Cesvi compie 40 anni. Missioni in oltre 30 Paesi: “L’impegno per il bene”

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Era il 18 gennaio del 1985 quando, da un’esperienza di volontariato in Nicaragua, nasceva Cesvi, acronimo che significa cooperazione e sviluppo. Da allora, l’organizzazione umanitaria ha continuato a camminare onorando la sua missione: portare aiuto, ovunque ce ne fosse bisogno. Grazie a questa realtà, con base a Bergamo, milioni di persone hanno ricevuto cibo, cure mediche, protezione, educazione e assistenza umanitaria in luoghi critici, ai margini, dove la popolazione è più vulnerabile. Sì, perché Cesvi ha lasciato il segno in decine di Paesi, oltre 30 nel corso della sua storia. E sono passati quattro decenni da quel 18 gennaio. Un anniversario tondo che è stato celebrato nei giorni scorsi con la presentazione del libro “40 – I nostri anni di solidarietà” (Guerini e associati) scritto dal presidente onorario Maurizio Carrara, tra i fondatori di questa realtà. Ripercorre i momenti salienti e i traguardi, come la prima campagna Sos contro la fame in Corea del Nord, la nascita della Casa del Sorriso di Cape Town e la risposta immediata ad emergenze causate da disastri come il terremoto di Haiti, le alluvioni in Pakistan e il sisma in Turchia. Ma anche la carestia in Corea del Nord, la piaga dell’Aids in Zimbabwe. Mano tesa anche dopo le drammatiche catastrofi climatiche croniche o improvvise, come la siccità del Corno d’Africa o le alluvioni in Pakistan. Cesvi presente anche nei Balcani durante le guerre civili e, adesso, anche in Ucraina e nella Striscia di Gaza. Senza dimenticare la presenza in Italia, durante la pandemia Covid.

“Quando abbiamo fondato Cesvi – parole di Carrara, che ha scelto di devolvere all’organizzazione tutte le royalties che a lui spettano dalla vendita del volume – sapevamo di non poter cambiare il mondo da soli ma eravamo convinti che ogni piccolo gesto potesse fare la differenza. Questa realtà è nata dal sogno di un gruppo di giovani idealisti innamorati della solidarietà. Oggi, guardando a questi 40 anni, vedo un sogno che ha preso forma grazie al lavoro di tante persone straordinarie”. L’organizzazione ha portato aiuto immediato, ma soprattutto ha puntato sulla costruzione di autonomia e indipendenza delle comunità. “Nell’immaginario comune – spiega l’autore – la cooperazione si riduce spesso all’atto di portare cibo e salute ai bambini in Africa; noi, invece, fin dalla nostra nascita abbiamo lavorato insieme alle popolazioni. Attualmente diamo lavoro a quasi un migliaio di persone, tra personale europeo e personale assunto nei Paesi di intervento”.

Secondo l’ultimo bilancio sociale, Cesvi ha gestito in un anno 127 progetti in 27 Paesi, raggiungendo oltre 1,7 milioni di persone grazie alla collaborazione con 139 partner locali, applicando un modello di intervento basato sul motto: “Fare bene il bene”.

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“Cesvi ha importanti progetti per il futuro. Al centro restano le attività di emergenza: in questo momento continuano i lavori in Ucraina e siamo entrati recentemente a Gaza dove stiamo portando aiuti alle popolazioni più deboli e impoverite. Nel frattempo riparte alla grande il progetto di sviluppo della produzione di arance in Zimbabwe, su cui c’è un grande impegno da parte di tutta l’organizzazione. Poi continuano tutte le attività di appoggio e di sostegno alle “Case del sorriso“ per le persone più deboli e fragili, in molte capitali del mondo. Cesvi ha anche avviato un processo di avvicinamento alle università italiane proprio per coinvolgere le giovani generazioni nelle attività di cooperazione allo sviluppo. In particolare, partirà alla Iulm di Roma il master “Comunicare la cooperazione e lo sviluppo“”.

“Il nostro lavoro non si ferma – spiega la presidente di Cesvi Gloria Zavatta –. La solidarietà non è un’azione episodica, ma un impegno continuo”. Due restano i punti fermi: continuare a essere presenti nei Paesi in via di sviluppo e sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sui temi della cooperazione e solidarietà internazionale. Tra i sostenitori storici, gli attori Alessio Boni, che con Cesvi è stato in Ucraina e in altre aree colpite da emergenze “dimenticate”, come l’Uganda, e Lella Costa, ambasciatrice Cesvi. “Esserlo – sottolinea – è un privilegio. Significa credere che anche nei luoghi più remoti ci sia sempre spazio per la speranza”.



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