La domanda allora sorge spontanea: se il Caf sbaglia a compilare la richiesta dell’Isee, causando un danno al contribuente, quest’ultimo può tutelarsi chiedendo un risarcimento? In linea generale la risposta è positiva, ma vanno fatte alcune precisazioni.
Anzitutto va ricordato che un Isee sbagliato può essere il risultato dell’utilizzo di informazioni incomplete o di una documentazione del tutto mancante o, ancora, di errori nei calcoli. Ad esempio, se il reddito di un membro del nucleo familiare (come un coniuge o un figlio) non è correttamente riportato, il valore dell’Isee potrà risultare inferiore rispetto a quello reale, dando accesso a bonus e agevolazioni fiscali a cui – per reddito complessivo – non si avrebbe diritto e che l’Inps potrebbe, quindi, chiedere indietro.
Analogamente, il non dichiarare tutte le fonti di reddito (ad esempio redditi da affitti, lavoro occasionale o pensioni) potrà determinare un Isee sbagliato e conseguenti problemi in fase di controllo. Viceversa, se l’Isee avrà un valore più alto di quello effettivo, potrebbe scattare l’esclusione dal diritto a bonus e agevolazioni, o esservi un importo della prestazione più basso (come ad esempio per l’assegno unico).
Ecco perché, in primis, il contribuente dovrà controllare la veridicità dei dati e delle informazioni fornite al momento della compilazione della Dsu ai fini Isee, perché il diretto responsabile dello sbaglio potrebbe essere proprio lui stesso. Peraltro il contribuente, in quanto dichiarante, sarà firmatario della stessa Dsu. Ricordiamo anche che – una volta trasmessa tale dichiarazione – l’Inps elaborerà l’Isee e rilascerà l’attestazione corrispondente.
Insomma, quando si compilano le Dsu ai fini Isee bisogna sempre fare molta attenzione, anche se la compilazione avviene tramite un Caf. Il contribuente dovrà prestare la giusta cura nella preparazione del materiale da utilizzare (certificati di reddito, patrimonio, stato di famiglia ecc.) perché, se non sono forniti tutti i documenti necessari e l’Isee risulterà sbagliato per tale ragione, non sarà poi possibile incolpare il Caf stesso.
Le norme vigenti indicano che il Caf è responsabile per errori formali, ossia attinenti alla procedura e ai compiti svolti dagli operatori in fase di compilazione della Dsu (ad esempio l’omissione di un membro del nucleo familiare o di un reddito da pensione). Tali sbagli sono commessi a danno del contribuente che ha chiesto il relativo servizio. In linea generale, il centro di assistenza fiscale potrà essere tenuto sia al rimborso dei costi delle eventuali sanzioni inflitte al contribuente, sia al risarcimento dell’eventuale danno economico (ad esempio perdita o revoca di un’agevolazione fiscale).
Senza dimenticare che ogni Caf è sottoposto al controllo delle Entrate e questo significa che – in presenza di plurime violazioni – il centro può anche vedersi revocata l’autorizzazione ad offrire i propri servizi alla cittadinanza.
Nella prassi non mancano affatto i casi nei quali al contribuente sono addebitate sanzioni, per errori formali nel modello Isee, oppure sono rigettate domande di prestazioni, come le borse di studio universitarie. Il cittadino è però tutelato nei termini seguenti:
In linea generale, prima di avviare un’azione legale è preferibile contattare il Caf e chiedere spiegazioni sull’errore. Infatti potenzialmente si può riuscire a risolvere il problema senza ricorrere all’avvocato (laddove non sia stato arrecato un danno). Ma se il Caf non è disposto a risolvere la situazione o se il danno economico subìto è tangibile e significativo, sarà certamente possibile agire per il risarcimento. La sua entità dipenderà, ovviamente, dalla gravità dell’errore e dall’impatto che ha avuto sulla situazione del contribuente, e potrà comportare anche il rimborso di eventuali somme pagate erroneamente.
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