L’Iran ha condannato fermamente le nuove sanzioni finanziarie imposte dagli Stati Uniti, definendole “illegali” e “ingiustificate“. Le sanzioni riguardano la vendita di petrolio greggio iraniano alla Cina, accusata di finanziare – secondo gli Usa – le attività militari di Teheran.
Sanzioni contro la rete di esportazione petrolifera iraniana
Nella giornata di ieri, giovedì 6 febbraio, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni contro una “rete internazionale” accusata di facilitare la spedizione di milioni di barili di petrolio greggio iraniano alla Cina per un valore di centinaia di milioni di dollari. Secondo il Tesoro americano, i proventi della vendita di petrolio vengono utilizzati per finanziare il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e le sue operazioni nella regione.
La dichiarazione del Dipartimento del Tesoro sottolinea che queste entrate servono a sostenere gruppi come Hamas e Hezbollah, entrambi designati come organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti. Il petrolio sarebbe stato trasportato per conto dello Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane attraverso società di facciata, tra cui la Sepehr Energy Jahan Nama Pars, già colpita da precedenti sanzioni.
La reazione dal governo di Teheran: “misure illegali e violente”
La reazione iraniana non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, il portavoce del Ministero degli Esteri, Esmaeil Baqaei, ha definito le sanzioni “una decisione illegittima, illegale e violenta“, che impedisce all’Iran di svolgere commercio legale con i propri partner economici, in particolare con la Cina. “Questa misura è completamente ingiustificata e contraria alle regole internazionali“, ha aggiunto Baqaei, accusando gli Stati Uniti di violare sistematicamente il diritto internazionale.
Anche la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, è intervenuta esprimendo un forte disappunto . “Nessun problema sarà risolto negoziando con l’America“, ha specificato durante un incontro con i comandanti dell’esercito iraniano. “Se gli Stati Uniti violano la sicurezza della nazione iraniana, risponderemo senza esitazione“.
Khamenei ha anche criticato la strategia americana di imporre sanzioni come strumento di pressione. “Gli americani fanno dichiarazioni su di noi, esprimono opinioni e lanciano minacce. Se ci minacciano, noi li minacceremo. Se mettono in atto le loro minacce, noi metteremo in atto le nostre. Se attaccano la sicurezza della nostra nazione, attaccheremo la loro sicurezza senza esitazione“, ha dichiarato.
Una lunga storia di sanzioni
Le nuove sanzioni rientrano nella politica di sanzioni degli Stati Uniti contro l’Iran, reintrodotta dopo il ritiro di Washington dall’accordo sul nucleare iraniano nel 2018. Questa strategia mira a isolare economicamente l’Iran e a costringerlo a negoziare nuovi termini sul proprio programma nucleare e sulle attività regionali.
L’amministrazione statunitense accusa l’Iran di perseguire un programma nucleare militare e di sostenere organizzazioni armate nella regione. Teheran, invece, ha sempre negato di avere obiettivi militari nel proprio programma nucleare, definendo le accuse americane come “propaganda politica“.
Nonostante le forti pressioni economiche e diplomatiche, l’Iran continua a vendere petrolio a diversi Paesi, tra cui la Cina, sfidando le sanzioni americane e mantenendo una posizione di resistenza alle richieste statunitensi.
Rischi di escalation nei rapporti futuri
L’attuale crisi diplomatica tra Stati Uniti e Iran rischia di aggravarsi ulteriormente, soprattutto in un contesto internazionale già segnato da tensioni geopolitiche elevate. L’Iran ha avvertito che ogni tentativo americano di violare la sicurezza del Paese riceverà una risposta immediata e proporzionata.
Per ora non si registrano segnali di distensione. Al contrario, le dichiarazioni di Khamenei e le nuove sanzioni indicano una fase nei rapporti tra i due Stati, che potrebbe protrarsi, con pesanti conseguenze sia per l’economia iraniana sia per la stabilità della regione.
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