Qualcuno ha ammesso in toto le proprie responsabilità, qualcun altro in parte, qualcun altro ancora ha negato persino l’evidenza. Per diversi mesi, durante la scorsa estate, avrebbero smerciato cocaina e hashish nel cuore della “movida” in pieno centro a Brindisi, ma su di loro si erano posati gli occhi – anche elettronici – della Squadra mobile in forza alla Questura di Brindisi. Le telecamere, posizionate in prossimità di diversi locali pubblici, hanno immortalato decine di cessioni notturne – 0,2 grammi di cocaina a 20 euro, un grammo di hashish a dieci euro – soprattutto a una fascia giovanile della popolazione.
Il mercato
Diversi tra i “clienti” sono stati fermati dai poliziotti, che hanno riscontrato come fossero effettivamente in possesso di dosi precedentemente acquistate dai quattro presunti spacciatori nei cui confronti l’altro ieri è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare, chiesta dal pubblico ministero Pierpaolo Montinaro ed emessa dal gip Nicola Lariccia. Sono finiti ai domiciliari Fabio De Luca, 42enne; Teodoro “Rino” Fischetto, 44enne; Antonio Giglio, 52enne; Massimiliano Cavalera, 43enne. Tutti di Brindisi e difesi dagli avvocati Giuseppe Guastella, Michele Guastella e Gian Vito Lillo. Prima del blitz dei poliziotti, lo scorso 3 febbraio erano stati sottoposti a interrogatorio preventivo. De Luca, ritenuto il principale indagato, ha sostanzialmente ammesso ogni addebito e spiegato come le cessioni fossero ogni volta da dieci o 20 euro. Riguardo gli altri coindagati, ha specificato come il loro ruolo fosse secondario rispetto al suo ma li ha indicati come suoi aiutanti: lo chiamavano quando si spostava e in qualche caso qualcuno di loro lo sostituiva.
Fischetto ha ammesso parzialmente quanto contestatogli e in particolare due-tre cessioni al massimo senza – ha detto – aver mai ricevuto soldi in cambio, minimizzando la sua collaborazione con De Luca. Giglio ha negato di aver dato una mano a De Luca e di aver fatto da vedetta (come sostenuto dagli investigatori nell’informativa prodotta per il pm). Ha detto di aver, a volte, ricevuto dei soldi da consegnare all’amico, nulla più. Da specificare che De Luca e Giglio furono arrestati in flagranza di reato nella notte tra il 18 e il 19 luglio dell’anno passato. Gli agenti della Mobile, col supporto di un’unità cinofila antidroga, li fermarono e perquisirono mentre viaggiavano a bordo dell’Audi A2 di De Luca (conducente, mentre Giglio era passeggero).
La scoperta
Lo stesso De Luca fece trovare nel vano motore 35 involucri contenenti cocaina dal peso lordo di circa 11 grammi e un involucro contenente hashish dal peso di 3,24 grammi; un altro involucro contenente hashish fu trovato a casa di De Luca. Tornando agli interrogatori preventivi dello scorso 3 febbraio, l’ultimo degli indagati, Cavalera, ha negato di essere a conoscenza del fatto che De Luca spacciasse e ha negato di essere mai salito a bordo dell’auto del principale indagato (mentre agli investigatori risulta il contrario, come documentato dalle immagini delle telecamere). Cavalera ha detto di conoscere e frequentare gli altri indagati poiché sostanzialmente frequenta i loro stessi locali e si siede al tavolo assieme a loro. I passaggi di droga tra cedenti e acquirenti del “ventino” (dose da 20 euro) sarebbero avvenuti con gesti fugaci come una stretta di mano. La Squadra mobile, coordinata dal dirigente Giorgio Grasso, si è concentrata sul centro storico del capoluogo da febbraio ad agosto 2024, periodo durante il quale sono stati effettuati servizi di pedinamento, osservazione, controllo, intercettazione telefonica e consultazione degli smartphone in uso tanto ai presunti spacciatori, quanto ai consumatori delle sostanze. La droga sarebbe stata scambiata anche in fazzoletti lasciati sui tavoli dei locali oppure in terra, quasi fosse un rifiuto.
E proprio per terra o nei pressi di caditoie, in particolare De Luca, avrebbe depositato le sostanze così da non avercele addosso nel caso le forze dell’ordine si fossero interessate a lui. Il magistrato inquirente aveva chiesto il carcere per De Luca e Fischetto (incensurati) ma il gup ha ritenuto sufficienti i domiciliari per scongiurare la reiterazione del reato e consentire l’allontanamento dagli ambienti criminali. Gli indagati non potranno allontanarsi dalle rispettive abitazioni senza essere autorizzati dal giudice né comunicare – in nessuna forma – con l’esterno. Resta inteso che si tratta di accuse provvisorie. E resta intesa la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio.
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