L’argomento, da qualche tempo in discussione negli ambienti politici e della Difesa dello Stato ebraico, è stato recentemente affrontato da Yaakov Lappin, corrispondente e analista di affari militari, che il 7 febbraio 2025 è intervenuto mediante un proprio approfondito articolo su “Jewish News Sindacate – JNS”, https://www.jns.org/egypts-large-military-presence-in-sinai-continues-to-raise-questions/?utm_campaign=Daily%20Syndicate%20Emails&utm_medium=email&_hsenc=p2ANqtz-9P1n-x-UA-jhQEIuHQjvgQo5jtFEgdEhD4Aadsp6cqfpMVmb-S1HjhNuvssnfcg8dE5iXCwfkhInzKsSMUAKHb5SGlOgYzdromZ43c6hjAzmfCjeE&_hsmi=104076801&utm_content=104076801&utm_source=hs_email – Egli esordisce affermando che la considerevole presenza militare egiziana nella penisola del Sinai, unitamente ai lavori infrastrutturali in corso, avrebbero allarmato alcuni osservatori in Israele.
CONCENTRAMENTO DI FORZE EGIZIANE NEL SINAI
Ufficialmente, il consolidato coordinamento tra i sistemi difensivi dei due paesi confinanti, che sono in pace dai tempi di Sadat, permane stretto, una situazione che indubbiamente contribuisce alla stabilità regionale. Tuttavia – osserva Lippin -, la concentrazione di forze da parte del Cairo nel Sinai non si spiegherebbe esclusivamente con la necessità di rafforzare il dispositivo antiterrorismo di contrasto alle formazioni terroriste di Islamic State presenti e attive nella Penisola. Conseguentemente, l’analista israeliano solleva una ipotesi preoccupante, che raramente viene espressa ad alta voce, quella relativa a un possibile futuro attrito e scontro con l’Egitto.
LE CAUSE DELLA TENSIONE
Una relazione, quella tra Gerusalemme e il Cairo, che si sarebbe andata deteriorando a seguito della guerra nella striscia di Gaza, in particolare a causa della ormai stabile presenza di militari dello Stato ebraico a presidio del corridoio Filadelfia al confine della Striscia con il Paese arabo. Un fastidio mal celato dal Cairo, che sarebbe stato espresso in via riservata di recente nel corso di uno dei periodici incontri di coordinamento che hanno luogo tra le delegazioni militari dei due paesi. L’indiscrezione, fatta trapelare attraverso la stampa dal Libano (ne ha infatti riferito una testata giornalistica vicina a Hezbollah), indicherebbe gli egiziani contrariati in quanto considererebbero la presenza militare israeliana sulla Filadelfia una violazione dell’accordo di pace di Camp David». Tutta la questione si inserisce ovviamente nella complessa e indeterminata (al momento) dinamica relativa al futuro dei palestinesi della Striscia, che, alla luce del cessate il fuoco, vede l’Egitto respingere ipotesi di creazione di nuove realtà geografiche connesse con la totale eliminazione di Hamas.
PER ORA IL COORDINAMENTO MILITARE REGGE
Da Gerusalemme si sottolinea che, comunque, i consolidati meccanismi di cooperazione permangono in essere malgrado l’alimentarsi di tensioni, tuttavia, la retorica formale non occulta il mutamento della situazione sul terreno, dove negli ultimi anni si è registrato un incremento del dislocamento di forze armate egiziane nel Sinai. Ora, gli analisti e l’intelligence militare israeliana non escludono la possibilità che un tale schieramento possa eventualmente trasformarsi in circostanze politiche e strategiche mutate. Si badi bene: si tratta di un incremento dell’ordine di battaglia egiziano rispetto a quanto precedentemente stabilito dai termini del trattato di pace, un sostanziale rafforzamento del dispositivo approvato nelle sedi di confronto bilaterale tra i due Stati e, in ogni caso, motivato dalla necessità di contrastare la minaccia armata jihadista nel Sinai, informando immediatamente Washington (fonte di vitali finanziamenti per il Cairo). Sta di fatto, però, che allo stato attuale la Penisola al confine con lo Stato ebraico risulta fortemente militarizzata.
MUTA LA STRATEGIA EGIZIANA RIGUARDO A ISRAELE?
Allo specifico riguardo alcuni osservatori israeliani della materia sottolineano come questo rafforzamento sia andato ben oltre i termini della predisposizione di uno strumento contro-insurrezionale in funzione anti jihadista. Essi argomentano che il Cairo negli ultimi anni ha realizzato una serie di importanti infrastrutture militare, tre aeroporti praticabili da velivoli da combattimento e una serie di depositi e vie di comunicazione sotterranee concepite per lo stoccaggio di materiali d’armamento ed equipaggiamenti, oltreché per consentire a grandi unità di raggiungere il Sinai in poche ore. La conclusione di questi analisti israeliani sarebbe quella che il Cairo starebbe perseguendo strategie diverse da quelle alle quali attualmente informa la sua politica di Difesa, costituendo i presupposti per qualcosa di diverso e inquietante.
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