In Campania fioriscono i pubblicisti.

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di ALBERTO FERRIGOLO

Ha suscitato reazioni l’intervista di Professione Reporter al Presidente dell’Ordine dei giornalisti campano, Ottavio Lucarelli. La più estrema è che l’Ordine della Campania dovrebbe esser “sciolto”. 

Il motivo è presto detto: produce 500 nuove tessere l’anno, così almeno dal 2007 fino al 2019. Pubblicisti, naturalmente, che sono in 10.255 contro 1.638 professionisti, terza regione per numero di iscritti dopo Lombardia e Lazio, “in un territorio dove non c’è una grande presenza di aziende editoriali”. 

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territorio depresso

La circostanza la conferma anche Claudio Silvestri, Segretario aggiunto della Federazione Italiana della Stampa (Fnsi) ed ex Segretario campano del sindacato, che parla di “anomalia”, perché si tratta d’un fatto che “non s’è verificato né nel Lazio né in Lombardia, dove c’è la più alta concentrazione di aziende editoriali, ma in un territorio che dal punto di vista dell’editoria potremmo definire addirittura depresso”. Una crescita che “non si giustifica”.

Cosa comporta questa crescita? Secondo Silvestri questa massa critica enorme, “assolutamente fuori dal mercato, crea al mercato stesso grossi problemi perché abbassa pericolosamente le soglie dei compensi, crea una situazione molto complicata. Se il mio concorrente sul mercato offre zero, io professionista avrò molte difficoltà a sopravvivere”. Di riflesso, però, la “questione delle tessere” ha toccato anche il sindacato. In che modo?

vicenda in tribunale

Il Segretario aggiunto Fnsi racconta d’una vicenda finita pure in tribunale, perché “un giorno l’attuale vicepresidente dell’Ordine campano è venuto da me al sindacato con oltre 150 tessere e 6.500 euro in contanti, che mi sono stati messi sulla scrivania”. Reazione? “Ho portato tutto in tribunale”, risponde Silvestri.

La vicenda s’è poi chiusa con un nulla di fatto, “e non perché non ci fosse l’anomalia”, spiega il sindacalista: “La Procura ha riconosciuto che il sindacato ha fatto bene a non accettare le tessere, ma ha anche aggiunto che per arrivare al processo sarebbe stato necessario che qualcuno tra questi oltre 150 tesserati iscritti, la stragrande maggioranza a propria insaputa, avesse denunciato l’episodio. Stando alla Procura, il danneggiato non era tanto il sindacato, ma il singolo iscritto”. Com’è finita? “Nessuno ha alzato il dito”. 

comunicazione pec

Silvestri segnala che quello delle tessere è solo uno dei tanti episodi “per sottolineare quanto il problema sia importante nella nostra regione”. Per altro, il 18 gennaio 2023 il ministro della Giustizia Nordio ha commissariato l’Ordine campano in seguito al ricorso “presentato da 26 iscritti che in occasione delle elezioni dell’autunno 2021 non furono ammessi al voto perché non avevano adempiuto alla comunicazione della Pec o ne erano sprovvisti”.

Il ricorso è stato poi accolto dal tribunale di Napoli che – nel ritenere fondate le ragioni del reclamo – ha disposto nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e dei revisori dei conti, ritenendo leso il diritto alla partecipazione degli iscritti. Per questo motivo in Campania il prossimo marzo si vota solo per il rinnovo dell’Ordine nazionale, mentre il voto locale si svolgerà solo tra un anno e mezzo.

sito internet

Per Silvestri, l’inibizione del voto fu “un atto illegittimo”, perché – a suo avviso – l’Ordine regionale era a propria volta “assolutamente inadempiente, nel senso che non erano state fatte adeguate comunicazioni sul doversi mettere in regola”, ma se non altro al Commissario è stata data la possibilità “di verificare quel che noi denunciavamo da anni, come un certo immobilismo nella gestione dell’Ordine, le assunzioni bloccate, l’informatizzazione non avviata e c’erano pure rilievi sul sito internet, che è stato adeguato solo di recente”.

Sulla sproporzione tra pubblicisti e professionisti iscritti, Lucarelli dice: il fatto che molti dei primi facciano lavoro d’ufficio stampa o di portavoce istituzionale è positivo per salvaguardare posti di lavoro, uno sbocco alla disoccupazione. È così? “Certamente uffici stampa o ruolo di portavoce rappresentano – spiega Silvestri – una fetta importante del giornalismo e della comunicazione, che negli ultimi anni s’è molto ampliata. Non esiste solo il giornalismo della cronaca, c’è anche quello della comunicazione. Però quello campano è un mercato drogato da questa enorme massa di pubblicisti, che non sono completamente interessati alla professione perché sono iscritti nell’elenco ma fanno tutt’altri lavori”. 

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trecento iscritti

Secondo il sindacalista, poi, “la stragrande maggioranza di loro non è iscritto all’Istituto di previdenza, quindi i soldi guadagnati non si sa se vengano dichiarati oppure no. C’è una sproporzione enorme tra iscritti all’Ordine e iscritti all’Inpgi”, chiosa.

Uffici stampa, portavoce, comunicazione. Il giornalismo non è cercare la verità? “Non voglio generalizzare – risponde Silvestri – perché ci sono alcuni che svolgono attività professionale esattamente come i professionisti, ma sono una minoranza risicatissima. La stragrande maggioranza dei pubblicisti non c’entra nulla con la professione vera e propria”.

Qual è lo stato della disoccupazione in regione? “È enorme, i numeri sono questi: noi come sindacato abbiano, tra i giornalisti contrattualizzati, circa 300 persone iscritte”. 

due velocità

È vero che le amministrazioni pubbliche attraverso gli uffici stampa costituiscono una valvola di sfogo alla disoccupazione? “Non la metterei in questo modo – replica il sindacalista – quello è comunque un settore della nostra professione, non una valvola di sfogo. E pure in questo caso c’è un problema, perché spesso i colleghi sono mal pagati dall’amministrazione pubblica, sono pochissimi quelli assunti come dipendenti, moltissimi invece quelli con contrattini e compensi ridicoli. Quindi non una valvola di sfogo ma, semmai, un ulteriore elemento della criticità strutturale che c’è dal punto di vista del lavoro giornalistico nella nostra regione”.

Ovvero? 

“Il paese viaggia a due velocità, il Nord con ancora una presenza editoriale abbastanza forte, anche se in crisi, e il Sud che rischia addirittura la desertificazione dell’informazione in alcuni territori. Ci saranno presto zone che non saranno più raggiunte da un’informazione qualificata, professionale, fatta da giornalisti professionisti”. 

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(nella foto, Il Mattino, principale quotidiano della Campania)   



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