Licenziata a Trieste perché accusata di rubare nei camerini, assunta dal teatro di Cagliari: la scelta del sovrintendente in pole per la Fenice

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Assunta a tempo determinato al Teatro Lirico di Cagliari come “maestro collaboratore con funzioni amministrativo/organizzative” nonostante che il curriculum nelle ultime settimane sia stato appesantito dal licenziamento di un altro lirico (di Trieste) con l’accusa di aver rubato nei camerini. E’ l’ultimo capitolo della gestione di uno dei più prestigiosi teatri d’opera d’Italia da parte del sovrintendente Nicola Colabianchi, di area meloniana e candidato numero uno a ricoprire lo stesso incarico alla Fenice di Venezia, come successore di Fortunato Ortombina, che andrà alla Scala di Milano. Colabianchi colleziona un’altra polemica dopo un percorso accidentato a Cagliari. Tra le varie cose il sovrintendente è finito in un’inchiesta proprio per una serie di presunte assunzioni poco trasparenti e casi di assenteismo tra i dipendenti.

Ora il nuovo capitolo con il contratto a Daniela Astolfi, che il Piccolo di Trieste definisce “capace e stimata flautista” proprio nel teatro Verdi del capoluogo giuliano, vincitrice di un concorso per entrare alla Fenice e più di recente affidata a incarichi più organizzativi come quello di responsabile dei servizi musicali. Il teatro triestino, però, si è trovato costretto a licenziarla dopo un’indagine su alcuni furti avvenuto nei camerini. Risalgono addirittura a un anno fa le prime denunce di artisti e musicisti che tornati da prove o spettacoli trovavano i portafogli “alleggeriti”. Lo stesso sovrintendente Giuliano Polo aveva presentato una denuncia a tutela del personale, degli artisti e dell’immagine della Fondazione. Così la polizia ha piazzato alcune microcamere e ha identificato l’autrice dei blitz nei camerini. Da qui la decisione della Fondazione Teatro Verdi di Trieste che ha avviato il procedimento disciplinare che ha portato al licenziamento.

Oltre alla questione di opportunità che appare evidente, sull’assunzione pesano anche i criteri di selezione contenuti nel bando del teatro cagliaritano. Sono esclusi, infatti, coloro che abbiano ricevuto “sanzioni disciplinari nei due anni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione al presente bando”, si legge. I sindacati Usb e Cisl Fistel Sardegna aggiungono inoltre che il bando è stato pubblicato solo per dieci giorni anziché per trenta come da regolamento del teatro. Per giunta Astolfi era l’unica candidata ad aver presentato domanda. “I termini del bando – ha scritto l’Usb al sovrintendente Colabianchi – risultano quindi in netto contrasto con il regolamento del teatro creando i presupposti per condizioni di sfavore rispetto ai possibili partecipanti e generando opacità in relazione all’iter selettivo”. Il sindacato chiede la revoca del bando “nell’interesse generale della Fondazione e dei suoi lavoratori al fine di garantire sempre la trasparenza e l’equità nelle procedure di selezione pubbliche”. La Cisl da parte sua ha sottolineato come, in questo modo, il sovrintendente non abbia “garantito un’adeguata pubblicità finalizzata alla massima partecipazione di candidati esterni”. Considerazione ancor più significativa tenendo conto che il marito dell’unica candidata è anche un sindacalista interno al Teatro di Cagliari, tra le poche voci – tra i rappresentanti dei lavoratori – ad apprezzare l’operato dell’attuale gestione del teatro. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto chiarimenti sulla vicenda sia a Polo sia a Colabianchi senza ricevere risposta.

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Colabianchi ottiene i favori del governo nella corsa alla sovrintendenza della Fenice di Venezia, anche se lui ha specificato in passato di sentirsi “un tecnico” (è docente nei Conservatori di Santa Cecilia) e la prova è – dice – che a Cagliari è stato nominato dall’ex ministro Dario Franceschini. L’iter per la sua nomina a Venezia – alla quale partecipano anche Regione e Comune – in realtà è ancora in corso. Sembrava dovesse concludersi entro il mese di gennaio ma così non è stato. Attualmente, per l’inchiesta su alcune assunzioni controverse e su alcuni casi di assenteismo, il sovrintendente di Cagliari è indagato dalla Procura per abuso d’ufficio, truffa e falso. Nelle settimane scorse è riemerso tra l’altro un articolo dell’Unità del 1976 che raccontava il suo passato da giovane studente neofascista che intratteneva una fitta corrispondenza con Giancarlo Rognoni, terrorista nero leader del gruppo della destra radicale eversiva. Il nome del gruppo, ironia della sorte, era proprio La Fenice.

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