– Paolo Condò ritiene che la ragazza di colore insultata da una madre, che l’ha chiamata “scimmia durante una partita di basket, vada salvata dalla squalifica. Invece no. Altrimenti finiremmo come sempre per fare figli e figliastri: nessun insulti, neppure il più becero, ti dà il permesso di salire sugli spalti e interloquire col pubblico. È una regola federale, sacrosanta. Altrimenti perché dovrebbe salvarsi dalla squalifica chi viene definita “scimmia” e non chi viene coperto di epiteti parimenti offensivi, come figlio di p***, schifoso, tr***, cicciona eccetera eccetera eccetera. La ragazza avrebbe potuto chiedere la sospensione della partita, protestare in altro modo, anche reagire contro la donna ma sapendo di rischiare una squalifica. Fine. Il problema è che a certi genitori andrebbe dato il Daspo. E lo dico agli allenatori, alle società, alle famiglie: chi urla sugli spalti è un pirla, non educa i ragazzi e va cacciato. Punto.
– Adoro il fatto che un pezzo della città di Piombino, soprattutto il suo tessuto imprenditoriale, chieda adesso di tenere al porto il rigassificatore che tante polemiche aveva scatenato in passato. Certo, il sindaco FdI resta contrario e se crede nella sua posizione che la tenga pure. Ma opporsi ad un’opera pubblica che porta investimenti e garantisce al Paese sicurezza energetica è un’idiozia che da FdI non mi sarei aspettato.
– Scooppone di Giacomo Salvini, del Fatto Quotidiano che pubblica le chat interne di Fratelli d’Italia, piene di parole poco cortesi nei confronti di Matteo Salvini e della Lega. Embé? Intanto fa strano che tutte queste chat interne di FdI finiscano sui giornali, Meloni dovrebbe porsi il problema. Ma soprattutto non dicono nulla: gli sms infatti risalgono ai tempi del governo Conte I, Conte II e Draghi, ovvero quando il Carroccio era al governo e i Fratelli all’opposizione. La differenza tra centrodestra e centrosinistra è che i primi riescono a superare le incomprensioni del passato. I secondi no.
– Renzi, vi giuro Renzi, quello che ha cambiato idea su tutto e tutti, chiede a Fazzolari di dimettersi perché qualche anno fa, quando era all’opposizione di Salvini, lo epitetava come “bimbominkia”. Se non fosse diventato la maschera di se stesso, Renzi farebbe anche ridere.
– Sulla questione del software spia israeliano con cui sarebbero stati attaccati i cellulari di alcuni giornalisti, la società Paragon ha deciso di interrompere il contratto con l’Italia per violazione dei termini. Ovviamente Fanpage e l’opposizione cavalcano il tutto, ignorando la smentita di Palazzo Chigi di aver ordinato dossieraggi di questo tipo, e senza considerare che in questo strambo Paese spesso pezzi dello Stato spiano anche esponenti del governo (vedi il caso Striano e quello del capo di gabinetto della Meloni). Ma fa ridere la risposta che Giuseppe Conte ha dato a David Parenzo che gli chiedeva se da presidente del Consiglio avesse avuto notizia di quel contratto con l’azienda israeliana: “”Non sono mai sceso a livello di singolo contratto e quindi non potrei dire a quando risale questo contratto ma il problema non il contratto ma l’uso che se ne è fatto”. E se lui da premier non sapeva neppure di cosa parlano i contratti e i software, pensa davvero che Meloni possa averne ordinato l’utilizzo? Su Fanpage? Suvvia…
– Semmai, fossi nei Servizi, mi preoccuperei del fatto che la loro manovra che doveva restare segreta sia stata scoperta con così palese semplicità da Meta.
– Chi scrive resta garantista sul caso dell’inchiesta in Campania. Certo: fa orrore immaginare che ancora una volta qualcuno si sia arricchito col business dei migranti. Ma, dico ma, per mettere in croce gli indagati aspetterei comunque che si celebri il processo. Semmai bisognerebbe notare l’incredibile silenzio dei grandi media (tg, giornali, siti) che normalmente sguazzano nella melma giudiziaria e che stavolta stanno tenendo ben nascosta la notizia. Quasi fosse una questione locale. Però signori miei parliamo del tesoriere Pd in una regione governata dal Pd e dove il Pd prende sempre un sacco di voti. Mica pizza e fichi. Da chi ha dedicato milioni di righe sul caso Santanché e Toti ci saremmo aspettati un altro spirito. No?
– Secondo un sondaggio mandato in onda a L’Aria che tira gli italiani hanno più fiducia nel governo che nella magistratura. E questo accade quando i magistrati, campioni di cavilli, si oppongono alla logica brandendo il diritto. Può anche non piacervi, ma portare i migranti in Albania in un centro nuovo di zecca per verificare le loro richieste di asilo in modo rapido è di una banalità disarmante. Non li stiamo mica chiudendo a Guantanamo, solo gli diciamo: vieni qui che controlliamo chi sei prima di accoglierti in Italia. Combattere questa politica, legittimamente votata dagli italiani, tirando fuori assurde questioni sui territori degli Stati Sicuri è uno dei motivi, uno dei tanti, vedasi lo scandalo Palamara e altri, per cui l’elettore medio guarda con sospetto alle toghe. Le quali, evidentemente, non l’hanno ancora capito.
– Una volta i giornali si eccitavano per l’apertura di una inchiesta o per un avviso di garanzia ai danni di un governo. Adesso basta la presentazione di una denuncia qualsiasi alla Corte Penale Internazionale, senza che vi sia l’indagine avviata, a creare un ginepraio. Ormai qualsiasi cittadino con un po’ di infarinatura di legge potrò catapultare un governo sulla graticola delle prime pagine dei media di tutto il mondo. Il che, mi sia permesso dirlo, è un tantino pericoloso.
Come ha detto Giorgia Meloni alla Ripartenza c’è un pericolo serio per l’Italia: uno fatica tanto per costruire la reputazione dello Stato e poi in due minuti viene abbattuta da una prima pagina con il volto del premier indagato per questo o per quell’altro reato.
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