Carciofo: il Mater-Bi come pacciamatura – Agronomia

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Il Mater-Bi è un materiale biodegradabile in suolo, in conformità allo standard En 17033 rilasciato da Din Certco, frutto della ricerca e innovazione Novamont – Società di Versalis (Eni).

 

Ha gli stessi vantaggi agronomici della pacciamatura con la tradizionale plastica ma, grazie alla sua biodegradabilità in suolo, può essere utilizzato anche su carciofo, pomodoro da industria, vite, mais, barbabietola e altre colture non tradizionalmente pacciamate.

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Non solo vantaggi agronomici

I teli in Mater-Bi permettono di ridurre i costi legati alla rimozione e allo smaltimento, ovvero i costi di trattamento.

 

Inoltre, questi prodotti possono avvalersi di sussidi Pac in Italia, Spagna, Portogallo e Olanda. Nel nostro Pese, specialmente possono beneficiare di incentivi economici ulteriori, ovvero sono riconosciuti come prodotti ad azione specifica sul suolo, ed in quanto tali, godono del regime di Iva agevolata per i fertilizzanti pari al 4%.

 

Il carciofo si può pacciamare

Lo ha dimostrato uno studio svolto da La Sociedad Agraria Transformadora (Sat) Olé! che ha lanciato un metodo innovativo e sostenibile, basato su un sistema di pacciamatura biodegradabile bicolore.

 

È costituito da un lato esterno bianco opaco che ha lo scopo di trasmettere meno calore possibile al terreno, riducendo al minimo le alte temperature dei mesi estivi, e da un lato interno di colore nero che impedisce alla luce solare di penetrare e alla fotosintesi di avvenire, controllando così la crescita delle infestanti.

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I risultati hanno mostrato che grazie all’uso della pacciamatura biodegradabile in suolo si può risparmiare fino al 25% di acqua di irrigazione.

 

L’esperienza di un’azienda: il telo in Mater-Bi riduce costi e infestanti

Novamont sta testando sul carciofo gli effetti agronomici di questo telo con una prova sperimentale attualmente in corso nel Sud Italia, dove sarà verificato l’effetto di controllo delle infestanti e le rese agronomiche.

 

Più nel dettaglio, si sta testando un telo con uno spessore di 20 micron, ottimizzato per le caratteristiche della coltura e del suo ciclo agronomico.

 

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“Avevamo svolto in precedenza, su altre orticole, delle prove con il telo da 15 micron. Essendo però il carciofo una pianta molto vigorosa occorre uno spessore maggiore” spiega Franco Pelullo, titolare dell’azienda Linea Verde Di Pelullo F. & C. Sas (Fg), in cui si stanno svolgendo le prove con l’assistenza continua dei tecnici di Novamont.

 

“Con questo sistema evitiamo all’agricoltore le fasi di zappatura, fresatura e utilizzo dei diserbanti. Sarà quindi un input importante per quanto riguarda il territorio del Sud della Puglia in cui si coltiva prevalentemente carciofo”.

 

L’azienda Linea Verde, oltre a collaborare con Novamont per la sperimentazione in campo, è anche rivenditrice del telo in Mater-Bi. “Per qualsiasi problema – afferma Pelullo – il direttore commerciale e il tecnico rappresentante sono sempre disponibili” dice Pelullo.

 

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Vantaggi

Oltre al controllo delle malerbe e alla riduzione dell’uso dei diserbanti vi è anche un risparmio in termini irrigui. Questo perché il telo diminuisce l’evaporazione dell’acqua dal suolo, mantenendo così un ambiente più umido in prossimità delle radici della pianta.

 

“Stimiamo un risparmio idrico del 20-30% che si traduce anche in un risparmio energetico per l’agricoltore” continua Pelullo.

 

Ma non solo, essendo biodegradabile in suolo questa tipologia di telo consente di ridurre i costi di lavoro legati al fine vita, cioè la rimozione e lo smaltimento dal campo.

 

Facile stesura e nessuna necessità di rimozione

Per poter utilizzare correttamente il telo innanzitutto va preparato bene il terreno, cercando di affinarlo il più possibile e di liberarlo per quanto possibile da pietre o residui di altre colture, come ad esempio stocchi di mais.

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Si stende e si fora con le stesse macchine utilizzate per i teli plastici tradizionali, avendo cura di ottimizzare tensioni e velocità di lavoro in funzione della diversa tipologia e spessore del materiale (i teli biodegradabili sono mediamente di 15 micron, e quindi maggiore attenzione va portata a queste operazioni).
Da vari anni, inoltre, sono presenti sul mercato macchine ottimizzate anche per la stesura di teli sottili biodegradabili.

 

Le operazioni di stesura e trapianto devono essere il più ravvicinate possibile, per sfruttare le caratteristiche meccaniche di tali prodotti.

 

Al termine del ciclo colturale il telo in Mater-Bi non deve essere raccolto e smaltito ma va incorporato al suolo (ad esempio con una fresatura), dove si degrada trasformandosi in anidride carbonica, acqua e biomassa. In questo modo, oltre a diminuire i costi per lo smaltimento si riduce la possibilità di apportare materiali che possono accumularsi nel suolo.

 

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Agroplastiche e teli biodegradabili, qualche dato

In Europa si usano 722mila tonnellate all’anno di agroplastiche e viene prodotto un rifiuto plastico di 1,175mila tonnellate all’anno. Le plastiche convenzionali hanno un buon potenziale di riciclo e a livello europeo si stanno implementando schemi specifici per i materiali plastici usati in agricoltura.

 

Ad oggi, il rifiuto plastico agricolo è riciclato per il 28%, il 42% finisce in discarica e il restante 30% viene recuperato come energia. Si stima che 34mila tonnellate ad ettaro di queste plastiche vengano bruciate in campo (Eunomia 2021).

 

I teli di pacciamatura sono tra le agroplastiche più contaminate dal suolo e dai residui organici, e possono arrivare fino al 67% di peso iniziale contaminato dal terreno (Fao 2021). Si stima che circa 133mila tonnellate all’anno di suolo agricolo vengano rimosse assieme ai teli per la pacciamatura, per un totale di 300mila tonnellate all’anno (Eunomia 2021).

 

I teli biodegradabili in suolo invece, proprio in funzione della loro intrinseca biodegradabilità, e possibilità di essere lasciati in campo al termine del ciclo colturale, evitano a monte la produzione di un rifiuto plastico difficilmente riciclabile.

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