“Costa Pulita”, in Cassazione 18 condanne contro i clan della costa vibonese

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Si chiude per la quasi totalità degli imputati il processo “Costa Pulita” contro i clan di ‘ndrangheta della costa vibonese e le loro ingerenze nel settore del turismo: la Cassazione emette 18 condanne, 4 assoluzioni e 4 annullamenti con rinvio per un nuovo giudizio d’Appello


VIBO VALENTIA – Si definisce per la quasi totalità degli imputati il processo “Costa Pulita”, (rito abbreviato) scaturito dall’omonima operazione del 2016 contro i clan di ‘ndrangheta del Vibonese, per la precisione Mancuso, Accorinti La Rosa e Il Grande avente ad oggetto le ingerenze nel settore turistico del litorale. Il verdetto della Cassazione parla di 18 condanne e 4 assoluzioni in via definitiva, e altrettanti annullamenti con rinvio in corte d’Appello, a Catanzaro.

IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE DEL PROCESSO “COSTA PULITA”

Annullamento senza rinvio per Salvatore Prostamo limitatamente ad un capo di imputazione finito in prescrizione a seguito dell’esclusione dell’aggravante in relazione a reati in materia di droga, rideterminando la rideterminata in riferimento ai residui reati in 4 anni e 9 mesi  e dieci giorni di reclusione e interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Annullamento senza rinvio per il collaboratore di giustizia, Accorinti Antonio, limitatamente a due capi di imputazione in quanto l’azione penale non doveva essere proseguita per difetto di querela e il riferimento ad un’altra accusa perché l’azione penale non doveva essere iniziata sempre per difetto di querela, rideterminando la pena conclusiva per i residui reati i 7 anni e 7 mesi di reclusione.

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Sentenza annullata per Nino Accorinti, padre di Antonio e vertice dell’omonimo clan di Briatico limitatamente alla confisca di una quota della metà dell’appezzamento di terreno sito a Briatico in località “Lenza”, un appartamento ad uso ufficio a intestato a Carmela Napoli e rinvia per un nuovo giudizio su tali punti ad altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro, rigettando nel resto il ricorso e confermando la pena di 12 anni di reclusione.

COSTA PULITA, SIMONE MELLUSO AL 41 BIS

Annulla senza rinvio per Emanuele Melluso limitatamente al reato di danneggiamento aggravato, riqualificato nella sentenza d’Appello in quanto l’azione penale non poteva essere proseguita per difetto di querela e per un capo di imputazione, rinvia per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Catanzaro e rigetta nel resto il ricorso (7 anni in secondo grado e pena eventualmente da rideterminare). Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Simone Melluso, da circa otto mesi ristretto in regime di carcere duro, limitatamente ad un reato e rinvia per nuovo giudizio sullo stesso ad altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro rigettando nel resto il ricorso.

Sempre la Cassazione nella sentenza di Costa Pulita ha disposto l’annullamento senza rinvio per Salvatore Muggeri per un capo di imputazione limitatamente perché l’azione penale non doveva essere iniziata per difetto di querela, rideterminando la pena finale, in relazione ad un altra contestazione, in 4 anni e 6 mesi di reclusione. Annullamento ad altra sezione della Corte d’Appello anche per l’ex consigliere comunale Sergio Bagnato e per Leonardo Francesco Melluso (in Appello rispettivamente a 3 anni e un mese e 6 anni).

I RICORSI RIGETTATI

I giudici romani ha poi rigettato i ricorsi, decretando quindi le rispettive pene definitive, di Nazareno Colace (3 anni), Giuseppe Granato (6 anni e 8 anni), Francesco Grillo (3 anni e 4 mesi), Ferdinando il Grande (6 anni), Carmine Il Grande (8 anni e 8 mesi) ritenuto a capo dell’omonimo clan di Parghelia, Gerardo La Rosa (6 anni e 4 mesi), Giancarlo Loiacono (7 anni), Carlo Russo (7 anni), Salvatore Muzzupappa (3 anni, 1 mese e 10 giorni), Pasquale Prossomariti  (7 anni), Giovanni Rizzo (3 anni, 1 mese e 10 giorni), Davide Surace (3 anni), Federico Surace (3 anni) e Domenica Staropoli.

Condanna anche per l’ex sindaco di Briatico, Francesco Prestia a 1 anno e 4 mesi con la concessione delle attenuanti generiche. Revocate poi le statuizioni civili di condanna emesse nei confronti dell’altro ex sindaco di Briatico, Andrea Niglia – accusato di corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose – rigettando nel resto il suo ricorso e di fatto sancendo la prescrizione del reato per come certificato dalla Corte d’Appello.

QUATTRO ASSOLUZUZIONI, TRA CUI IL PRESUNTO BOSS COSMO MANCUSO

Assoluzioni infine per l’ucraina Eugenya Umyarova, Francesco Marchese, Giuseppe Evalto, e per Cosmo Michele Mancuso, ritenuto ai vertici dell’omonimo clan di ‘ndrangheta di Limbadi, che con la pronuncia della Cassazione di fatto diventano definitive chiudendo il loro iter giudiziario in “Costa Pulita”.  In Appello erano stati assolti, inoltre Francesco Galea, Felice Lo Iacono e Giancarlo Lo Bianco.

Accogliendo poi il ricorso dal procuratore generale, la Cassazione ha annullato sentenza impugnata limitatamente alla revoca della confisca della quota del 25% del capitale sociale della “Sicam Srl” con sede legale a Briatico intestata a Giuseppe Granato e indicata come a lui riconducibile, dichiarando inoltre inammissibile nel resto il ricorso del procuratore generale. Condanna poi per Antonino Accorinti, Colace, Granato, Grillo, Carmine e Ferdinando Il Grande, La Rosa, lo Iacono, Simone ed Emanuele Melluso, Muggeri, Muzzupappa, Prossomariti, Salvatore Rizzo, e Russo alla rifusione delle spese sostenute nel presente grado di giudizio dalle parti civili.



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