La crisi dell’auto trascina la componentistica. Le strategie dei big italiani per uscirne. Con Brembo, Landi Renzo, Marelli e…

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La componentistica auto riveste un’importanza centrale per l’industria italiana: nel 2023, con 2.135 imprese e circa 170mila addetti, ha generato 58,8 miliardi di euro di revenue; tuttavia, secondo Anfia ad ottobre 2024 nel cumulato dell’anno la fabbricazione di parti per autoveicoli e loro motori ha realizzato un fatturato in calo del 13,6%

Brembo investe in tecnologie innovative per integrare i sistemi frenanti con soluzioni digitali avanzate. Landi Renzo punta sull’idrogeno come carburante del futuro. Dell’Orto si concentra sull’ottimizzazione della gestione energetica nei veicoli elettrici, contribuendo a migliorarne autonomia e prestazioni. Marelli è impegnata nello sviluppo di soluzioni per la propulsione elettrica e nella gestione termica, per aumentare sicurezza ed efficienza nei nuovi veicoli. Sogefi, invece, si focalizza sull’uso di materiali leggeri e su sistemi di gestione termica per supportare la transizione verso una mobilità più efficiente. Queste strategie rappresentano la risposta dei principali componentisti auto italiani alle difficoltà che il settore sta attraversando. Si noterà che sono soluzioni legate alla transizione green. Come mai? Il comparto riveste un’importanza centrale per l’industria italiana: nel 2023, con 2.135 imprese e circa 170mila addetti, ha generato 58,8 miliardi di euro di revenue; tuttavia, secondo Anfia ad ottobre 2024 nel cumulato dell’anno la fabbricazione di parti per autoveicoli e loro motori ha realizzato un fatturato in calo del 13,6% (-23,4% per il mercato interno e -1,5% per l’export). Si attendono i dati definitivi per l’intero 2024, ma le previsioni sono al ribasso. Peraltro, secondo il managing director di Anfia, Gianmarco Giorda, «nei prossimi due o tre mesi, c’è il rischio concreto di perdere tra i 20mila e i 25mila posti di lavoro, tra quelli che riguardano Stellantis e altri concernenti la componentistica. Il fatto è che gli ammortizzatori sociali sono in scadenza, e non è certo che ci siano le risorse per rinnovarli».

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Il problema è che il settore di destinazione, l’automotive europeo, si è stabilizzato al ribasso rispetto al passato e non ci sono segnali di ripresa per il 2025. Il mercato, infatti, ha registrato una contrazione significativa rispetto al 2019, con quasi 3 milioni di veicoli in meno: nel 2024, le immatricolazioni in Europa sono scese a 12.953.000 unità (-18,6% rispetto al pre-pandemia). In Italia, il calo è del 15%. Meno auto significano meno componenti e, inevitabilmente, meno operatori. In Germania, i fallimenti dei componentisti fanno notizia: Gerhardi Kunststofftechnik, con oltre 200 anni di storia e 1.500 dipendenti, ha chiuso. E il colosso ZF Friedrichshafen ha annunciato la cessazione di due stabilimenti e la perdita di quasi mille posti di lavoro.

A livello globale, nel 2023, la domanda di autoveicoli è cresciuta dell’11,9%, raggiungendo quasi 93 milioni di unità, superando i livelli pre-pandemia. Tuttavia, questa crescita è stata trainata principalmente dalle economie emergenti, mentre Europa, Stati Uniti e Giappone hanno registrato cali rispetto al 2019. Per il 2024, si prevede una domanda mondiale di oltre 94 milioni di autoveicoli (+2% sul 2023). (Fonte: Anfia).

A sua volta la crisi dell’automotive europeo è dovuta alla transizione green, imposta con tempi troppo stretti. Le normative UE e il passaggio forzato all’elettrico hanno stravolto il mercato, costringendo i costruttori a investire miliardi, tagliare costi e ridurre i volumi. I fornitori, legati ai motori termici, hanno visto crollare la domanda senza valide alternative. Intanto, la concorrenza cinese e le incertezze sulle infrastrutture di ricarica hanno frenato i consumatori, bloccando la transizione e stabilizzando il mercato al ribasso.

Ma allora, per quale motivo i grandi componentisti auto italiani stanno investendo in innovazione green? Perché ormai il dado è tratto, e la transizione rappresenta una strada dalla quale non è più possibile tornare indietro. Come sottolinea di Pierluigi Del Viscovo, il docente di marketing e sistemi di distribuzione e vendita (ha insegnato a Bologna e alla Luiss di Roma) nonché grande esperto di automotive, «guardando i comunicati dei grandi componentisti italiani, tutto l’impegno è diretto al green», segno che le imprese stanno scommettendo sull’elettrificazione come direttrice inevitabile del futuro del settore. I componentisti italiani, pur tra le difficoltà, stanno cercando di trasformare le sfide legate alla conversione sostenibile in un’opportunità, puntando sull’innovazione per preservare il loro ruolo nel panorama internazionale.

L’impasse della componentistica automotive: calo di fatturato in vista, occupazione a rischio, sfide della transizione green ed esigenze di un piano strategico per affrontare il 2025

  • La componentistica auto in difficoltà: le previsioni negative per il 2024 tra calo di fatturato, occupazione a rischio e difficoltà negli ordinativi interni ed esteri
Secondo uno studio di Clepa, dal 2020 ad oggi, le perdite nette di posti di lavoro nel settore in Europa hanno superato le 56mila unità, con ulteriori 32mila tagli annunciati nel primo semestre del 2024. (Fonte: Clepa).

I dati relativi all’andamento del settore componentistica nel 2024 non sono ancora noti. Tuttavia, gli outlook non sono positivi. L’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana per il 2024, presentato ad ottobre, evidenziava un clima di preoccupazione tra le imprese del settore per l’anno in corso. Le previsioni indicavano un possibile calo del fatturato per il 55% delle aziende, con solo il 23% che si aspettava una crescita, portando a un saldo negativo del 32%. Questa tendenza negativa riguardava anche gli ordinativi interni ed esteri, con saldi rispettivamente del -40% e -30%. Un terzo delle imprese prevedeva una riduzione dell’occupazione, e gli investimenti fissi lordi mostrano un saldo negativo del 19%. L’unico segmento che sembrava resistere a questa tendenza è quello dell’aftermarket.

  • La crisi tutta europea dell’automotive, il settore di destinazione

A livello globale, nel 2023, la domanda di autoveicoli è cresciuta dell’11,9%, raggiungendo quasi 93 milioni di unità, superando i livelli pre-pandemia. Tuttavia, questa crescita è stata trainata principalmente dalle economie emergenti, mentre Europa, Stati Uniti e Giappone hanno registrato cali rispetto al 2019. Per il 2024, si prevede una domanda mondiale di oltre 94 milioni di autoveicoli (+2% sul 2023). Secondo uno studio di Clepa, dal 2020 ad oggi, le perdite nette di posti di lavoro nel settore in Europa hanno superato le 56mila unità, con ulteriori 32mila tagli annunciati nel primo semestre del 2024.

Gianmarco Giorda, direttore di Anfia

Si diceva della possibilità di perdere sino a 25mila posti di lavoro in pochi mesi. Per Giorda questa situazione è il risultato di un calo significativo della produzione e delle vendite nel mercato europeo, aggravato dalla transizione verso l’elettrico e dalla pressione competitiva proveniente dalla Cina. La riduzione della domanda di componenti per veicoli a combustione interna, in particolare per motori diesel, ha contribuito a questa crisi, mentre i costi elevati degli investimenti per adattarsi all’elettrificazione non sono facilmente sostenibili per molte aziende. Di conseguenza, alcune imprese si trovano in difficoltà economiche e sono costrette a ridurre il personale per far fronte alla diminuzione dei ricavi.

  • Il nodo della transizione green: investimenti, rischi e il ruolo strategico dei componentisti italiani nel passaggio all’elettrico

Come sottolinea Giorda, «l’elettrico è ormai il mainstream del futuro, e bisogna essere molto chiari su questo tema. Non si tornerà indietro». Tuttavia, questa rivoluzione tecnologica richiede sforzi enormi in termini di investimenti per sviluppare nuove tecnologie come motori elettrici, sistemi di gestione termica e batterie.

Questo focus sull’innovazione, necessario per mantenere competitività, comporta però un problema di sostenibilità finanziaria. Come osserva Giorda, «ci vogliono spalle molto forti, perché spesso questi investimenti hanno un ritorno solo nel medio-lungo termine». Questo scenario mette in difficoltà le aziende meno strutturate, che faticano a sostenere i costi iniziali senza benefici immediati.

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La situazione è aggravata da una mancanza di supporto strutturale. Del Viscovo evidenzia che «l’Italia soffre di una debolezza strutturale rispetto ad altri paesi nella gestione della transizione ecologica e nella protezione delle sue aziende di punta». A differenza di altri stati europei, il Paese non dispone di un piano strategico chiaro per accompagnare le imprese in questa fase di cambiamento. Senza politiche industriali adeguate, il rischio è che molte aziende italiane non riescano a reggere l’urto della competizione globale, lasciando spazio ad attori internazionali, in particolare cinesi, che dominano già la filiera produttiva delle tecnologie elettriche.

Pierluigi Del Viscovo, docente di marketing e sistemi di distribuzione e vendita nonché grande esperto di automotive: è fondatore e direttore del Centro Studi Fleet&Mobility.

Nonostante questo quadro critico, i componentisti italiani possano ancora giocare un ruolo di primo piano nel mercato globale. La loro capacità di innovare e la qualità dei loro prodotti rappresentano una solida base su cui costruire. Tuttavia, come avverte Del Viscovo, «il 2025 sarà molto difficile, molto critico, con chiusure che saranno visibili sui telegiornali». Il futuro dei componentisti dipenderà dalla rapidità con cui riusciranno ad adattarsi e dalla capacità del sistema-paese di fornire loro il supporto necessario.

In sintesi, è possibile che la transizione verso l’elettrico, se ben gestita, possa trasformarsi in un’opportunità di rilancio per il settore. Tuttavia, questa opportunità richiede azioni immediate e coordinate, non solo da parte delle aziende, ma anche delle istituzioni. È fondamentale costruire un ecosistema che favorisca l’innovazione e protegga il patrimonio industriale del Paese, evitando che la transizione green si traduca in una perdita di competitività e occupazione.

Tutte le strategie di alcuni grandi componentisti italiani per affrontare la situazione e di rafforzare il loro ruolo di protagonisti a livello globale

  • Brembo: innovazione nei freni, intelligenza artificiale e diversificazione per affrontare la trasformazione della mobilità

Brembo, con sede a Stezzano (Bergamo) e un fatturato di 3,85 miliardi di euro nel 2023, svolge un ruolo globale nei sistemi frenanti. Sotto la guida dell’amministratore delegato Daniele Schillaci, l’azienda sta affrontando le sfide del settore automobilistico, specialmente in un momento di grandi trasformazioni dovute alla transizione verso i veicoli elettrici.

Il progetto più innovativo nato dalla collaborazione fra Brembo e Michelin è il sistema Sensify, che combina componenti frenanti di Brembo con un “cervello digitale” basato su intelligenza artificiale, sensori e algoritmi. Questa tecnologia consente di controllare indipendentemente ogni ruota, riducendo le distanze di frenata fino a quattro metri e migliorando notevolmente la sicurezza e il comfort di guida.

Tra le innovazioni più significative, il sistema Brake by Wire, una tecnologia che elimina la tradizionale connessione meccanica tra pedale e freni, sostituendola con una gestione elettronica avanzata. Questo sistema migliora la reattività della frenata, ed è perfettamente compatibile con i requisiti dei veicoli elettrici e con i sistemi di guida autonoma e assistita. Peraltro, la sua leggerezza rappresenta una risposta al peso aggiuntivo delle batterie dei veicoli elettrici.

Un altro passo strategico per l’azienda è l’acquisizione di Öhlins Racing, leader nelle sospensioni di alta gamma. Questo investimento permette a Brembo di proporre soluzioni integrate, combinando freni e sospensioni per ottimizzare le prestazioni dinamiche dei veicoli elettrici. Parallelamente, Brembo sta accelerando sulla digitalizzazione, sviluppando sistemi frenanti connessi in grado di raccogliere e analizzare dati in tempo reale per migliorare la sicurezza e l’efficienza complessiva.

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Inoltre, l’azienda ha stretto una partnership strategica con Michelin, unendo le competenze nel settore di sistemi frenanti e pneumatici per creare soluzioni sempre più avanzate. Il progetto più innovativo nato da questa collaborazione è il sistema Sensify, che combina componenti frenanti di Brembo con un “cervello digitale” basato su intelligenza artificiale, sensori e algoritmi. Questa tecnologia consente di controllare indipendentemente ogni ruota, riducendo le distanze di frenata fino a quattro metri e migliorando notevolmente la sicurezza e il comfort di guida. Il sistema si avvale del know-how di Michelin nel monitoraggio in tempo reale dei dati relativi ai pneumatici, come aderenza, usura e carico, garantendo prestazioni ottimali in qualsiasi condizione.

Infine, Brembo ha lanciato Brembo Solutions, una divisione dedicata a offrire soluzioni digitali innovative a diversi settori industriali, tra cui moda, alimentare e siderurgico. Attraverso l’approccio AI Doing, che unisce intelligenza artificiale e applicazioni pratiche, l’azienda punta a migliorare l’efficienza produttiva e la qualità dei prodotti grazie a modelli avanzati di analisi dei dati. In pratica, questo progetto rappresenta un passo significativo verso la diversificazione delle competenze di Brembo, rafforzando il suo ruolo nell’innovazione tecnologica anche al di fuori del settore automotive.

  • Landi Renzo: il suo impegno nell’idrogeno e la collaborazione strategica con Bosch per tecnologie avanzate
Il sistema dispone di opportune valvole che garantiscono la protezione sia del regolatore di pressione sia della linea di alimentazione del combustibile

Landi Renzo è un’azienda italiana operativa a livello nel campo dei sistemi di alimentazione alternativi. Fondata nel 1954 e guidata dall’amministratore delegato Annalisa Stupenengo, l’azienda è specializzata nello sviluppo di tecnologie avanzate per il gas naturale, il Gpl e, più recentemente, l’idrogeno.

Nel contesto della sua strategia di innovazione, Landi Renzo ha avviato una collaborazione strategica con Bosch, leader mondiale nel settore della tecnologia e dei servizi automotive. Al centro di questo progetto si trova lo sviluppo di un regolatore di pressione meccatronico per l’idrogeno, un dispositivo chiave per l’adozione del combustibile più promettente per una mobilità a zero emissioni. Questo regolatore è progettato per garantire una gestione precisa e sicura dell’idrogeno all’interno dei veicoli, mantenendo una pressione costante e adattandosi in tempo reale alle condizioni operative.

La tecnologia combina componenti meccanici di alta precisione con sistemi elettronici avanzati, capaci di monitorare e ottimizzare la fornitura di idrogeno al motore. Questo approccio integrato non solo aumenta l’efficienza energetica del sistema, ma migliora anche la sicurezza e la durabilità, aspetti fondamentali per accelerare l’adozione di veicoli a idrogeno. Grazie a questa innovazione, il regolatore può essere utilizzato in un’ampia gamma di applicazioni, dai veicoli leggeri a quelli pesanti, supportando la decarbonizzazione di vari segmenti del trasporto.

  • Dell’Orto: un’azienda italiana all’avanguardia nella mobilità sostenibile e nei sistemi di gestione elettronica
Dell’Orto non si limita ai veicoli elettrici tradizionali, ma sta esplorando applicazioni per diverse tipologie di mezzi, inclusi veicoli leggeri, scooter elettrici e applicazioni industriali. Questo approccio diversificato riflette la capacità di Dell’Orto di adattarsi a un panorama in rapida evoluzione, mantenendo al centro della propria missione la qualità, l’innovazione e la sostenibilità.

Dell’Orto è un’azienda italiana fondata nel 1933 e conosciuta inizialmente per la produzione di carburatori, diventando un punto di riferimento per i sistemi di alimentazione dei motori a combustione interna. Con sede a Cabiate (Como), l’azienda guidata da Andrea Dell’Orto è ora fornitore chiave per molte case automobilistiche e motociclistiche internazionali. Negli ultimi anni, Dell’Orto ha intrapreso un percorso di trasformazione per rispondere alle nuove esigenze del mercato, concentrandosi su soluzioni innovative per la mobilità elettrica e sostenibile.

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Oggi, Dell’Orto sviluppa sistemi di gestione elettronica avanzati per veicoli elettrici. Questi sistemi rappresentano il cuore tecnologico della trasmissione di potenza, consentendo un controllo preciso e dinamico del flusso di energia tra la batteria e il motore elettrico. Grazie a questa tecnologia, Dell’Orto punta a migliorare l’efficienza energetica complessiva dei veicoli, ottimizzando le prestazioni e garantendo una maggiore autonomia, un aspetto cruciale per l’adozione su larga scala dei veicoli green.

Uno degli obiettivi principali dell’azienda è quello di integrare la gestione elettronica con le batterie dei veicoli. In collaborazione con produttori di batterie, Dell’Orto sta sviluppando soluzioni integrate che consentono di armonizzare il funzionamento tra batteria, motore e sistemi di recupero dell’energia. Questa sinergia tecnologica non solo migliora l’efficienza del sistema di propulsione, ma contribuisce anche a prolungare la vita delle batterie e a ridurre i costi operativi per i consumatori.

Inoltre, l’azienda non si limita ai veicoli elettrici tradizionali, ma sta esplorando applicazioni per diverse tipologie di mezzi, inclusi veicoli leggeri, scooter elettrici e applicazioni industriali. Questo approccio diversificato riflette la capacità di Dell’Orto di adattarsi a un panorama in rapida evoluzione, mantenendo al centro della propria missione la qualità, l’innovazione e la sostenibilità.

  • Marelli: innovazione nella propulsione elettrica, gestione termica e tecnologie avanzate per guidare la mobilità sostenibile del futuro
Al Simposio Cti 2024 di Berlino Marelli ha presentato un nuovo sistema di gestione delle batterie (Bms) basato sulla spettroscopia di impedenza elettrochimica (Eis). Questo sistema è in grado di monitorare il degrado delle batterie agli ioni di litio, prevedere con precisione la loro vita utile residua e rilevare precocemente eventuali anomalie, prevenendo così rischi come la fuga termica.

Marelli, con sede a Corbetta (Milano), è una delle principali aziende globali nel settore della componentistica per veicoli. Nata dalla fusione tra Magneti Marelli e Calsonic Kansei, l’azienda vanta un fatturato di circa 10 miliardi di euro e opera sotto la guida dell’amministratore delegato David Slump.

Uno dei pilastri della strategia di Marelli è lo sviluppo di sistemi di propulsione elettrica avanzata. L’azienda produce motori elettrici, inverter e riduttori integrati, progettati per massimizzare l’efficienza e le prestazioni dei veicoli elettrici. Inoltre, Marelli si occupa di gestione termica delle batterie, un elemento cruciale per garantire sicurezza, durata e autonomia. Tra le sue soluzioni, la piastra termica della batteria utilizza un design speciale (Dot Dimples) per ottimizzare lo scambio termico e mantenere la temperatura delle celle in condizioni ottimali, aumentando l’efficienza e la durata delle batterie.

Peraltro, al Simposio Cti 2024 di Berlino, l’azienda ha presentato un nuovo sistema di gestione delle batterie (Bms) basato sulla spettroscopia di impedenza elettrochimica (Eis). Questo sistema è in grado di monitorare il degrado delle batterie agli ioni di litio, prevedere con precisione la loro vita utile residua e rilevare precocemente eventuali anomalie, prevenendo così rischi come la fuga termica. La piattaforma Marelli Energy integra tracciamento cloud e algoritmi di intelligenza artificiale, migliorando la stima in tempo reale dello stato di carica e di potenza delle batterie, estendendo l’autonomia di guida e la durata del sistema.

Marelli collabora con le principali case automobilistiche globali per sviluppare soluzioni su misura. Nel 2024, si è aggiudicata un importante contratto per la fornitura di piastre termiche per batterie destinate ai veicoli elettrici di una grande casa automobilistica. Questa fornitura, che riguarda varie piattaforme per i mercati cinese, nordamericano ed europeo, prevede la produzione di circa 5 milioni di unità, sottolineando il ruolo cruciale di Marelli nel supportare l’evoluzione della mobilità elettrica.

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  • Sogefi: innovazione nei materiali leggeri e tecnologie avanzate per supportare la transizione verso una mobilità elettrica, efficiente

Sogefi, parte del Gruppo Cir, è un’azienda italiana con sede a Milano e un fatturato di 1,5 miliardi di euro (nel 2023). Guidata dalla vicepresidente Monica Mondardini, Sogefi è uno dei principali fornitori di componenti per il settore automotive, con un focus su soluzioni innovative per i veicoli tradizionali ed elettrici. Sogefi produce componenti per sospensioni (molle in fibra di vetro, barre stabilizzatrici), sistemi di gestione termica (raffreddamento per batterie, motori elettrici e celle a combustibile), e sistemi di filtrazione (olio, carburante, aria abitacolo) per veicoli tradizionali ed elettrici.

Uno dei principali obiettivi di Sogefi è la riduzione del peso dei componenti, un fattore determinante per migliorare l’efficienza dei veicoli elettrici. L’azienda ha sviluppato molle in fibra di vetro, un’alternativa innovativa all’acciaio tradizionale. Questi componenti sono significativamente più leggeri, riducono il consumo energetico e aumentano l’autonomia dei veicoli elettrici, senza comprometterne la resistenza strutturale. Le molle in fibra di vetro, oltre a migliorare le prestazioni, contribuiscono anche a ridurre l’impatto ambientale durante la produzione.

Sogefi è all’avanguardia anche nella gestione termica dei veicoli elettrici, un aspetto cruciale per garantire prestazioni ottimali. La divisione Air & Cooling Business Unit ha sviluppato sistemi di raffreddamento intelligenti progettati per migliorare la gestione termica di batterie, celle a combustibile, motori elettrici e dispositivi ausiliari. Questi sistemi avanzati contribuiscono a mantenere temperature ottimali, aumentano la durata delle batterie e migliorano il comfort del veicolo, unendo efficienza e sostenibilità.



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