ecco le armi in mano all’Unione

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Benvenuti a Trumplandia. Dal suo insediamento al timone della Casa Bianca, il miliardario sta monopolizzando le attenzioni, le preoccupazioni e le discussioni di tutto il mondo. E da mesi gli europei sono fermi alla stazione ‘Panico e sgomento’ del nuovo mondo, sottolinea un editoriale del think tank Carnegie Europe a firma Rym Momtaz, direttrice di “Strategic Europe”.

Una sorta di paralisi che fa gioco al miliardario in due modi: da una parte la fatica europea nel pensare e mettere in campo contromisure dà modo a Trump di portare avanti la sua narrazione, e cioè che gli europei siano dei perdenti nel migliore dei casi, degli ipocriti che scroccano dagli Usa nel peggiore. Dall’altra, è tutto funzionale a ottenere un asservimento dei Ventisette che, dipinti come dipendenti e spauriti, potrebbero finire per crederci e comportarsi di conseguenza, come chi, soggiogato, si crede insignificante e ridotto all’irrilevanza.

Trump da tempo usa minacce, pretese e accuse – i dazi, le insufficienti spese europee per la propria difesa e per la Nato, la Groenlandia – per sottomettere il blocco. Ma gli europei non devono cascarci con tutti i piedi. Hanno delle frecce al loro arco, e se sarà il caso dovranno usarle, spiega Momtaz.

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Quali sono in concreto queste armi?

Gli Usa hanno più bisogno dell’Ue di quanto Trump non dica

In sintesi, il fatto che l’economia Usa tragga beneficio dall’Europa sotto diversi punti di vista e che gli americani abbiano da perdere molto più di quello che Trump fa mostra di credere. Proprio su questo, gli europei devono far leva senza subire passivamente le etichette che il tycoon appiccica su di loro.

Momtaz snocciola diversi dati e diversi settori che l’Europa può sfruttare per riproporzionare i rapporti di forza, senza sentirsi dei perdenti che possono solo subire:

• il 50% delle esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto (GNL) nel 2023 e il 28% di tutte le esportazioni di gas naturale degli Stati Uniti sono diretti verso tredici Paesi dell’Unione
• gli Stati Uniti sono stati i maggiori beneficiari della diversificazione dell’approvvigionamento energetico dell’Ue dopo l’invasione russa dell’Ucraina: dal 2021 forniscono quasi la metà del GNL chiesto dal blocco
• rimanendo in ambito energetico, l’Ue è potenzialmente un mercato più redditizio dell’Asia perché rinunciando al gas russo la domanda europea di gas aumenta, mentre i prezzi rimangono elevati
• il 45% di tutti gli investimenti diretti esteri che si sono riversati negli Stati Uniti nel 2023 (dati del Bureau of Economic Analysis Usa) proveniva dai Paesi dell’Ue, per un totale di 2.400 miliardi di dollari.
• allo stesso modo, privati e imprese europee investono negli Stati Uniti tre volte di più rispetto al secondo in classifica (dati del Bureau of Economic Analysis Usa). Il che significa che contribuiscono all’occupazione e all’innovazione in modo sostanzioso
le aziende Big Tech statunitensi hanno bisogno dei dati europei per continuare a sviluppare i propri prodotti
• last but not least, sul piano militare, oltre un quarto delle esportazioni di armi statunitensi è andato in Europa nel periodo 2019-2023, in aumento dall’11% del periodo 2014-18.

Per fare un esempio del potere in mano all’Ue, Momtaz evidenzia che se l’Europa inizierà a pensare di più alla propria difesa ciò significherà anche che diminuirà l’import di armi dagli Usa, provocando un danno all’industria statunitense.

Costruire un’alleanza Ue-Usa più stabile ed equilibrata

Si tratta quindi per l’Europa di giocare su un sottile equilibrio tra le pretese egemoniche e l’America First di Trump, che qualche concessione la richiederanno, e la capacità dell’Ue di non finire sottomessa, che può trovare basi solide dalla consapevolezza di avere anch’essa delle armi: se non una mannaia almeno un coltello – e dalla parte del manico.

Tutto questo, sottolinea l’editoriale, “richiede un cambiamento del DNA. I ventisette Stati membri dovranno rimanere uniti e accettare che il tempo è scaduto e non possono più evitare di negoziare nuovi termini per l’alleanza transatlantica”. E dovranno mettere da parte le proprie divisioni per recuperare una compattezza necessaria per non finire stritolata tra due fuochi: perché, se di qua ci sono gli Usa, di là c’è la Cina. Che sarebbe l’unica vincitrice dello sgretolarsi dell’alleanza atlantica.

Naturalmente nulla è gratis, tanto meno in (geo)politica. Ma, conclude Momtaz, “accettare il costo a breve termine per costruire un’alleanza a lungo termine più stabile ed equilibrata”, anche attraverso una “rinegoziazione dura e franca” tra Ue e Usa, “potrebbe essere l’unico modo per salvaguardare l’alleanza transatlantica e la prosperità a lungo termine dell’Occidente”.

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