Ultimi giorni del bando per candidarsi a oltre 2500 progetti . Abodi: «Fondi garantiti per il triennio».Ma gli enti chiedono stabilità definitiva, meno burocrazia e modifiche sui tempi.La campagna «Quanto vale il futuro»
I giovani dai 18 ai 29 anni non ancora compiuti hanno un appuntamento: è quello con il Servizio civile universale. Sono più di 62mila i posti disponibili per il 2025 e chi vuole può fare domanda per il nuovo bando fino al 18 febbraio, salvo ulteriori proroghe, per candidarsi in 2.508 progetti: 2.324 in Italia e 184 all’estero. «Per noi è una grande opportunità, perché fra i 18 e i 28 anni cerchiamo di capire quale sarà il nostro futuro. Il Servizio civile ci può aiutare a fare una scelta»: a sostenerlo è Vittorio Bruciamacchie, rappresentante nazionale degli operatori. Aggiunge: «Ti dà un briciolo di indipendenza economica. Ne abbiamo bisogno, siamo già un po’ adulti ed essere dipendenti sempre dai genitori ci può pesare». Vale di più il valore formativo dell’esperienza. «Prendiamo confidenza con un mestiere – continua Bruciamacchie – anche se un mestiere non è». Il compenso mensile è di 507,3 euro per 25 ore settimanali in progetti che dureranno dai 10 ai 12 mesi.
Quattro cicli
Al Sud la risposta dei giovani è più alta, meno al Centro e ancora meno al Nord. Ma il Governo ha trovato a fine anno 50 milioni di euro in più da aggiungere ai 220 già stanziati: investimento che ha permesso di raggiungere una quota considerevole di posti richiesti dagli Enti che presentano i progetti, siano pubblici o del Terzo settore. «Per la prima volta nella storia del Servizio civile – spiega il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi – il nostro governo lo ha stabilizzato economicamente per i prossimi 3 anni, stanziando 650 milioni di euro fino al 2027, investendo anche nel servizio civile digitale col finanziamento di quattro cicli annuali su ambiente, agricoltura e Giubileo 2025. In questi due anni di mandato – aggiunge – ho cercato di fornire nuovi impulsi alle politiche giovanili proprio a partire dal Servizio civile universale, al quale abbiamo garantito un oggettivo salto di qualità di percezione della sua utilità, introducendo nel 2023 un comma nella Legge 74/2023 sulla Pubblica Amministrazione che prevede una “riserva” del 15% nei concorsi pubblici non dirigenziali per chi abbia completato un anno di servizio».
Dall’indagine condotta dal Ministero su 40mila giovani in servizio è emerso che già il 12% di loro ha dichiarato di averne usufruito nella partecipazione a bandi della pubblica amministrazione. Il bilancio degli enti per l’operato del governo sul tema è positivo, con qualche aggiustamento ancora atteso. «Dobbiamo dare atto che il governo – afferma Laura Milani, presidente di Cnesc, la Conferenza nazionale degli enti di servizio civile – ha investito risorse importanti. Parliamo di almeno 50mila posizioni ogni anno. Il nostro obiettivo è però l’universalità, cioè permettere a tutti i giovani di farlo. Siamo fiduciosi che ci sia una disponibilità e che la stabilizzazione entri a sistema».
Rimane infatti il timore degli enti di ritornare a un regime di precarietà. Motivo per cui hanno lanciato la campagna «Quanto vale il futuro» per chiedere al governo di garantire un fondo ordinario stabile che garantisca ogni anno l’avvio di almeno 60mila operatori volontari. Enrico Maria Borrelli presiede la Consulta nazionale per il Servizio civile universale e spiega: «Ci sono enti che accolgono i giovani e li accompagnano nelle strade di crescita e di impegno quotidiano. Questo governo ha stanziato risorse e non ci ha fatto attendere l’ennesima Legge di bilancio per sperare che fossero sufficienti a garantire un contingente minimo e soddisfacente. Questo consente agli Enti di fare un investimento anche a medio termine e mettere a disposizione risorse proprie per valorizzare il servizio civile e sostenere i costi».
Mobilità
La richiesta al governo è dunque di stabilizzare i fondi, ma è anche di alleggerire il carico burocratico: «C’è ancora – aggiunge infatti Borrelli – un sovraccarico di oneri amministrativi, organizzativi ed economici. Il rischio è che l’esperienza divenga adempimento amministrativo dove la firma giornaliera è più importante del compito quotidiano». Anche per questo vengono sollecitati maggiore comunicazione, un coinvolgimento più attivo e tempi meno lunghi. «C’è da rilanciare la comunicazione specialmente sui social – riprende Milani – e vanno interpellate le scuole e le università. Incentivare la mobilità favorirebbe la copertura dei posti. Permettere anche vitto e alloggio a giovani che sono più isolati e distanti e non hanno servizio civile nelle zone dove vivono». Poi le tempistiche: il bando esce prima di Natale, le candidature possono essere fatte fino a febbraio per un’esperienza che inizia a maggio. «Sarebbe meglio l’uscita a primavera – conclude Milani – e l’avvio del servizio civile a settembre. Perché l’anno dei giovani parte a settembre. Farebbe la differenza».
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