Fracassi (Flc Cgil): «Stupita da Bernini: a parole è contro il precariato, ma lo aumenta»

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Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil, avete presentato un nuovo piano straordinario di assunzioni all’università per non disperdere la generazione di ricercatori cresciuti in questi anni. In cosa consiste?
Prevediamo la creazione di 45 mila posti circa tra docenti, tecnologi, contratti di ricerca, tecnici amministrativi e bibliotecari. È un’operazione pluriennale che prevede un finanziamento di due miliardi di euro per incrementare gli organici e stabilizzare oltre 30 mila precari che tengono in piedi l’università, mentre altri tre servirebbero per tagliare le tasse di iscrizione e rilanciare gli atenei.

 

Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil scuola e università

Nuove bolle di precariato possono riformarsi. Cosa si può fare per fermare il meccanismo?
Gli atenei non possono fare affidamento solo sui fondi dei progetti di ricerca, servono investimenti strutturali e adeguati. Si stenta ancora a comprendere lo stretto legame tra l’investimento nella conoscenza e la crescita civile e sociale. E così si lascia spazio a chi pensa che l’università pubblica debba essere superata e che bisogna dare spazio al mercato. In effetti è quello che sta accadendo con le università telematiche. La loro crescita sta avvenendo a scapito dell’università pubblica e in condizioni di lavoro a dir poco problematiche.

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Oltre ai fondi non servirebbe un ripensamento della logica della valutazione che ha cambiato i modi in cui si insegna e si fa ricerca?
Non c’è dubbio. Ma noi oggi abbiamo un’emergenza: bisogna evitare che 40 mila precari perdano il lavoro.

Lo stesso può accadere per gli oltre 5 mila precari degli enti di ricerca…
Grazie alle opposizioni nella legge di bilancio è stato fatto un piccolo sforzo: sono stati stanziati 9 milioni che stabilizzeranno 170 precari del Cnr. Il problema è che tutti gli altri sono scoperti. Tremila solo al Cnr. Il governo deve fare la sua parte. Non può fare finta di niente.

Questa situazione è stata creata con il Pnrr. Che senso ha stanziare tanti soldi che non servono a dare un lavoro stabile e spesso nemmeno lo prevede?
Questo è il problema. Gli investimenti del Pnrr avrebbero dovuto essere accompagnati da stanziamenti ordinari e strutturali da parte dello Stato. Non è accaduto. Tra il 2026 e il 2027 migliaia di ricercatori perderanno il lavoro. il problema c’è anche in altri ambiti.

Quali?
Gli asili nido, per esempio. Erano previsti 264.480 posti, poi si è scesi a 150.480 e ci risulta che solo il 25% dei fondi siano stati utilizzati. I comuni non possono farsi carico della gestione perché non hanno le risorse. I fondi straordinari non sono stati accompagnati da sufficienti fondi ordinari per garantire la funzionalità del servizio e il personale necessario.

Sabato e domenica a Bologna i ricercatori precari organizzano un’assemblea nazionale. Flc Cgil sostiene la loro lotta contro il Ddl Bernini che aumenta il precariato. Come spiega questa idea del governo?
È una lotta fondamentale, continueremo a sostenerla. Io sono stupita dalla ministra Bernini: a parole riconosce che esiste il problema del precariato, nei fatti lo aumenta. Non solo il suo Ddl non risolve il problema, ma lo peggiora ricreando figure che non esistevano più da decenni nell’università.

Avete presentato un esposto alla Commissione Ue contro il Ddl Bernini, ora in Commissione alla Camera. Perché?
Perché rischia di negare una riforma del Pnrr: il contratto di ricerca. Di fatto il Ddl Bernini lo svuota e istituisce forme atipiche di lavoro senza rappresentanza.

Non ha l’impressione che sui nuovi tagli all’università (700 milioni in 3 anni) sembra calato il silenzio?
Forse tacciono per la vergogna. È il tratto di questa fase, il governo non dà risposte e gli altri lasciano che tutto passi. Trovo insopportabile il fatto che si spenda tanta retorica sulla “fuga dei cervelli” e sulle “eccellenze” e si tace quando si tratta di denunciare i tagli che non colpiranno solo gli atenei, ma la spesa sociale, tutti i ministeri e gli enti locali.

Molti atenei sono in sofferenza per i tagli già fatti dal governo nel 2024. Cosa accadrà l’anno prossimo?
Si troveranno davanti a un’alternativa difficile: ridurre l’offerta formativa, bloccare le assunzioni o aumentare le tasse agli studenti. Non è escluso che, nel tempo, facciano entrambe le cose per fare quadrare i conti.

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Sabato 8 e domenica 9 febbraio si terrà l’assemblea nazionale di precari e precarie dell’università, a Bologna, nella storica sede di via Zamboni 38. L’obiettivo è costruire una mobilitazione nazionale, contro la riforma Bernini del pre-ruolo e i tagli al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), per il triennio 2024-2027. La due giorni arriva dopo mesi di manifestazioni locali, cominciate con lo sciopero del 29 novembre scorso, fino all’occupazione della chiesa, adiacente al Senato, di Sant’Ivo alla Sapienza del 29 gennaio. All’assemblea parteciperanno: dottorande/i, ricercatori e ricercatrici, docenti a contratto e studenti. Le adesioni arrivano da Roma, Pisa, Genova, Padova, Torino, Venezia, Firenze, Siena, Napoli, Milano, Trento. Si comincia sabato mattina con un’assemblea generale; seguiranno nel pomeriggio tre tavoli di lavoro: contro e oltre la riforma; lavorare e studiare nell’università definanziata; l’università tra guerra e militarismo; domenica mattina la plenaria conclusiva (Anna Merluzzi)



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