Cohousing Agricolo Andirivieni, tra agricoltura e inclusione si genera benessere per la comunità • Filiera Futura

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In provincia di Cuneo, a Busca, è nato il progetto Cohousing Agricolo Andirivieni grazie all’idea di quattro amici che hanno a cuore una visione del mondo basata sulla cura e sull’accoglienza. Tra spazi condivisi e attività agricole si crea benessere per la comunità e un luogo dove far emergere talenti.

Cohousing e agricoltura sociale per creare comunità e inclusione. Con queste finalità è nato nel 2020 a Busca il Cohousing Agricolo Andirivieni, un progetto rivoluzionario che apre a nuovi scenari replicabili anche altrove. Quattro amici – Beatrice, Pietro, Maurizio e Paolo – dopo aver individuato uno spazio hanno dato inizio a quest’avventura: una coabitazione per giovani tra i 18 e i 35 anni che sentono il bisogno di essere accompagnati verso l’indipendenza economica. Chi vive nel cohousing partecipa con un contributo spese agevolato e ha la possibilità di entrare in contatto con una rete sociale molto ampia che apre a tante possibilità e progetti.  

Al momento sono in cinque, ma sono molte di più le persone che partecipano all’intero progetto tra il direttivo, i soci e una vera e propria crew costituita da volontari attivi. Come Arianna Lamberti, ad esempio, una socia che non ha mai vissuto all’interno degli spazi condivisi ma partecipa alle attività agricole e non solo. «La nostra seconda anima, quella agricola, è molto forte, vivere e coltivare insieme è all’origine della nostra visione per avere un impatto concreto sul locale, come comunità e sulla filiera del cibo».

E tra i progetti attivi in questo ambito ci sono l’orto collettivo e il luppoleto. Il primo è nato l’anno scorso a partire dalla tesi di laurea di Arianna sugli effetti dell’agricoltura urbana per il benessere della comunità. L’orto collettivo è formato da bambini, adulti e anziani che coltivano insieme uno spazio condiviso sulla collina di Busca, facilmente raggiungibile anche a piedi.

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«È uno spazio aperto, decidiamo insieme cosa coltivare e come procedere. Ci è molto di aiuto Andrea Paschiero, un ragazzo che ha una CSA qui a Busca e si occupa di agricoltura naturale. L’anno scorso, ad esempio, le piante di pomodoro si erano ammalate, grazie al suo contributo abbiamo imparato come fare un decotto a partire da una pianta che cresce ai lati del nostro orto, e siamo riusciti a rimetterli in sesto. Funziona come per noi, abbiamo bisogno di rinforzarci e a volte basta poco. Con Andrea abbiamo dato vita a un percorso di formazione anche con persone che fanno l’orto in casa ma vorrebbero approcciarsi a un metodo più naturale» racconta Arianna.

Una partecipazione che non vuole coinvolgere solo chi si occupa attivamente dell’orto ma cerca di aprirsi all’intera comunità. Ad esempio, nel progetto con Atelier delle Meraviglie, i bambini insieme ai genitori hanno preso parte ad attività sensoriali come toccare la terra, riconoscere i colori dei frutti, sentire gli odori e i sapori. 

A gestire l’orto collettivo al momento sono circa dieci persone, si tratta di un orto molto produttivo e le parti in eccedenza vengono destinate alla Caritas. Un quarto di orto è coltivato con fiori per favorire la presenza degli insetti impollinatori, un quarto alla coltivazione di radici e il resto a frutti e semi.

«Quest’anno, attraverso l’orto, avremmo voluto veicolare anche dei messaggi particolari. Ad esempio, la stagione delle zucche inizia a ottobre che è anche il mese della salute mentale, avremmo voluto collegare le due cose, ma la produzione non è andata bene. Ci rifaremo il prossimo anno. Ci piacerebbe che tutti i nostri ortaggi avessero sempre un fine sociale. L’orto è un progetto in continuo divenire!» sottolinea Arianna. 

Come associazione hanno ricevuto un finanziamento da parte della Fondazione CRT all’interno del bando +Risorse – che ha raddoppiato quanto raccolto con una campagna di crowdfunding – che permetterà di rendere economicamente più sostenibile l’orto. Verrà creato un capanno per gli attrezzi, realizzato con vetri di recupero così da avere a disposizione anche una serra, verrà installato un pannello fotovoltaico per alimentare il frigo dove, soprattutto in estate, si conservano le verdure raccolte e infine verrà acquistato un piccolo camioncino per poter spostare gli attrezzi affittati nei vari negozi della zona. 

Sempre lo scorso anno l’associazione ha vinto un finanziamento da LVIA – nell’ambito dell’iniziativa In Cibo Civitas – che le ha consentito di partecipare a Terra Madre Salone del Gusto 2024 e di presentare il progetto dell’orto collettivo.

«L’orto sta diventando uno spazio sempre più vivo, la scorsa estate ci ritrovavamo all’ora del tramonto per innaffiare le piantine e stare insieme per l’aperitivo o la cena. Abbiamo costruito una piattaforma in legno su cui abbiamo disposto un tavolo utile anche a questo scopo. I nostri progetti sono come una grande festa dove persone di tutte le età si incontrano, ridono, si raccontano, condividono» continua Arianna. 

Anche il luppoleto nella piccola frazione di San Vitale di Busca, nato nel 2021 tre anni prima rispetto all’orto collettivo, è un luogo di aggregazione e socializzazione soprattutto durante le lavorazioni e la raccolta.

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«Non abbiamo ancora un’etichetta nostra, la birra prodotta viene consumata durante i nostri eventi. Con la quantità di luppolo che ricaviamo potremmo produrre litri e litri di birra, di luppolo ne serve davvero poco giusto per rimarcare la nota aromatica, capita anche di fornirlo ad altre associazioni produttrici di birra. Il luppolo per noi è un prodotto sociale. Qualche giorno all’anno ci ritroviamo tutti insieme per prendercene cura, il momento clou dell’associazione sono i giorni della raccolta che avviene solitamente tra fine agosto e inizio di settembre. Non è semplice organizzarsi, ma è sempre un momento di inclusione e accoglienza» conclude Arianna. 

Andirivieni è la parola giusta per descrivere non solo il progetto pensato dai soci – rivoluzionario per un territorio come Busca, solitamente i cohousing sono pensati in contesti urbani – ma anche per dare l’idea di uno spazio capace di far incontrare persone e abilità che interagiscono in una visione del mondo che è una visione di cura e di comunità.



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