“Oltre il conflitto” – Ravenna24ore.it

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Presentata la diciottesima edizione dell’evento promosso dal Comune di Ravenna

La diciottesima edizione del Festival delle Culture ha come titolo “Oltre il conflitto” e propone una riflessione partendo dalle parole di Eleanor Roosevelt: “Dove iniziano i diritti umani? In piccoli luoghi, vicini a casa, così intimi e concreti che non appaiono su nessuna mappa del mondo”. Perché la difesa della dignità delle persone parte dagli spazi abitati quotidianamente: i quartieri, le scuole, i luoghi di lavoro, le abitazioni.

L’edizione 2024, straordinariamente partecipata, intitolata “Di terre vicine e lontane”, ha accompagnato la cittadinanza in una riflessione sul rapporto tra la tutela dei diritti umani e i grandi cambiamenti globali, animando la città con oltre 50 eventi, che hanno registrato più di 46.000 presenze.

Questa edizione mantiene immutati l’impegno e l’intensità sui temi dei diritti umani, del dialogo interculturale e della solidarietà. Si propone di approfondire l’importanza della conoscenza e dell’impegno di ciascuno per una società più libera e giusta, per contribuire a un nuovo umanesimo multipolare, soluzione pacifica, solidale e alternativa per andare oltre i conflitti presenti e futuri. Comprendere la complessità della realtà che viviamo permette di andare oltre i pregiudizi, contrastando attivamente, in ogni ambito e luogo, le discriminazioni e il razzismo in tutte le sue forme.

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Il Festival delle Culture, promosso dal Comune di Ravenna – unità organizzativa Politiche per l’immigrazione e la cittadinanza, si avvale della collaborazione di istituzioni culturali, comunità migranti, associazioni, enti del terzo settore, cittadini e del contributo di artisti e intellettuali. L’obiettivo è affrontare i grandi temi interculturali, utilizzando i diversi linguaggi esistenti – letterario, musicale, artistico, teatrale, giornalistico – per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della convivenza civile.

“Ravenna si prepara ad una nuova edizione del Festival delle Culture – dichiara il sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia – che anche quest’anno porrà al centro della sua ricca proposta tanti spunti per riflettere su temi centrali del nostro tempo come i diritti umani, il dialogo interculturale e l’integrazione sociale su più alti livelli. Insieme alle tante realtà che hanno collaborato alla realizzazione di una ricca e articolata programmazione sarà possibile attraversare queste tematiche alla luce di molteplici linguaggi, artistici e non solo. In primis la musica, attraverso la virtuosa collaborazione instaurata con Ravenna Festival. Anche quest’anno poi sarà dato ampio spazio a momenti di approfondimento dedicati ai giovani, anche attraverso il coinvolgimento del mondo della scuola, con percorsi di lettura ma anche laboratori e workshop. E ancora, focus per riflettere insieme sulla violenza di genere e tanto altro. Un Festival che amplia i suoi confini nel segno della coesione e dell’inclusione, contro ogni forma di discriminazione”.

LA MUSICA

Quest’anno saranno potenziati gli eventi musicali, che rappresentano un linguaggio universale, soprattutto per i giovani, grazie alla preziosa collaborazione con Ravenna Festival.

“Se il profondo legame di Ravenna Festival con la città si esprime da sempre anche nel celebrare Ravenna come crocevia di popoli e culture, la collaborazione nata l’anno scorso con il Festival delle Culture non poteva che essere destinata a crescere nel tempo – sottolinea Antonio De Rosa, Sovrintendente di Ravenna Festival – Siamo lieti che già da quest’anno il dialogo si presenti ancora più articolato e ricco: da una parte, infatti, il programma musicale del Festival delle Culture è stato organizzato in collaborazione con Ravenna Festival e in particolare con il suo co-Direttore Artistico Franco Masotti; dall’altra la seconda edizione della rassegna ecosostenibile e diffusa ‘Romagna in fiore’, creata da Ravenna Festival, includerà uno speciale evento immaginato con il Festival delle Culture e all’insegna dell’inclusione. Non meno importante l’iniziativa con cui, attraverso questa collaborazione, raggiungiamo le tante e diverse comunità che oggi sono parte dell’identità di Ravenna per offrire loro nuove opportunità di accesso agli spettacoli, a partire dagli appuntamenti della Stagione invernale del Teatro Alighieri.”

Kamilya Jubran (Foto Jeff Humbert)

“Nonostante il festival abbia fin dai suoi primi anni dato ampio spazio alle musiche del mondo mediterraneo, del medio e dell’estremo oriente, era rimasta una importante lacuna: quella della Palestina e del suo sfortunato popolo – spiega Franco Masotti, co-Direttore Artistico di Ravenna Festival – Ora è grazie alla partnership con il Festival delle Culture che possiamo proporre la prima rassegna mai realizzata in Italia – e in un momento così tragico – dedicata alla diaspora palestinese, con quattro significative/i artiste/i di diversa area stilistica. La musica darà voce alla nostalgia per la propria terra”. Ne saranno espressione Rasha Nahas, che si esibirà sul palco del Teatro Rasi il 24 aprile alle 21, Kamilya Jubran (23 maggio ore 21 al Teatro Alighieri), i 47Soul (24 maggio ore 21 al Teatro Alighieri) e Bashar Murad (25 maggio ore 21 al Teatro Alighieri). Inoltre è in preparazione una sorpresa per la manifestazione “Romagna in fiore”.

LA LETTERATURA E IL TEATRO

Sul piano letterario il percorso di lettura coinvolge quest’anno anche gli istituti comprensivi. È un format divenuto ormai un carattere distintivo del Festival delle Culture: inizia con la scelta di un libro che viene donato agli studenti, che lo leggeranno in orario scolastico ed extrascolastico, e si conclude in un incontro con l’autore. In due anni oltre 2500 giovani, supportati dagli insegnanti, hanno letto testi di grande valore letterario e si sono confrontati su temi contemporanei con scrittori di rilievo internazionale come il premio Nobel Abdulrazak Gurnah, Maaza Mengiste, Kader Abdolah, Viola Ardone.

Quest’anno è stato scelto il romanzo “Mi limitavo ad amare te” della scrittrice Rosella Postorino, che racconta le vicende di un gruppo di ragazzi bosniaci accolti in Italia durante il conflitto dei Balcani. “Questo testo ci permette non solo di parlare di una guerra esplosa solo qualche decennio fa a pochi chilometri da Ravenna, in Europa, di cui i giovani sanno poco, ma di affrontare con la giusta distanza tematiche attuali e complesse quali il rapporto tra democrazia, consenso e nazionalismo, il rischio genocidario, la tutela delle minoranze in un paese multiculturale, la fragilità delle organizzazioni internazionali e sovranazionali nate dopo la seconda guerra mondiale” spiega Paolo Fasano, responsabile dell’unità organizzativa Politiche per l’immigrazione e la cittadinanza. È inoltre un tema strettamente connesso alla recente storia del nostro territorio. L’assessora all’Immigrazione Federica Moschini ricorda che “nel 1993, nel pieno della guerra in Bosnia, la comunità ravennate accolse per la prima volta dei profughi di guerra, 171 cittadini bosniaci, manifestando una profonda sensibilità, eredità del passato – pensiamo all’accoglienza nel dopoguerra dei bambini dal Meridione – che si conferma anche nella storia attuale della città, come abbiamo avuto modo di verificare più di recente per l’emergenza ucraina o durante e dopo l’alluvione che ha colpito tutti. Il valore della solidarietà è senza dubbio scolpito nel dna della nostra comunità”. La guerra degli anni ’90 nella ex-Jugoslavia è un’occasione per parlare di come, anche oggi, le democrazie possano cedere il passo ai nazionalismi e di come sia possibile che comunità multiculturali pacificamente conviventi si sgretolino, schiacciando i diritti umani e costringendo le popolazioni alla fuga.

Il percorso di lettura delle scuole superiori, che coinvolge 900 ragazzi, si concluderà con l’incontro con Rosella Postorino, che risponderà alle domande degli studenti il 23 maggio alle 10 al Teatro Alighieri.

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Il percorso dedicato agli studenti delle scuole medie prevede invece la lettura del testo “Fortunatamente Nera. Il risveglio di una mente colonizzata” della giovane scrittrice italo senegalese Nogaye Ndiaye. Il tema è quello del razzismo interiorizzato, tra la negazione di una parte della propria identità, il bisogno di accettazione e il faticoso e spesso sofferto percorso di riappropriazione delle origini familiari. La scrittrice incontrerà gli studenti il 24 aprile alle 10 al Teatro Rasi e il 21 maggio alle ore 10 a Palazzo Grossi di Castiglione di Ravenna nell’ambito della Festa dell’incontro.

Per le giovani generazioni anche due nuovi appuntamenti: il workshop di danza Sabar previsto per l’8 e 9 febbraio al Residence Villa Marina a Marina di Ravenna e una due giorni di sport, laboratori e musica il 9 e 10 maggio al quartiere Darsena. Gli eventi sono in collaborazione con le associazioni Tumm e Lucertola Ludens.

Altri appuntamenti di approfondimento per gli studenti e la cittadinanza sono previsti presso alla sala Muratori della Biblioteca Classense: uno, già svoltosi il 23 gennaio, sulla dissoluzione della Jugoslavia e le cause della guerra nei Balcani con il professor Francesco Privitera, gli altri si terranno il 10 marzo alle 17:30 con la scrittrice Elvira Mujčić, autrice di “La buona condotta” che, partendo da un fatto realmente accaduto all’indomani dell’indipendenza del Kosovo, racconta una storia emozionante, mostrando come un futuro migliore possa sempre sorgere anche nelle condizioni più avverse, grazie all’impegno di singoli uomini e donne, nonostante la propaganda e le manipolazioni; il 14 marzo alle 10 con l’incontro “Ricordi di guerra, lezioni di pace” verrà proposto il racconto di testimoni diretti che quella drammatica esperienza l’hanno vissuta in prima persona, attraverso le parole del professor Emir Šehić. Infine lo spettacolo “1993: Ravenna città aperta” a cura di Ravenna Teatro, il 13 maggio alle 18 al Teatro Rasi, ultimo appuntamento della rassegna “Storie di Ravenna”, racconterà con il linguaggio del teatro una toccante storia di accoglienza della comunità ravennate.

IL SOCCORSO IN MARE

Ravenna è stata designata dal governo porto sicuro di sbarco e dal dicembre 2022 ad oggi ha gestito 16 sbarchi di naufraghi. Il 29 maggio alla sala Muratori della Biblioteca Classense alle 10 verrà affrontato il tema del soccorso in mare, con rappresentanti di ong e istituzioni, giornalisti e giuristi, con il convegno Mediterraneo oggi: libertà di muoversi, dovere di salvare sulla situazione attuale e sulle proposte per una migliore gestione del fenomeno, organizzato con il giornalista e scrittore Vittorio Longhi. “Le controverse politiche migratorie degli ultimi anni spingono a una riflessione rigorosa sull’attualità di questi valori e dei diritti sanciti dalle Nazioni Unite dopo i peggiori conflitti del Novecento. Il Festival sarà l’occasione per discutere dell’efficacia di tali politiche, dal soccorso in mare all’integrazione. Ravenna – afferma Vittorio Longhi, direttore editoriale di Carta di Roma – rappresenta il luogo ideale in cui avviare questo dibattito, che va dal livello locale a quello internazionale, proprio per la sensibilità e l’impegno dimostrati dalla città verso la questione complessa dell’accoglienza”.

La Manica Lunga della Biblioteca Classense ospiterà la mostra della Life Support, la nave Sar (Search and rescue) di Emergency che opera nell’area del Mediterraneo centrale. I 20 scatti raccontano le fasi di avvistamento, soccorso e accoglienza vissute dallo staff di bordo e dai naufraghi. L’inaugurazione si terrà il 12 aprile alle 11 e la mostra sarà visitabile fino al 31 maggio. È Promossa da Emergency Ravenna in collaborazione con l’Istituzione Biblioteca Classense.

TUTTI I VOLTI DEL FESTIVAL

La mostra “Along the border” della fotografa Chiara Fabbro, che sarà esposta presso l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 17 marzo al 18 aprile, costituisce una potentissima narrazione di quanto avviene ancora oggi lungo la rotta balcanica, le condizioni di vita delle persone, i respingimenti collettivi e a catena, di come stia cambiando la tutela dei diritti umani lungo i confini orientali dell’Unione Europea nel silenzio assordante dei media. Il suo lavoro arriva diretto al cuore di ciascuno di noi, ci racconta la resilienza e l’indomita speranza di protagonisti tragici in un’epica dei diritti umani.

Sul tema del conflitto in Ucraina con l’associazione Malva sarà inaugurata il 1° marzo alle 16:30 alla Casa delle Culture la mostra fotografica “Check-point Kyiv. L’invasione dell’Ucraina raccontata sul campo”, del giornalista Pierfrancesco Curzi, che sarà visitabile fino al 23 marzo.

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Centrale nella programmazione del Festival è anche l’evento “La forza del coraggio: diritti umani in Iran”, un dialogo tra l’attivista Taghi Rahmani e Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty International Italia. Taghi Rahmani, giornalista e scrittore iraniano, sposato con la premio Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi, trattenuta ancora in Iran in libertà vigilata, è un professore universitario in esilio che ha dedicato la propria vita al riconoscimento dei diritti umani e delle libertà. Per questa sua attività ha trascorso quattordici anni in prigione e subito torture in Iran. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Università di Bologna.

Il 26 aprile alle 11 sarà inaugurata la mostra “In fuga” della pittrice Gabriella Costanzi, nello spazio espositivo PR2, visitabile fino all’8 maggio. I ritratti dei migranti richiamano con grande potenza espressiva l’altro volto del conflitto, quello dell’umanità, dei rifugiati, delle persone in fuga per la sopravvivenza.

Il 29 aprile alle 10 gli studenti degli istituti comprensivi concludono in piazza del Popolo il percorso laboratoriale della “Bussola della pace” con l’evento finale “Giochiamo alla Pace”, a cura della Rete interculturale sui temi dell’immigrazione (Riti) in collaborazione con La Carovana dei pacifici.

Talvolta i conflitti più insidiosi sono quelli che si incontrano nel quotidiano, che hanno a che fare con l’identità, con i corpi da ciascuno abitati, strumento a volte di emancipazione e di espressione per occupare lo spazio all’interno della società, altre di razzializzazione e discriminazione. Proprio di questo ha parlato Nadeesha Uyangoda, autrice del libro “Corpi che contano”, il 22 gennaio alla sala Muratori della Biblioteca Classense, mentre dal 21 febbraio al 3 marzo al cinema Mariani oltre 1.300 studenti delle scuole superiori assisteranno alla proiezione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”.

Per la “Settimana contro il razzismo”, che celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in memoria delle vittime del massacro di Sharpeville del 21 marzo 1960, uccise mentre manifestavano in modo pacifico contro l’apartheid, il 20 e 21 marzo, sempre alla sala Muratori alle 10, ci sarà l’incontro con i capi delle comunità Khoisan del Sudafrica orientale, che attraverso due documentari parleranno del loro processo di riappropriazione dell’identità culturale indigena. L’evento sarà in lingua inglese ed è organizzato in collaborazione con la Nelson Mandela University del Sudafrica.

I capi delle comunità Khoisan del Sudafrica orientale

Il Festival prosegue poi con l’installazione in piazza Kennedy dell’opera “Ci sono amori senza paradiso” dell’artista e attivista Gianluca Costantini dal 15 aprile al 22 maggio, opera di forte monito contro la violenza di genere, che sarà inaugurata alle 17 del 15 aprile.

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Sempre sulla giustizia di genere, le disuguaglianze sistemiche, le barriere culturali e sociali che ancora oggi limitano le opportunità e la libertà di autodeterminazione sarà proposto agli studenti delle scuole superiori lo spettacolo “Un’ultima cosa” di e con Concita De Gregorio il 15 febbraio alle 10 al Teatro Alighieri in collaborazione con l’unità organizzativa Politiche di genere e Volontariato.

Il tema della tutela del lavoro viene affrontato il 13 marzo ricordando la strage della Mecnavi con lo spettacolo “In fondo a una nave” della compagnia Quarto Quinto Atto alle 10 al Teatro Rasi. Dall’11 al 13 marzo alla sala Muratori della Biblioteca Classense si svolgerà la spring school dal titolo “Sfruttamento del lavoro e caporalato: prevenzione, supporto alle vittime e risposta penale”. Per la prima volta tutti gli attori, nazionali e locali, coinvolti nelle diverse azioni di prevenzione e contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato, nonché di tutela delle vittime, si ritrovano per confrontarsi sugli scenari e su come migliorare l’efficacia e l’integrazione delle politiche. L’iniziativa è in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Prefettura di Ravenna, Università di Bologna, Ausl Romagna e associazione MondoDonna.

La rassegna “Scritture di Frontiera”, oltre agli incontri con le scrittrici Elvira Mujcić e Nadeesha Uyangoda, completa il proprio percorso il 16 aprile alle 17:30 con Nicoletta Verna, nella sala Muratori della Biblioteca Classense, che con il romanzo “I giorni di Vetro” affronta il ritratto di una figura femminile vittima di pregiudizi e violenza durante il fascismo.

Sempre sul tema del fascismo e del colonialismo il 19 febbraio alle 10 alla sala Muratori della Biblioteca Classense verrà celebrata la giornata dedicata al ricordo delle vittime del colonialismo italiano in Africa con la proiezione del documentario “Pagine nascoste” di Sabrina Varani e la partecipazione della regista e di Siid Negash. Il film riporta alla memoria l’attentato al viceré Rodolfo Graziani ad Addis Abeba, a cui seguirono selvaggi rastrellamenti, torture e atroci massacri della popolazione civile.

Diversi sono gli eventi in collaborazione con l’Associazione nazionale partigiani di Ravenna nell’ambito della rassegna “Esperienze di Resistenza”, tra i quali si segnalano: l’8 marzo alle 15 alla sala Ragazzini di largo Firenze la presentazione del libro “Non avendo mai preso il fucile in mano. Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939”, con la partecipazione di Marco Puppini e Laura Orlandini, e il 3 maggio alle 17 alla sala Muratori della Biblioteca Classense il seminario “Dalla guerra di Spagna alla Resistenza in Romagna passando da Ventotene” con il racconto dell’esperienza di partigiani ravennati.

Il 7 e 8 giugno alla Rocca Brancaleone la cittadinanza è invitata alla seconda edizione di “Culture migranti alla Rocca”, un weekend all’insegna della convivialità e della partecipazione. Due giorni ricchi di musica, giochi, laboratori e buonissima cucina dal mondo, in collaborazione con l’associazione Italia Cuba, la Rete interculturale sui temi dell’immigrazione (Riti), le associazioni della diaspora e le comunità di migranti.

Infine il Festival collabora alla mostra dell’Istituzione Biblioteca Classense “Il Genio Vagante. Negri, Gessi e Matteucci: storie di viaggiatori tra Seicento e Ottocento” e sostiene anche quest’anno Cinespeyer, rassegna di film all’aperto presso i giardini Speyer, che affronta il tema dei respingimenti lungo la rotta balcanica, di chi subisce il conflitto e tenta di costruire un futuro migliore, nonché il progetto “Sottocasa” dell’associazione Sguardi in camera al quartiere Darsena.

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Viene confermata la gratuità di tutti gli eventi per gli studenti e le studentesse delle scuole e del Campus di Ravenna, nonché per i ragazzi dei progetti di accoglienza, perché la cultura sia il più possibile accessibile a tutti.



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