Firenze è una città svuotata nel suo centro storico tra overtourism e spopolamento, ma l’ultimo articolo sul tema del principale quotidiano cittadino La Nazione – con il focus solo sui turisti – non ci ha convinto del tutto.
Il 6 febbraio, un articolo a firma di Giovanni Pallanti apparso su La Nazione ha riportato al centro un tema che a Firenze si discute ormai da anni: la città “svuotata” senza i turisti. Nel pezzo in questione si sottolinea come in questo periodo il capoluogo toscano, con i mesi di gennaio e febbraio freddi e piovosi, sembra tornata quella degli anni Cinquanta, con le strade deserte all’imbrunire.
Riprendiamo pure noi l’argomento dopo l’articolo speciale estivo, perché chi vive (o ha vissuto) nel centro storico sa bene che non si tratta di una questione stagionale, né di un fenomeno recente. È la conseguenza di un modello economico che ha progressivamente espulso i residenti, trasformando il cuore di Firenze in un palcoscenico a uso e consumo del turismo di massa.
Un problema strutturale, non stagionale
C’è chi pensa che il centro sia vuoto solo nei mesi invernali, quando il flusso turistico si riduce e le strade si fanno più silenziose. Ma il punto è un altro: Firenze si sta svuotando da anni. Ha perso migliaia di abitanti negli ultimi trent’anni. Chi può permettersi di vivere in centro oggi? Non certo i fiorentini. Gli affitti turistici hanno alterato il mercato immobiliare in modo irreversibile, spingendo i residenti altrove e trasformando intere strade in dormitori per turisti di passaggio.
Un esempio concreto arriva da via de’ Serragli, dove chi ci ha vissuto per più di un decennio sta lasciando la propria casa, destinata a diventare l’ennesimo appartamento turistico. Un destino comune a molte altre vie del centro storico, dove la percentuale di alloggi destinati ad Airbnb ha ormai superato quella delle abitazioni per residenti. Il fenomeno, noto come overtourism, non è una novità: è il risultato di politiche poco lungimiranti e della mancanza di una regolamentazione efficace sugli affitti brevi abbinata all’esplosione del turismo di massa.
Da quartiere vivo a cartolina per turisti
Uno degli effetti più evidenti di questa trasformazione è il cambiamento del tessuto sociale. Un tempo, quartieri come Santo Spirito erano un punto di ritrovo per artisti, artigiani, studenti, lavoratori. Le botteghe creative erano il cuore pulsante della zona, così come le piazze, dove si incontravano residenti e visitatori, in un equilibrio dinamico tra chi la città la viveva e chi la scopriva. Oggi, invece, i tavolini occupano ogni spazio disponibile, le case sono diventate B&B e gli studi artigiani hanno lasciato il posto a negozi standardizzati.
Il caso della “buchetta del vino” di Babae è emblematico: decine di persone in fila ogni giorno per scattare una foto “instagrammabile” presso il locale di via di Santo Spirito, mentre nel quartiere esistono altre tre enoteche storiche ignorate dal turismo mordi e fuggi. Il turismo di massa ha il potere di riscrivere la geografia di una città, scegliendo cosa valorizzare e cosa dimenticare, spesso in base a tendenze che durano una stagione.
Cosa resta del senso di comunità?
Chi ha vissuto a lungo nel centro di Firenze ricorda ancora i tempi in cui la città era un luogo di scambio, di incontri autentici. Si parla con nostalgia della Santo Spirito del Pop di Clementina, dei pranzi rumorosi da Dalla Lola, del Caffè Notte dove Danilo aveva creato un festival di lettura (dal titolo “Torino una sega” in risposta al torinese “Torino che legge”!). Oggi, il senso di quartiere si sta dissolvendo sotto il peso del turismo commerciale.
Il punto non è demonizzare i turisti – Firenze è una città che vive di cultura e turismo da secoli – ma trovare un equilibrio che impedisca alla città di diventare un museo a cielo aperto senza più vita reale. In molte altre città europee si stanno adottando soluzioni per regolamentare gli affitti turistici e incentivare il ritorno dei residenti nei centri storici. Firenze, invece, continua a perdere pezzi della sua identità.
Firenze può ancora cambiare?
La situazione attuale è il risultato di decenni di scelte politiche e strategie economiche sbilanciate a favore del turismo di massa. Si può invertire la rotta? Le esperienze di città come Barcellona e Amsterdam dimostrano che esistono strumenti di regolamentazione per limitare gli affitti turistici e favorire il ripopolamento residenziale. Ma serve una volontà politica chiara, un piano concreto che vada oltre la narrazione ormai logora di Firenze “svuotata” nei mesi invernali.
Nel frattempo, chi ama davvero Firenze continua a resistere. Noi della redazione di FUL abbiamo pensato a questo articolo frutto delle nostre riflessioni perché R-esistiamo!
Cover photo: ©Xavier López
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