Alluvione, l’Emilia-Romagna prepara le delocalizzazioni: «Solo volontarie, chi lascerà casa avrà un indennizzo. Chi resta si assumerà il rischio»

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di
Francesco Rosano

Il governatore Michele de Pascale entro un mese presenterà l’ordinanza: «In pochi andranno via dalle abitazione. Espropri? Solo situazioni estreme»

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Nella complicata gestione della ricostruzione post alluvioni «il tema delle delocalizzazioni non va né escluso, né mitizzato. È uno strumento per interventi puntuali, su singole abitazioni, imprese o piccoli gruppi di edifici, collocati in posizioni dove è impossibile mettere in campo una protezione vera, o dove è necessario realizzare un’opera di prevenzione». 

Dopo aver promesso di raddoppiare le risorse per la manutenzione del territorio, indicato la necessità di realizzare un’opera per ogni bacino e annunciato il ricorso alle «indennità di allagamento» d’intesa con gli agricoltori, il presidente della Regione Michele de Pascale è pronto ad aprire il delicato capitolo delle delocalizzazioni. 




















































In Emilia-Romagna l’ordinanza in vista delle delocalizzazioni

«L’obiettivo è arrivare in un mese alla definizione dell’ordinanza», annuncia de Pascale, che assicura : «Il meccanismo non sarà impositivo, ma facoltativo. Procederemo agli espropri solo in casi estremi, se c’è pericolo per l’incolumità delle persone ad esempio. Ma chi decide di rinunciare alla possibilità della delocalizzazione si assume la responsabilità di rimanere».

Il lavoro su modalità e confini delle delocalizzazioni è in fieri, ma la promessa è di un approccio condiviso. «Stiamo lavorando fianco a fianco con il commissario Curcio. L’impegno — dice il governatore — è quello di condividere ogni nuovo atto con i Comuni, ascoltando anche i comitati nati dai cittadini colpiti dall’alluvione». 

«Delocalizzare sarà l’eccezione in un numero ridotto di casi»

Una cosa, però, de Pascale ci tiene a sottolinearla: le delocalizzazioni «saranno l’eccezione, non la regola. Uno strumento utilizzabile in un numero molto ridotto di casi. È fondamentale chiarire ai cittadini che per il 95% delle persone colpite dall’alluvione stiamo lavorando per mettere in sicurezza il territorio». Resta quel 5% (famiglie, imprese, aziende agricole alluvionate) che dovrà fare i conti un territorio in un certo senso indifendibile. 

Qualche migliaio di edifici, probabilmente, che non è possibile assicurare al 100% dal rischio alluvioni, o che devono far spazio a opere di prevenzione. 

Non sarà obbligatorio lasciare casa: «Ma ci si assume i rischi»

«Ci sono punti impossibili da proteggere. Case praticamente “dentro” a un fiume, che in alcuni casi hanno problematiche da 10-15 anni. Se c’è un agriturismo in una golena come fai? E poi — ricorda il governatore — ci sono aree in cui si dovranno realizzare casse di espansione, o servitù di allagamento».

L’ordinanza sulle delocalizzazioni metterà a disposizione due strumenti in caso di situazioni di particolare rischio: un indennizzo economico e uno di carattere più urbanistico. «Ci possono essere casi in cui viene dato un indennizzo ai cittadini per acquistare un’altra abitazione, oppure casi — spiega de Pascale — in cui grazie ad accordi urbanistici si darà la possibilità di ricostruire in una zona sicura, indennizzando il costo di costruzione». 

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La mappa sui luoghi «vietati» dell’Emilia-Romagna

I valori di indennizzo non saranno uguali per tutti i territori, ma dovranno considerare il mercato. E probabilmente si caldeggerà la ricostruzione, laddove i prezzi siano troppo alti. Immaginare delocalizzazioni a pioggia, dall’Appennino alla Bassa, sarebbe però un errore. «Saranno più concentrate nelle zone pedecollinari che in pianura, perché sono quelle dove ci sono veramente edifici all’interno di tratti non arginati dei fiumi», dice il governatore emiliano-romagnolo, sottolineando una differenza importante: 

«La delocalizzazione è un’opportunità che viene data alle condizioni di cui abbiamo parlato, non un obbligo». Perché se all’extrema ratio degli espropri non ci si potrà sottrarre, accettare la delocalizzazione sarà una scelta. Rifiutarsi, nonostante il rischio alluvioni, potrebbe però precludere la possibilità di accedere a futuri indennizzi: «È un’ipotesi in discussione». 

La mappa delle delocalizzazioni potrebbe essere inclusa nell’ordinanza, o essere oggetto di future intese con i Comuni. Di certo toccherà Marzeno, frazione di Brisighella: «Lì ci sono 3-4 abitazioni a strapiombo sul fiume che hanno le fondamenta esposte, è ovvio che dovrai indennizzare e delocalizzare».

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