“Stop alle rinnovabili e via libera agli inceneritori”. Che idea di futuro c’è in Sardegna?

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di Marco Bella

La (prevista) riapertura dopo nove anni dell’inceneritore di Tossilo a Macomer in Sardegna è stata lunga, complessa e dolorosa. Lunga perché sono nove anni che quell’impianto è fermo e prima di vederlo in funzione serviranno ancora diversi mesi di collaudo. Complessa perché per superare tutti i guai giudiziari che hanno caratterizzato questa vicenda, la Sardegna ci ha messo in questi nove anni quarantacinque milioni di fondi dalla regione. Dolorosa perché il fermo dell’impianto ha mandato a casa ventidue lavoratori. E potremmo aggiungere a questi aggettivi paradossale, perché il collaudo dell’impianto è stato appena bloccato dalla provincia di Nuoro che ha riscontrato ben venti criticità.

Ma può la spesa di soldi pubblici e la difesa del sacrosanto diritto al lavoro di tante persone (alcune oramai prossime alla pensione) essere messo in contrapposizione con il diritto a un ambiente salubre? Davvero con quarantacinque milioni non sarebbe stato possibile creare molti più posti di lavoro (ad esempio nell’ambito della raccolta differenziata) di più grande beneficio per l’ambiente?

La traballante giustificazione della Presidente Todde è stata che se non si fanno gli inceneritori poi si è costretti a ricorrere alle discariche. Traballante giustificazione appunto, che poi è la stessa del sindaco di Roma Gualtieri per propagandare la realizzazione dell’impianto di Roma.

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In realtà, l’Unione Europea non sostiene nulla di tutto questo. Nella gerarchia delle strategie per trattare i rifiuti, mette al primo posto la riduzione dei rifiuti, poi il riuso, quindi, il riciclo e infine solo se tutte queste opzioni non sono sufficienti si passa al recupero di materia, recupero di energia (con i cosiddetti “termovalorizzatori”) e infine alle discariche.

Quali iniziative per ridurre, riusare e riciclare sono state implementate in questi nove anni per prevenire la riapertura dell’inceneritore di Tossilo? Poco e nulla. Tra l’altro si è parlato tanto dell’impianto di termocombustione, ma proprio lì vicino c’è un altro impianto, quello di compostaggio, fermo a tempo indeterminato. La frazione umida non dovrebbe essere certo bruciata, perché essendo ricca di acqua abbassa il potere calorifico dei rifiuti, e tanto meno inviata in discarica. Non sarebbe stata quindi una priorità riaprire questo impianto di compostaggio piuttosto che l’inceneritore?

Il Movimento cinque stelle nel 2022 ha lottato veementemente in parlamento e contro il governo pur di proteggere la salute dei cittadini delle zone ove dovrebbe essere costruito l’inceneritore di Roma. Con quale logica un inceneritore non sarebbe accettabile a Roma ma tuttavia andrebbe bene in Sardegna?

Quanta energia elettrica producono davvero gli impianti di incenerimento a recupero energetico? Se analizziamo i numeri, vediamo che è davvero poca. Bruciare una tonnellata di rifiuti produce circa 0.3-0.5 MWh di energia elettrica. L’impianto di Tossilo tratterà circa 66.000 tonnellate di rifiuti, producendo quindi circa 20-35 GWh. Questi valori dipendono dal potere calorifico dei rifiuti trattati: migliore è la raccolta differenziata, meno plastica c’è e quindi, più diminuisce l’energia prodotta. Questa quantità di energia si potrebbe produrre con una singola (grande) pala eoliche da 12 MW posizionata in una zona con sufficiente vento.

Ripetiamo il concetto: una sola pala eolica produrrebbe abbastanza energia quanto l’intero impianto di incenerimento a recupero energetico. Le emissioni di anidride carbonica per questa pala eolica nella fase di esercizio saranno praticamente nulle (per non parlare di ossidi di azoto e zolfo e diossine, totalmente assenti) di fronte alle circa 66.000 tonnellate di CO2 annue prodotte dall’impianto di Tossilo, alle quali vanno aggiunte le ceneri leggere e pesanti (fino al 20% in peso), che dovranno essere smaltite in discarica.

Se poi queste pale le posizioniamo in mezzo al mare a 20-30 chilometri dalla costa, dove i venti sono molto più costanti, non ci sarà alcun impatto sul paesaggio, perché vedremo al più solo dei puntini all’orizzonte, visto che la terra è rotonda e non piatta.

La Sardegna con le rinnovabili potrebbe raggiungere in tempi brevi una sua indipendenza e sicurezza energetica. Potrebbe perché il primo atto della giunta Todde è stato quello di rendere non idoneo ben il 99% del territorio sardo all’installazione di impianti rinnovabili. Evidentemente, secondo alcuni, il problema sarebbero le rinnovabili piuttosto che gli inceneritori o il carbone.

La guerra della giunta Todde alle rinnovabili ha colpito però anche l’eolico off-shore. Non per quanto riguarda l’iter autorizzativo, visto che per fortuna ancora non si è proibito nulla lontano dalla costa, ma per la connessione a terra dei cavi per l’eolico off-shore (seve l’autorizzazione regionale), perché le rinnovabili (tutte) hanno bisogno di sempre più interconnessioni, non solo per portare energia elettrica fuori dall’isola, ma soprattutto portare gli elettroni in Sardegna (o in qualsiasi altro posto) quando servono.

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Infine, si potrà dire che la decisione riguardo l’inceneritore di Tossilo la giunta Todde se la è ritrovata già presa e non si sarebbe potuto fare nulla al riguardo. Innanzi tutto, la Presidente Todde ha parlato in termini quasi entusiastici di questo impianto: non ha detto di essere stata “costretta”: ne ha sposato la filosofia (errata) alla base. Poi, ricordiamo che il primo atto della giunta Todde è stato fermare le rinnovabili: anche quella era una decisione già presa.

Non sarebbe stato meglio fermare l’inceneritore (visto che la provincia di Nuoro ha appunto riscontrato ben venti criticità) e sostenere, piuttosto che bloccare, le rinnovabili, proteggendo così l’ambiente e creando molti più posti di lavoro?

Può avere qualcosa a che fare con le tante persone che hanno sostenuto il MoVimento 5 Stelle chi oltre a bloccare le rinnovabili non muove un dito per scongiurare la riapertura di un inceneritore e addirittura caldeggia l’arrivo di ben due rigassificatori?

 

L’AUTORE

Marco Bella – Già deputato, ricercatore in Chimica Organica. Dal 2005 svolge le due ricerche presso Sapienza Università di Roma, dal 2015 come Professore Associato.

 



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