Pensioni, cos’è davvero Quota 89 in vigore nel 2025 e a cosa serve

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Nel 2025 debutta una nuova misura di accesso alla pensione? Non proprio. Per quanto se ne sia parlato molto in questi giorni, non esiste una “nuova” Quota 89, in quanto la legge di Bilancio 2025 non ha ampliato l’elenco delle misure con le quali è possibile andare in pensione.

Sono state apportate delle modifiche, quello sì; e tra le più importanti ci sono quelle sulla pensione anticipata contributiva, prevista dalla stessa legge Fornero e riservata a quei lavoratori che hanno maturato contributi esclusivamente dopo il 1° gennaio 1996 (oppure per chi ricorre al Computo della Gestione Separata).

Ed è proprio questa misura a essere stata “ribattezzata” Quota 89, nome a cui si è arrivati semplicemente sommando l’età anagrafica richiesta per poter smettere di lavorare ricorrendo a questa opzione e gli anni di contributi previsti.

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Non bisogna però commettere l’errore di pensare che si tratti di un miglioramento rispetto agli anni scorsi. Anzi, va sottolineato che rispetto al passato la pensione anticipata contributiva è persino peggiorata. Non va letta quindi come una novità positiva, anche perché nella stessa legge di Bilancio viene avviato un percorso che nei prossimi anni porterà a un ulteriore restringimento della platea di coloro che potranno accedere a questa misura.

Quindi, una Quota 89 esiste per quanto il nome ufficiale sia un altro (pensione anticipata contributiva appunto), ma non è una novità. È vero anche che si tratta di una misura alquanto flessibile consentendo l’accesso alla pensione persino con 3 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia. Tuttavia, va anche detto che accedervi non è per niente semplice, in quanto a fianco dei requisiti contributivi e anagrafici ne abbiamo anche uno di tipo economico. Andare in pensione in anticipo, infatti, viene consentito solamente a coloro che raggiungono un assegno di un certo importo, assicurandosi così che una volta andati in pensione abbiano una rendita sufficiente per vivere senza dover chiedere il sostegno dello Stato.

Cos’è Quota 89

Come anticipato, Quota 89 non è altro che un altro modo di chiamare la pensione anticipata contributiva, riservata a chi rientra esclusivamente nel regime contributivo (quindi chi ha un’anzianità contributiva successiva all’1 gennaio 1996 oppure coloro che ricorrono al computo della Gestione Separata).

Nel dettaglio, questa misura richiede di soddisfare tanto un requisito anagrafico quanto uno contributivo, pari a:

  • 64 anni di età;
  • 25 anni di contributi.

Al tempo stesso, come già abbiamo avuto modo di spiegare, serve aver raggiunto un determinato importo di pensione, calcolato prendendo come parametro di riferimento l’Assegno sociale, ossia quella prestazione assistenziale spettante al raggiungimento dei 67 anni a coloro che sono in una situazione economica di difficoltà. Nel dettaglio, viene stabilito che per accedere a questa opzione di pensionamento l’assegno deve essere almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale, quindi circa 1.616 euro nel 2025.

Questa soglia è più bassa per le lavoratrici con figli: si scende infatti a 2,8 volte il valore dell’Assegno sociale per chi ha un figlio, quindi 1.508,33 euro, e a 2,6 volte per chi ne ha almeno due, quindi 1.400,59 euro.

Una novità di quest’anno è che a questi importi si può arrivare anche cumulando alla pensione maturata il rendimento garantito da un fondo pensione al quale si è iscritti, una modifica che il governo spera possa incentivare le adesioni ai fondi pensione complementari potenziando così il secondo pilastro previdenziale.

Quota 89 sta per cambiare

Come anticipato, però, in legge di Bilancio 2025 viene tracciato un percorso che porterà all’addio di Quota 89 che diventerà Quota 94. Questo perché non saranno più sufficienti 25 anni di contributi (ricordiamo che fino al 2024 ne bastavano 20) per accedere a questa misura di pensionamento anticipato, in quanto si salirà fino a un minimo di 30 anni.

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E non è tutto, perché il peggioramento della pensione anticipata verrà attuato anche alzando la soglia minima richiesta per accedervi che sempre a decorrere dal 2030 salirà a 3,2 volte il valore dell’Assegno sociale che a sua volta nel frattempo aumenterà per effetto della rivalutazione annua applicata sulla base dell’inflazione accertata.



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