Innovazione imprese umbre cresce nel periodo 2019-2023 – Pianeta Camere

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L’innovazione delle imprese in
Umbria cresce, ma la regione perde ulteriore terreno in termini
di innovazione (e quindi di produttività totale dei fattori)
perché tale crescita nel periodo 2019-2023 è risultata inferiore
a quella media nazionale e di molto inferiore a quella di altre
regioni come Lombardia e Marche. È quanto emerge dal report
della Camera di commercio dell’Umbria, che ha svolto un’analisi
sui bilanci delle imprese di capitali dell’Umbria e delle altre
regioni prendendo in esame il periodo 2019-2023, concentrandosi
sugli investimenti immateriali.

   
In base all’analisi il dato umbro è leggermente superiore a
quello del centro, il che dimostra come, complessivamente, il
centro Italia nel centro-nord continui a rappresentare un
modello più lento nel treno dell’innovazione. Peraltro,
l’Umbria, nel 2023 è l’unica regione del centro a vedere
diminuire gli investimenti immateriali per impresa. O meglio,
non è che le imprese umbre in assoluto non investano, anzi lo
fanno più della media delle regioni del centro e poco sotto la
media nazionale, ma i loro investimenti sono in beni materiali e
molto meno, sempre rispetto al dato nazionale, in quelli
immateriali che oggi, nell’era della digitalizzazione spinta e
dell’intelligenza artificiale, sono la cifra della crescita
della produttività e quindi della robustezza e competitività
delle imprese e del benessere economico dei loro lavoratori.

   
Perché – spiega la Camera di commercio – se non cresce la
produttività le imprese faticano in termini di margini di
guadagno e i dipendenti ricevono retribuzioni più basse rispetto
ad aziende dove la produttività è maggiore.

   
Tra il 2019 e il 2023 gli investimenti in beni immateriali
per impresa (di capitali) sono cresciuti in Umbria del 34,1%,
contro una media nazionale del +39,8%. Un dato, tuttavia, che è
sostanzialmente in linea con quello del Centro, decisamente
inferiore a quello delle Marche (+50,6%), leggermente inferiore
a quello del Lazio (+34,7%), ma superiore a quello della Toscana
(+29,7%). Facendo un confronto con la regione benchmark, la
Lombardia, il quadro per l’Umbria – e per il Centro – è definito
preoccupante, perché la crescita di investimenti in beni
immateriali di un’impresa lombarda di capitali è stata, in
media, del 41%. Va ricordato però che a frenare i dati
dell’Umbria nel periodo considerato è il 2023, dove la regione
registra, unica nel Centro, un segno negativo.

   
Umbria ultima nel centro, dal 2023 superata dalle Marche.

   
Nel 2023, in media, un’impresa umbra di capitali presenta
investimenti in beni immateriali per 94.755 euro, che
rappresentano il valore più basso del centro. Nel 2023, inoltre,
in Umbria gli investimenti in beni immateriali sono scesi e così
la regione è stata sorpassata dalle Marche, che fino al 2023 era
ancora leggermente sotto. Per avere poi un riferimento della
regione benchmark, la Lombardia, nel 2023 gli investimenti
immateriali per impresa ammontano in media a 210.685 euro, più
del doppio rispetto all’Umbria.

   
Le immobilizzazioni immateriali nella regione solo l’8,9%
delle immobilizzazioni totali. In media, un’impresa di capitali
in Umbria presenta nel 2023 una percentuale di immobilizzazioni
immateriali dell’8,9% sulle immobilizzazioni totali. La media
nazionale è del 12,9%, quella del Centro 15,1%. Se si va a
guardare, le aziende umbre di capitali non sono affatto
ingenerose in termini di investimenti complessivi (materiali +
immateriali) e lo dimostra il fatto che, per impresa, nel 2023
le immobilizzazioni totali sono 969.557 euro per impresa di
capitali, sopra il centro (836.534 euro), sopra le Marche
(754.287) e leggermente sotto al dato medio nazionale (999.175).

   
Quello che in Umbria accade è che, rispetto alle altre regioni,
c’è uno sbilanciamento degli investimenti verso quelli
materiali, mentre quelli immateriali come visto sono bassi. Il
che significa che il tasso d’innovazione del sistema produttivo
regionale è basso, e quindi – come già rilevato in altri report
della Camera di Commercio dell’Umbria – anche la sua
produttività totale dei fattori è stagnante.

   
Secondo l’analisi un altro elemento che dimostra ciò è che
il peso degli investimenti immateriali su quelli totali nella
regione dal 2019 è cresciuto poco e, se si considera la
contrazione del 2023, è sostanzialmente restato al palo (8,1%
nel 2019, 8,7% nel 2020, 9,8% nel 2021, 9,6% nel 2022, 8,9% nel
2023) e questo in anni dove in tutto il mondo la componente
immateriale degli investimenti, sotto la spinta della
digitalizzazione, è invece aumentata, e non di poco.

   
Per Giorgio Mencaroni, presidente della camera di Commercio
dell’Umbria, “emerge che, fino al 2023, quando le
immobilizzazioni in beni immateriali delle aziende di capitali
nella regione hanno avuto un improvviso calo, l’Umbria dal 2019
aveva visto una spinta all’innovazione in linea con la media
nazionale, se non sopra”. “Tuttavia, anche escludendo il calo
del 2023, del quale vanno approfondite le cause – aggiunge -, il
passo precedente sull’innovazione non aveva comunque un ritmo
tale da far guadagnare importanti posizioni alla regione, che
partiva da livelli non certo positivi. Occorre quindi accelerare
di più, fare di più, per rendere il nostro sistema produttivo
più competitivo e robusto, spingendo a tutta forza, in maniera
costante e ripetuta, sulla transizione digitale ed ecologica
delle aziende, come non mi stanco mai di ripetere e come è nei
pilatri programmatici della Camera. E anche per arricchire
l’Umbria, in termini economici e sociali, perché le nostre
imprese investono molto, ma con risultati che sarebbero molto
più importanti se il tasso d’innovazione fosse maggiore. E c’è
poi la questione delle piccole imprese, perché il report
dell’Ente camerale prende in considerazione solo le imprese di
capitali in quanto sono quelle obbligate a consegnare i bilanci
al registro delle imprese. C’è quindi tutto un mondo, quella
appunto delle piccole imprese, dove va fatto un punto della
situazione quanto a innovazione. Perché l’Umbria la sfida la
vincerà se sarà capace di diffondere la transizione digitale ed
ecologica tra tutte le imprese, e non solo in quelle grandi e
medie”.

   

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