggiori per questi esemplari che si portano dietro sei sette secoli di vento,neve, fulmini, raccolte di castagne , rosicchiamenti di animali selvatii e di pascolo, attacchi di funghi e di insetti cioè quei fattori naturali che ogni bosco deve affrontare per andare avanti nella sua esistenza, i pericoli maggiori sono essenzialmente due: il primo riguarda il rischio nell’inverno di caduta di rami sotto il peso della neve e sotto l’azione del vento da ovest, lato su cui i castagni sono esposti. Il secondo pericolo è il ristagno di acqua capace di favorire attacchi ulteriori di funghi e di patogeni.
Gli specialisti che visitarono l’oasi durante la gestione del WWF , uno su tutti il prof. Cesca direttore dell’orto botanico universitario di Cosenza, sostennero tutti che non era il caso di provvedere a potature se non in casi molto limitati e neppure ad interventi di lotta chimica rispetto ai funghi o a parassiti come l’edera. Perché data l’età da una parte gli alberi hanno imparato a convivere con questi rischi ed è più saggio che provvedano loro con le proprie forze a difendersi dai nemici naturali. Questo però non esclude che si possa fare qualcosa di utile per migliorare l’esistenza di questi nonni vetusti. Come? Il principio da cui occorre partire per un corretto intervento ci porta alle radici degli alberi che sono il cervello motore dell’albero stesso. Radici forti in terreni ben aereati e ossigenati e con la giusta quantità di acqua sono la migliore garanzia che l’albero possa migliorare le sue difese naturali e prolungare la propria esistenza. Al contrario terreni induriti per calpestio delle greggi o delle persone e ristagni di acqua sono i peggiori nemici per i castagni. Parlando delle radici poi occorre tenere presente che in questi castagni vi sono radici collegate tra gli alberi dalle micorrize dei funghi che hanno avuto un ruolo certamente fondamentale per la sopravvivenza nel tempo di questi esemplari, perché questo è il sistema di mutuo scambio di acqua e sostanze minerali tra gli alberi nei boschi.
Gli interventi eventuali per migliorare l’ossigenazione dei suoli, limitare il calpestio e deviare i ristagni di acqua vanno studiati e attuati da personale competente che abbia esperienza di alberi secolari che nel nostro comprensorio non esiste. Tantomeno, purtroppo gli organismi controllati dalla regione come Calabria verde, pur generosa nell’impegno di controllo delle manutenzioni montane ordinarie, non mi paiono adatte a progettare qualunque intervento di risanamento; mentre potrebbero essere preziose energie per applicare un piano di risanamento dell’area studiato da esperti da reperire o in Calabria o anche fuori regione. Quindi se l’amministrazione comunale di Coriglianorossano vuole investire sulla montagna invertendo un disinteresse che dura ormai da oltre trenta anni da quando furono abolite le squadre dei vigili di montagna, dovrebbe, a mio modestissimo avviso per prima cosa reperire esperti veri di castani monumentali, cioè docenti e tecnici universitari specializzati, e proporre un piano di risanamento basato su serie basi scientifiche. Le raccolte di fondi come quella proposta dal WWF locale possono certamente essere utili, ma se finalizzate all’apporto di personale scientifico all’altezza.
Purtroppo nè presso il comune , nè presso altri enti di zona, per quella che è la mia esperienza, vi sono esperti veri, ci sono agronomi e anche docenti seri, ma non specializzati negli alberi monumentali come invece la circostanza richiede.
Il sindaco di CoriglianoRossano coadiuvato dagli assessori se ha a cuore il destino di questi alberi può operare in piena autonomia, eventualmente in collaborazione con la regione per reperire questo personale e studiare un piano di intervento accurato.

Fabio Menin, già pres. WWF Calabria



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