“Quello che chiediamo è di avere un presidio fisso di un’auto delle forze dell’ordine a Lugagnano, di poter partecipare agli incontri che l’amministrazione comunale tiene con il prefetto e con la cooperativa Spazio Aperto e di impedire che il numero degli attuali richiedenti asilo aumenti”. Con queste parole la vicepresidente Sara Braceschi sintetizza al Baco le iniziative del comitato “Lugagnano da difendere” emerse nel corso della serata tenutasi venerdì 7 febbraio nell’aula magna della scuola Frank di Lugagnano.
In circa settanta persone hanno partecipato al primo incontro del comitato, nato come reazione all’insediamento di un Centro di Accoglienza Straordinaria per richiedenti asilo che dallo scorso 15 gennaio, dopo mesi di poche certezze e tante polemiche, si è insediato nell’hotel Antico Termine a Lugagnano. Presenti all’incontro anche alcuni Carabinieri ed agenti della Digos.
A condurre la serata la presidente Elena Turri e, appunto, la vicepresidente Sara Braceschi. In sala gli altri membri del comitato e cittadini della frazione, ma anche qualcuno da paesi limitrofi. Tra il pubblico anche l’ex sindaco Gualtiero Mazzi, che è intervenuto più volte e che, ci è stato spiegato dalla vicepresidente, non è un componente del comitato ma “costituisce il nostro riferimento per la sua esperienza amministrativa”.
Dopo una polemica sulle difficoltà riscontrate per ottenere la sala per la serata, la presidente Turri ha letto inizialmente un intervento, nel quale i componenti del comitato spiegano di essere stufi di subire decisioni dall’alto “senza nemmeno essere presi in considerazione o almeno essere informati adeguatamente”.
“Come comitato – ha proseguito la Turri – ci proponiamo di essere promotori di iniziative, portavoce di almeno parte della popolazione, ‘controllori’ di ciò che avviene ed anche come avviene. Siamo consapevoli che la ‘macchina’ pubblica preferirebbe che subissimo le situazioni in silenzio, scaricando su di noi i costi sociali ed anche economici, ma troviamo estremamente scorretto che chi prende le decisioni, gestisce le cose con superficialità o peggio con incapacità, poi non sia chi di fatto ne subisce le dirette conseguenze”.
Al termine la parola è passata alla sala dove – con toni molto forti e talvolta espressioni gravi – non sono mancate critiche anche forti all’amministrazione comunale indicata come inerte nell’anticipare il problema dell’insediamento del CAS, “nonostante se ne parlasse in paese ancora da marzo”, e ora non in grado di gestirlo, con provvedimenti che si rincorrono come il posizionamento di una telecamera e l’accensione di due luci nei pressi dell’hotel che, a dire di alcuni interventi “dimostrano solo che non si è in grado di fare nulla di concreto”.
Critiche sono arrivate anche al prefetto, che “non tiene in alcuna considerazione i problemi che un insediamento di questa natura crea ad un territorio”, ma soprattutto le contestazioni più dure sono state rivolte alla cooperativa Spazio Aperto, che gestisce il CAS, indicata nella sostanza dai presenti come la vera responsabile sotto ogni punto di vista della situazione. Critiche alla cooperativa anche per aver tenuto un’assemblea pubblica per spiegare cosa stava accadendo quando ormai tutto era stato deciso.
Intervento corposo poi quello del consigliere comunale di minoranza Carlo Antonio Mazzola, che ha ricostruito la filiera delle responsabilità che arrivano fino al governo, indicando come gli ospiti del CAS di fatto ne siano vittime e che certamente non vorrebbero stare lì.
Al netto di alcuni interventi molto accesi, che in un paio di casi sono andati ampiamente oltre le righe, quello che è emerso evidente dalla serata è soprattutto un diffuso timore dei presenti per una situazione di ordine pubblico che il comitato ritiene potenzialmente grave “e che potrebbe precipitare”. In molti hanno espresso parole di paura per i figli, per la sicurezza delle strade e dei luoghi pubblici, per la tranquillità della comunità. Timori che si sommano alla preoccupazione, espressa da alcuni, che l’attuale numero dei residenti nel CAS possa aumentare sensibilmente rendendo la situazione ingestibile.
A margine della serata – come si diceva in apertura di questa cronaca – la vicepresidente Braceschi ci ha tenuto a ribadire al Baco la totale assenza di vicinanza del comitato con alcuna forza politica, come la presa di distanza da qualsiasi forma di razzismo. “Qui il colore della pelle non c’entra nulla, l’unica cosa reale sono i timori per una situazione che ci sembra assolutamente non gestita e che potrebbe degenerare in ogni momento”.
“Ora ci attiveremo con una raccolta di firme, in modo da poterci sedere al tavolo con il Comune forti di un mandato dei nostri concittadini”. Sara Braceschi ha infine ribadito gli obbiettivi, puntando in questa prima fase soprattutto “sulla necessaria presenza di un’auto delle forze dell’ordine davanti al CAS o in transito per Lugagnano lungo tutta la giornata e pure la notte”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link