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Ci siamo di nuovo: il tempo scorre, le bollette bussano e l’Assegno Unico 2025 è pronto a entrare nei conti correnti delle famiglie. Alcuni di noi, già dall’anno scorso, hanno fatto i conti con la novità, cercando di capire come funziona, perché funziona e se sta davvero aiutando. Altri, forse, non si sono mai davvero fermati a studiare la questione, un po’ per pigrizia, un po’ per confusione. Beh, stavolta cerchiamo di fare chiarezza. Tutto in un unico, grande respiro. L’obiettivo? Darvi ogni singolo tassello di informazione senza dover fare troppo zapping. E se alla fine avrete la sensazione di aver letto un romanzo – o un diario scritto di getto, con pensieri sparsi ma sinceri – sappiate che è normale: come sempre, noi desideriamo coinvolgervi, pur restando giornalisticamente accurati. Mettetevi comodi.

Cosa cambia davvero nel 2025

Sappiamo che l’Assegno Unico esiste dal 2022, giusto? Una grande riforma, un unico assegno per (quasi) ogni famiglia con figli, addio alle vecchie detrazioni, agli assegni familiari e tutto il resto. Adesso, nel 2025, la misura va avanti, ma con alcuni ritocchi.

  1. Rivalutazione importi: l’inflazione degli ultimi anni si fa sentire. Gli importi vengono leggermente aumentati (circa +0,8% rispetto allo scorso anno). Non parliamo di un mega-balzo, ma è pur sempre un adeguamento che tiene conto dei costi quotidiani che, diciamocelo, ci travolgono in ogni dove.
  2. Fine del periodo transitorio: la famosa maggiorazione transitoria, quella prevista per chi poteva essere penalizzato dal passaggio al nuovo sistema, andrà a esaurirsi. A dire il vero, per gennaio e febbraio 2025 ancora resiste, ma da marzo in poi scompare. È un po’ come salutare quei bonus temporanei che si erano pensati per evitare scossoni eccessivi alla riforma.
  3. Conferme delle maggiorazioni “speciali”: per il terzo figlio, per i più piccini sotto l’anno di età, per i figli con disabilità, tutto resta in piedi. In molti temevano che qualche aiuto sparisse, invece è ancora lì, vivo e vegeto.

In fondo, se potessimo usare una metafora, potremmo dire che siamo davanti a un “Assegno Unico maturo”, stabile, ben radicato. Non ci sono più grandi rivoluzioni in vista, almeno per ora.

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Importi, fasce di reddito e ISEE: due minuti di pazienza

Cerchiamo di entrare nel cuore di tutto. Lo so, leggere di numeri può intimidire, ma fate un piccolo sforzo.

Gli importi di base

  • Figli minorenni (0-17 anni): la cifra massima mensile (per ISEE bassi) si aggira attorno a 201 euro per figlio. Se il vostro ISEE schizza alle stelle (sopra i 40-45 mila euro), riceverete un minimo che si attesta intorno ai 57-58 euro.
  • Figli da 18 a 21 anni: la quota massima crolla un po’ (a circa 98 euro), sempre scalando verso il minimo, come sopra.
  • Aggiornamenti ogni anno: ricordate che, per non finire “incastrati” con la cifra minima, dovete presentare l’ISEE nuovo di zecca a inizio anno (entro il 30 giugno ci sono ancora margini per ottenere arretrati).

Per qualche dettaglio in più, abbiamo preparato per voi una tabella dedicata

Fascia ISEE (annuo) Importi base
Figli 0-17 / 18-21
Maggiorazioni per famiglie numerose
Terzo figlio e oltre / 4 o più figli
Figli con disabilità
Maggiorazioni mensili
Fino a ~€17.300(ISEE basso) 0-17 anni: €201 (max)
18-21 anni: €98 (max)
Gli importi decrescono se l’ISEE sale
Terzo figlio in poi: +€97,70 (max) per ogni figlio
4 o più figli: +€150 (forfettari per nucleo)
Disabilità media: +€97,70
Disabilità grave: +€109,10
Non autosufficiente: +€120,60
~€17.300 – ~€46.000(ISEE medio) 0-17 anni: da €201 a €57,50 (decresce)
18-21 anni: da €98 a €28,70 (decresce)
Terzo figlio in poi: importo extra decrescente (da €97,70 a ~€17,21)
4 o più figli: +€150 (fisso)
Disabilità media: +€97,70
Disabilità grave: +€109,10
Non autosufficiente: +€120,60
Oltre ~€46.000(ISEE alto) o senza ISEE 0-17 anni: €57,50 (minimo fisso)
18-21 anni: €28,70 (minimo fisso)
Terzo figlio in poi: €17,21 (minimo fisso)
4 o più figli: +€150 (fisso)
Disabilità media: +€97,70
Disabilità grave: +€109,10
Non autosufficiente: +€120,60

Abbiamo cercato di offrirvi sguardo sintetico su quanto spetta ogni mese con l’Assegno Unico 2025. Per calcolare esattamente la propria quota, è indispensabile presentare l’ISEE aggiornato e consultare l’area riservata sul sito dell’INPS, dove vengono effettuati i calcoli dettagliati.

Piccole note personali

Mi viene da pensare a una coppia di amici che, negli scorsi mesi, ha dimenticato di rinnovare l’ISEE fino a marzo inoltrato… e hanno visto arrivare sul conto un accredito ben sotto le loro aspettative. Un momento di panico. Poi hanno fatto l’ISEE, l’INPS ha ricalcolato gli importi e finalmente hanno ottenuto i conguagli. Quindi, davvero, state attenti alle scadenze – è una sciocchezza, ma fa la differenza.

Come si fa la domanda e chi deve (o non deve) rifarla

Domanda unica e (per fortuna) permanente

Se in passato avevate già fatto richiesta e nulla è cambiato nella vostra famiglia, non dovete inoltrare nulla di nuovo: l’erogazione si rinnova in automatico. E questa, lasciatemelo dire, è una gran bella semplificazione rispetto ai tanti bonus che spuntavano, scomparivano e andavano rinnovati ogni tre per due.

Attenzione: se c’è un nuovo nato o qualche modifica (un figlio che diventa maggiorenne, un cambio di affidamento, ecc.), allora dovete comunicare la variazione. Ma non dovrete ripresentare tutto da zero: basta aggiornare i dati sul sito INPS o tramite CAF/patronato.

Canali di presentazione

  • Sito INPS con SPID, CIE o CNS (se avete la pazienza di navigare tra le varie schermate).
  • Patronati e CAF, se preferite delegare a chi maneggia scartoffie tutti i giorni.

Una volta caricata la domanda, solitamente l’INPS impiega qualche settimana per “accoglierla” e far partire i pagamenti. Inizialmente c’è sempre un certo “disallineamento”, per cui è normale ricevere la prima mensilità in ritardo (o tutta assieme a quella del mese successivo). Poi si stabilizza, di solito attorno al 15-20 del mese.

Famiglie numerose, genitori separati, figli con disabilità… come si incastrano queste situazioni?

Capita spesso di sentirsi dire: “Sì, vabbè, ma io ho tre figli piccoli e spendo più in pannolini che in affitto”, oppure “Nella mia famiglia il padre non c’è, come gestisco i pagamenti?”. Non tutte le famiglie sono “standard” e l’Assegno Unico cerca di essere flessibile. Vediamo come.

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Famiglie con tre o più figli

  • Maggiore importo dopo il secondo figlio: nelle famiglie numerose (da tre figli in su) scattano bonus extra. In particolare, c’è una maggiorazione forfettaria (circa 150 euro al mese) se nel nucleo ci sono almeno quattro figli.
  • Rivalutazione per figli piccoli: se avete bimbi con meno di 3 anni in una famiglia già ricca di pargoli, l’assegno cresce di un ulteriore 50%. Significa che, per i secondi o terzi figli molto piccoli, l’importo può diventare interessante. È un piccolo segnale concreto di sostegno.

Genitori separati

Qui, lo ammetto, spesso si crea confusione. L’assegno può essere:

  • Accreditato al 50% ciascuno, se c’è un affidamento condiviso e i genitori lo richiedono in modo equo.
  • Al 100% a uno solo dei due, se l’altro genitore è d’accordo.
  • Se c’è disaccordo o situazioni complicate, di solito si cerca di rispettare l’affidamento stabilito dal tribunale. L’INPS opera su indicazioni precise e divide le somme come da normativa.

Figli con disabilità

  • Nessun limite di età: per i figli disabili, l’assegno continua oltre i 21 anni.
  • Importi più alti: a seconda del livello di disabilità (media, grave, non autosufficiente), si aggiungono da 97 a 120 euro in più al mese per ogni figlio.
  • Situazioni 18-21 anni: i disabili in questa fascia ricevono comunque l’importo “pieno” (come se fossero minorenni). È un aiuto concreto, specie per chi ha necessità di cure costanti.

Qualche tempo fa, chiacchierando con una persona che ha un figlio disabile grave, ho percepito un piccolo sollievo nel sapere che l’assegno non si interrompe e anzi cresce, perché l’angoscia economica è sempre lì, a ogni nuovo esame o terapia. Non è la bacchetta magica, certo, ma un po’ di respiro in più può fare la differenza, almeno dal punto di vista pratico.

Perché esiste l’Assegno Unico (e funziona?)

Qualcuno si chiede ancora se l’Assegno Unico abbia centrato l’obiettivo di sostenere le famiglie e contrasto alla denatalità. È una bella domanda.

  • Universale: prima c’erano assegni familiari per alcuni lavoratori, detrazioni fiscali per altri, bonus bebè limitati a certe fasce di reddito. Ora, teoricamente, tutti ricevono qualcosa, anche chi è autonomo, disoccupato o ha contratti atipici.
  • Aiuta di più chi ha un ISEE basso: c’è una finalità redistributiva netta. I redditi bassi prendono di più, i redditi alti comunque ricevono un piccolo contributo (non se ne esce mai completamente a mani vuote).
  • Incoraggiamento o goccia nel mare? Difficile dire se una famiglia deciderà di fare (o non fare) un figlio per qualche centinaio di euro in più al mese. È un tema personale, legato ai servizi sul territorio, alla possibilità di conciliare lavoro e vita privata, e a mille altri fattori. Però, almeno, l’Assegno Unico toglie la sensazione di “abbandono” in cui molte famiglie si sentivano prima, soprattutto se non rientravano in categorie tutelate.

Criticità e dibattiti aperti

Nessuna misura pubblica è immune da critiche, ovvio. E l’Assegno Unico ne ha ricevute parecchie.

  1. Importi non esorbitanti: può sembrare strano lamentarsi di un aiuto ma molte famiglie dicono: “Sì, 200 euro sono utili, ma non bastano a coprire le spese.” Probabilmente hanno ragione, considerato che tutto – dal carrello della spesa all’affitto – costa un occhio della testa.
  2. Redditi medi-alti penalizzati: chi guadagna di più riceve meno rispetto alle vecchie detrazioni fiscali, e non tutti hanno gradito questo “taglio”. È pur vero che lo scopo è rafforzare chi sta peggio.
  3. Occhio all’ISEE: alcune persone hanno zero dimestichezza con l’ISEE. Dimenticano di rinnovarlo, scatta l’importo minimo e poi si crea confusione. Sarebbe forse più semplice agganciare il tutto in automatico ai dati fiscali? Il dibattito è aperto.

Come e quando arrivano i pagamenti

  • Finestra di erogazione: di norma, l’INPS paga a metà mese, indicativamente tra il 15 e il 20, se la domanda è già in elaborazione da tempo.
  • Nuove domande: se l’avete presentata di recente, potreste ricevere la prima mensilità un po’ più tardi, magari a fine mese ma con gli eventuali arretrati inclusi.
  • Arretrati e scadenze: per i bambini nati durante l’anno, è fondamentale fare domanda entro 120 giorni dalla nascita per non perdere i mesi precedenti. Se lo fate tardi, riparte solo da quel momento in poi.

Un bilancio personale

Ci permettiamo, a costo di sembrare “fuori luogo”, di aggiungere un tocco più intimo. L’Assegno Unico, da quando è nato, è stato un cantiere aperto. Abbiamo visto forum online pieni di dubbi, genitori in ansia per pochi euro di differenza, giovani coppie che si chiedono se questa misura possa davvero convincerli a mettere al mondo un figlio in più. Forse no, non da sola. Servirebbero più asili nido, lavoro stabile, congedi ben strutturati e una mentalità collettiva che non penalizzi la maternità. Ma l’Assegno Unico è lì, fisso, a ricordarci che un supporto finanziario dello Stato può – almeno un po’ – far sentire le famiglie meno sole. E questa è una piccola rivoluzione culturale, in un Paese che per troppo tempo è sembrato vecchio e disinteressato alle nuove generazioni.

In sintesi

  • Assegno Unico 2025: prosegue con un leggero incremento degli importi (+0,8%) e l’uscita definitiva dal periodo transitorio.
  • ISEE sempre fondamentale: se non lo rinnovate, ricevete il minimo.
  • Maggiorazioni speciali per famiglie numerose, figli disabili e prime mensilità per bimbi sotto l’anno di età.
  • Pagamenti mensili erogati dall’INPS, quasi sempre a metà mese.
  • Nessuna domanda da rifare se già beneficiari: il tutto si rinnova in automatico.
  • Non la panacea di tutti i mali, ma un sostegno reale e tangibile, specie per i redditi bassi.

Vi auguriamo che l’Assegno Unico, per quanto piccolo o grande possa essere, vi offra un tassello in più di serenità. Sappiamo bene che una famiglia non vive di soli bonus, ma di sicuro un aiuto costante e riconoscibile, mese dopo mese, può fare la differenza. E magari rendere l’Italia, pian piano, un posto un po’ più a misura di chi vuole crescere dei figli senza troppi affanni.

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