Comunali a Genova, il freddo weekend delle decisioni a sinistra. E la destra attacca

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Chissà se a Genova qualcuno ha visto “The apprentice“, il film biografico (non autorizzato, ovviamente) che racconta la nascita del Donald Trump stella mediatica degli anni ’80. Nel film, il suo mentore è lo spregiudicato avvocato Roy Cohn, impegnato a spiegare a The Donald la regola numero uno negli affari, in politica, nella vita. “Attacca, attacca, attacca”, dice nel film Cohn ad un giovane Trump. Certo per attaccare è necessario avere armi e coraggio, che almeno nella New York dell’epoca reaganiana abbondavano.

Sotto la Lanterna – Qui siamo a Genova, anno del Signore 2025, un terremoto politico-giudiziario ha ridisegnato completamente lo scenario rispetto a 10 mesi fa. Marco Bucci si è trasferito da Via Garibaldi a Piazza De Ferrari dopo la vittoriosa campagna elettorale di ottobre, Pietro Piciocchi regge il Comune di Genova ed è ufficialmente candidato per il centrodestra verso la carica di Sindaco. E a sinistra? Lo stallo. L’attesa. L’incertezza. Forte di un ottimo risultato in città alle regionali, il Partito Democratico potrebbe indicare un candidato altrettanto forte, ma non lo ha ancora fatto. E la spiegazione è complicata quanto lo scenario che si è delineato.

Il mosaico saltato – Veti incrociati, rivalità antiche e nuove, paura di bruciarsi o voglia di splendere. Si può leggere così l’altalena di nomi di queste settimane, roba che il risiko bancario sembra un puzzle per bimbi dai 5 ai 10 anni. L’ultimo nome in ordine cronologico è quello di Annamaria Furlan, ex segretario regionale e nazionale della Cisl, oggi in Senato per il PD. Un nome che viene dalla minoranza dem, la stessa che sostiene Federico Romeo (e c’è anche il supporto di ChatGPT, in questo caso). C’è chi ci crede strenuamente come Armando Sanna, un maratoneta, abituato alle corse di resistenza. C’è chi si è sfilato come Alessandro Terrile, nonostante vari attestati di stima raccolti in giro, o come Luca Pastorino, che preferisce restare a Bogliasco. Poi ci sono i nomi pesanti: il segretario Simone D’Angelo, l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, il neo deputato Alberto Pandolfo (che con Piciocchi ha duellato a lungo sulla ‘talpa’ dello scolmatore), lo stesso Andrea Orlando per il peso specifico del suo ruolo trainante nel partito e nel centrosinistra. Senza dimenticare le carte a sorpresa Rossella D’Acqui, candidata da Linea Condivisa, e Filippo Biolé, autogenerato concorrente, con porte aperte se il mosaico si componesse. Il problema serio per il centrosinistra genovese è che i tasselli non stanno andando al loro posto da troppi giorni e il tempo stringe. Quanto perso finora si poteva impiegare diversamente, molto meglio, per spiegare programmi e dibattere con il centrodestra già compatto.

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Gli avversari – Pietro Piciocchi ha avuto il via libera anche da Roma, la sua candidatura è in campo ormai da settimane, il centrodestra marcerà con lui fino alla fine. E’ talmente saldo che chi lavora con lui in Giunta può dedicarsi al precetto trumpiano dell’attacco. “Mentre il campo largo si dimostra ancora una volta incapace di trovare un accordo sul nome di un candidato che appare già sfiduciato ancora prima di essere indicato, il centrodestra unito e compatto continua a lavorare per far crescere la nostra città pronto a raggiungere nuovi ed importanti traguardi” dice con entusiasmo Alessandra Bianchi, assessore allo sport per Fratelli d’Italia, utilizzando l’hashtag #concretezza che forse rimanda ad un Giulio Andreotti di metà anni ’50. Fa eco Paola Bordilli, assessore al commercio per la Lega, nel Comune di Genova: “Rimango basita e sconcertata nell’assistere al continuo tam tam di nomi per il candidato sindaco di Genova da parte della sinistra. Sembra di assistere al totonomi del calciomercato, con la triste differenza che la nostra città non merita di essere trattata in questo modo da nessuno”, è il suo pensiero espresso in una nota.

Le ore decisive – Insomma, di qua si attacca, di là si discute. Il vero vantaggio del centrodestra genovese e ligure, in questo momento, sta soprattutto qui, la libertà di attaccare. In attesa del momento decisivo per la scelta dello sfidante, il centrosinistra genovese dovrebbe pensare di più al suo popolo, che a dispetto di anni difficili e momenti di sconforto esiste ancora, resiste ancora e vorrebbe – ora più che mai – un cambiamento nella politica locale. Le regionali hanno detto che mutare direzione a Tursi è possibile, ora è la direzione (del Partito, s’intende) che deve farla diventare realtà.

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