Carta di Torino: «Oltre l’emergenza sull’informazione medica»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


La pandemia di Covid è stata probabilmente il fattore più macroscopico, ma certo non l’unico, che
ha spinto il mondo della medicina e quello dell’informazione a prendere atto dei cambiamenti
intervenuti nelle regole della comunicazione medico-scientifica.

È a partire da questo presupposto che l’Ordine dei Giornalisti e l’Ordine dei Medici hanno riscritto la Carta di Torino nata nel 2001 e rinnovata nel 2008, il cui obiettivo è quello di definire buone pratiche dell’informazione in questo settore.

Trascorsi quindici anni, i due Ordini hanno infatti sentito l’esigenza di aggiornare il documento per arricchire il quadro normativo e deontologico in materia e realizzare momenti comuni di
formazione, il primo dei quali è coinciso proprio con la presentazione della Carta, firmata oggi al Circolo della Stampa, Palazzo Ceriana Mayneri dai due presidenti Stefano Tallia e Guido Giustetto.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Il protocollo, pur non sostituendosi ai codici che hanno valenza nazionale per entrambe le professioni, ha l’ambizione di fornire nuovi elementi alle linee guida cui i professionisti devono attenersi per un’informazione deontologicamente e scientificamente corretta e rispettosa di diritti delle persone.

Qui è possibile scaricare la Carta di Torino

In occasione della firma della Carta, questa mattina, sono stati diversi gli interventi. Ad aprire il momento di formazione e presentazione è stato Stefano Tallia, presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte, che ha messo in evidenza in particolare quanto sia cambiato il mondo dell’informazione in ambito medico e scientifico negli ultimi anni: «Con l’Ordine dei medici – ha detto Tallia – abbiano fatto un lavoro di stesura andando a ritoccare la Carta già esistente, nata nel 2001 e successivamente rinnovata nel 2008, poiché negli ultimi anni molte cose sono cambiate in questo ambito. Abbiamo poi sottoposto la carta ai colleghi che lavorano in questo settore per avere pareri e suggerimenti, cercando di sottolinearne l’importanza soprattutto in questo momento storico, in cui il tema dell’informazione medico scientifica si è fatto molto centrale e sempre più delicato nel rapporto tra professionisti; è dal 2020, con l’avvento della pandemia, che abbiamo scoperto quanto un’informazione documentata su basi scientifiche sia fondamentale per il funzionamento democratico della società, così come è di fondamentale importanza fornirsi di fonti autorevoli, un dovere e una priorità. È chiaro che esistono carte deontologiche ed entrambi gli ordini hanno commissioni disciplinari deputate a una vigilanza in questo senso, ma questi temi crediamo debbano nascere anche dal confronto, dal dibattito, da una crescita dei momenti di formazione comune e dallo sviluppo di una coscienza collettiva, che possa approfondire meccanismi e andare oltre all’emergenza. Voglio anche ricordare in questa occasione che l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte – conclude Tallia – su questi temi ha dato anche il patrocinio al Master in Comunicazione della Scienza, altro tassello importante della formazione per sviluppare una maggiore coscienza su questi temi».

Alle parole di Tallia hanno poi fatto seguito, nel corso dell’incontro, quelle di Guido Giustetto, presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino: «Come Ordine dei medici – ha spiegato Giustetto – abbiamo sempre avuto una particolare attenzione alla comunicazione di notizie su aspetti scientifici della medicina; una delle nostre commissioni di lavoro, poi, ha proprio avuto in quest’ultimo periodo il compito di collaborare con i giornalisti per arrivare alla stesura di questa carta, che si chiama Carta di Torino come luogo della firma, ma è di fatto una carta della regione. Noi come Ordine l’abbiamo approvata in consiglio e l’abbiamo anche discussa e ci tengo a esporvi cosa ne è emerso: partiamo da un presupposto, i temi della medicina sono tutti temi sensibili, ma su tre in particolare ci siamo concentrati: il primo è il tema della salute mentale e della psichiatria, su cui c’è molta attenzione. Il secondo quello dell’infanzia e il disturbo dei comportamenti alimentari; il terzo e ultimo è il tema del cancro, dove abbiamo concordato che la prima cosa importante è quella di imparare a utilizzare espressamente questa parola. Crediamo infatti che uno dei modi per affrontare questa malattia è parlarne in termini realistici, avvicinando il tema della morte come nostro limite naturale».

(Nel link riportiamo per approfondire il convegno organizzato in ricordo del lavoro di Gigi Ghirotti)

«Inoltre – prosegue Giustetto – da parte nostra c’è la volontà di affinare alcune tematiche che sono state molto evidenti durante il Covid: è un dovere del medico quello di parlare delle cose che si sanno e si praticano, ed è altrettanto importante per il giornalista sapere chi parla con loro, conoscere la differenza tra virologo, microbiologo e altre professionalità, assicurandosi che ci sia attinenza tra l’intervistato e la sua area di competenza, per fare un’informazione più puntuale, cercando di capire le prove su cui si basano i contenuti. Un altro punto importante è quello di imparare a comunicare l’incertezza e il dubbio, basti pensare ai primi mesi del Covid, quando molto poco si sapeva e troppo si parlava senza essere adeguatamente informati; essere capaci a testimoniare in modo scientifico l’incertezza e il dubbio è uno degli aspetti della trasmissione di nozioni scientifiche. Altra questione è il racconto dell’innovazione e delle scoperte; c’è attenzione alle ricadute positive, a volte molta enfasi sulla scoperta, a volte troppa; non si deve infatti correre il rischio di creare illusioni, perché potrebbe essere un danno anche nel rapporto tra medico e paziente; c’è infine il tema della violenza negli ambulatori sanitari che nasce dalla mancanza di senso del limite che ha la vita, credo per cui che un buon lavoro può essere fatto proprio per dare un grande servizio in modo trasversale».

Tra gli interventi, Daniele Cerrato, consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti, già responsabile Tgr Leonardo Rai, mette in luce un aspetto importante che riguarda anche il linguaggio e le scelte che si fanno, da una parte e dall’altra: «In ambito di comunicazione ci sono grandi differenze tra le due categorie e questo ci pone su fronti per i quali servono mediazioni. Un esempio: nel 1994 arriva a Torino un ricercatore milanese, l’immunologo Alberto Bartorelli, il quale aveva studiato una proteina Uk 101 che poteva essere utilizzata in taluni caso di cancro con una certa efficacia, ma lui stesso nell’intervista, all’epoca, disse di non avere sicurezze, che sarebbero serviti mesi, forse anni per testare e capire qualcosa in più sull’efficacia. Io uscii con un pezzo che raccontava la vicenda in questi termini. Il giorno dopo l’intervista andò a Genova e disse le stesse cose nell’ambito di una conferenza. Il giorno seguente Il Secolo XIX uscì in prima pagina con il titolo “Trovata cura contro il cancro”. Mi chiamò il mio direttore e mi disse di rifare il pezzo, perché non avevo capito nulla, ma mi rifiutai. Dopo qualche giorno venne fuori una dichiarazione dove il ricercatore si tutelava, sostenendo di non aver mai detto quella cosa e puntualizzando sull’accaduto. In quella occasione abbiamo sbagliato noi giornalisti, perché abbiamo cercato di creare a tutti i costi una notizia; a seconda delle vicende il problema può essere a parti invertite ma quello che ci tengo a sottolineare è che nel tempo è cresciuta l’attenzione ed è cambiato tanto anche il linguaggio e l’attenzione al linguaggio. È sufficiente leggere la guida per comunicare più adeguatamente la disabilità, realizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, dove in modo molto pratico ci sono anche suggerimenti concreti su termini da non utilizzare: per esempio, evitare malattia, usare disabilità. Evitare carrozzella, usare carrozzina. Evitare sofferente, usare persona con sofferenza. Mi sembrano passi avanti importanti».

Tra gli intervenuti, oltre a Silvia De Francia, direttore scientifico Master in Comunicazione della Scienza, UniTo, anche Carlo Picco, Direttore Generale dell’ASL Città di Torino: «Siano abituati – ha detto – a comunicare la sanità quando le cose vanno male o quando si mette troppa enfasi su cose che non hanno particolari ricadute; è un equilibrio delicato, soprattutto in un Paese in cui il sistema sanitario è universalistico e tutti e tutte vengono presi in carico. Tutto questo è faticoso da gestire ed è importante venga comunicato bene». A raccontare come – nel corso dell’evento – sono Danilo Mourglia e Roberto Frediani dell’Ordine dei Medici, che hanno contribuito concretamente alla stesura della Carta di Torino insieme all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte: «Questa Carta – ha spiegato Mourgliainsegna l’importanza di contaminarsi nel senso più propositivo del termine, solo così saremo utili, cercando di capire insieme cosa comunicare e come; ecco importanza di un tavolo che approfondirà diversi temi, il primo dei quali sarà il rapporto tra cibo e salute, cui seguiranno altri importanti momenti di formazione comune».

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

«La pandemia – ha concluso Fredianiha acuito alcune criticità della disinformazione, ma il problema fondamentale è stato a nostro avviso anche la diffusione di comunicazioni fuorvianti, che hanno contribuito a creare una cacofonia che ha spesso portato a confondere la comprensione di cosa fosse giusto fare per la propria salute e la salute della comunità. Il 18 gennaio è uscito un editoriale sulla rivista The Lancet intitolato Health in Age of Disinformation, ovvero la salute nell’età della disinformazione. Nel testo si parla di misinformation, quindi informazione fuorviante che viene diffusa senza un’esplicita intenzione di ingannare – anche se spesso viene confusa come informazione corretta – e disinformation, che è invece un’informazione falsa, diffusa con l’intenzione di ingannare; il problema di fondo è che la disinformazione si diffonde sempre più velocemente, incidendo sulla salute di tutti noi; da qui l’importanza di ricostruire la fiducia con le persone, privilegiando il più possibile l’uscita dal concetto di cura o malattia, promuovendo altresì la salute della comunità in senso sempre più ampio, non solo quindi quella prevista dall’Articolo 32 della Costituzione, ma intesa sempre più come bene comune».

Foto di Jessica Pasqualon
Testo di Eugenio Giannetta

Condividi questo articolo



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare