Cagliari, distrazioni e poca malizia: con la Lazio il ko dei duelli

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La seconda sconfitta consecutiva del Cagliari contro la Lazio, dopo quella in trasferta contro il Torino, ha dato segnali dal punto di vista del gioco e dell’atteggiamento. Non per forza positivi, ma comunque mostrando alcuni cambi sostanziale nella fase offensiva. Al contrario la gestione del non possesso ha regalato dubbi sull’opportunità dell’uomo contro uomo contro una squadra come quella di Marco Baroni abile a non dare punti di riferimento, con giocatori capaci di ruotare nei compiti e nelle posizioni. L’aspetto tattico, dunque, al di là di episodi che hanno segnato il punteggio finale, ha creato i presupposti per una sconfitta che dovrà essere superata immediatamente in vista dello scontro diretto di domenica 9 febbraio contro il Parma.

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L’allenatore rossoblù Davide Nicola ha scelto il consueto vestito tattico. Un 4-4-1-1 con diversi cambi rispetto all’undici iniziale di Torino, da Augello al posto di Obert come terzino sinistro, al ritorno dall’inizio in mezzo al campo di Makoumbou e Adopo per Deiola e Marin, fino ad arrivare alla presenza di Viola come trequartista al posto di Gaetano.

In fase di non possesso il Cagliari ha difeso in due differenti modi. Una volta che la Lazio superava la prima pressione rossoblù, Viola e compagni si compattavano in un classico 4-4-2 che puntava a chiudere le linee di passaggio, ma che allo stesso tempo accettava i duelli uno contro uno con accoppiamenti che hanno portato ad alcune difficoltà nella gestione difensiva.

I biancocelesti di Baroni, che ha portato con il suo arrivo nella Capitale un calcio posizionale, hanno creato problemi al Cagliari con continue rotazioni degli interpreti. Dai centrali di difesa che non hanno disdegnato spostamenti in zona offensiva al duo Dia-Castellanos che si scambiava nel compito di proporsi tra le linee, passando per Zaccagni libero di muoversi nella zona di rifinitura fino ad arrivare a Rovella che sceglieva la posizione da prendere in regia a seconda della situazione di gioco. A creare però maggiori difficoltà alla squadra di Nicola è stata senza dubbio la posizione di Hysaj.

Il terzino albanese, titolare per via delle contemporanee assenze di Tavares, Lazzari e Pellegrini, ha sorpreso il Cagliari svolgendo compiti da invasore vero e proprio. Spesso e volentieri, infatti, Hysaj andava ad occupare una zona avanzata giocando quasi da punta e attaccando lo spazio lasciato libero dai movimenti verso il centrocampo di Dia e Castellanos. Una soluzione che ha messo in difficoltà la gestione degli uno contro uno e delle scalate dei rossoblù, che hanno avuto problemi a capire quando seguire uomo su uomo il terzino con Felici come diretto marcatore o quando cambiare accoppiamento con l’aiuto di Luperto, Augello e Makoumbou.

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La conseguenza automatica dei movimenti di Hysaj è stata la richiesta a Felici di un lavoro di sacrificio che non è apparso nelle corde dell’ex Feralpisalò. L’esterno offensivo rossoblù ha provato a svolgere il compito con alterne fortune, ma anche con l’altra faccia della medaglia di aver permesso alla Lazio di isolare un Isaksen in giornata di grazia, con Augello per lunghi tratti costretto all’uno contro uno senza riuscire a bloccare un giocatore dal passo nettamente differente. Vedere Felici in posizione sostanzialmente di braccetto sinistro spiega tanto di quanto la Lazio abbia creato problemi alla fase difensiva del Cagliari.

Una costante vista anche nelle precedenti partite è quella di Zappa come maggiore indiziato della retroguardia a svolgere compiti di rottura della linea. Ossia di una vera e propria marcatura a tutto campo dell’avversario diretto, non uno qualunque ma uno dalle qualità sia tecniche che tattiche qual è Zaccagni. Il terzino destro del Cagliari è stato letteralmente portato a spasso dal fantasista biancoceleste, arrivando perfino a farsi inseguire anche nel mezzo spazio opposto.

Nicola, per fronteggiare la costruzione dal basso della Lazio, ha optato per due differenti versioni di prima pressione. Che si modificavano a seconda della scelta dei singoli in campo. Fondamentale la sinergia tra Makoumbou e Luperto da una parte e Adopo e Mina dall’altra, riuscita per la prima mezz’ora e poi via via andata scemando. Fermo restando gli accoppiamenti delle punte e degli esterni rossoblù, a cambiare era la gestione dell’abbassamento di Dia o di Castellanos, a volte anche contemporaneo. Il Cagliari passava con alterne fortune dalla scelta di scalare – con i due mediani a prendere in consegna le due punte della Lazio tra le linee – a quella di andare uomo su uomo, portando alti fino alla metà campo biancoceleste Luperto e Mina.

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Una delle caratteristiche del Cagliari, contrastata perfettamente dal Torino nella gara precedente, è da sempre l’utilizzo delle catene laterali. Ma se in quasi tutti il corso del campionato i rossoblù prediligevano quella di destra formata da Zappa e Zortea, con l’appoggio del mediano dello stesso lato e a turno di Piccoli e del trequartista, contro la Lazio Nicola ha spinto più sulla fascia opposta affidando ad Augello e Felici il compito di attaccare la zona esterna e, di conseguenza, con lo spostamento degli appoggi su quel lato con Piccoli, Viola e il mediano a dare supporto per creare densità. Con il tentativo, poco riuscito, di isolare Zortea sul lato debole della Lazio, tanto che l’esterno ex Frosinone non è riuscito a incidere come nel recente passato.

Sulla corsia destra è arrivata invece la novità alla quale si riferiva probabilmente Nicola nella conferenza prepartita. Non più la ricerca ossessiva delle combinazioni tra Zappa e Zortea, piuttosto il cercare di attaccare maggiormente la zona di rifinitura centrale andando a trovare Viola grazie a un movimento codificato. Quello che vedeva Zappa restare basso, Adopo andare ad allargarsi sull’esterno per aprire lo spazio e Zortea condurre palla centralmente in diagonale per attaccare la zona lasciata libera dal compagno, andando a cercare la combinazione proprio con Viola. Situazione che ha portato alla prima occasione della partita – la conclusione da fuori area del numero dieci – ma che non ha poi prodotto grandi pericoli alla porta di Provedel.

I gol

Se da una parte alcune parate di Caprile (quattro in tutto, due delle quali – su Zaccagni e Isaksen – più che complicate) hanno ridotto il margine di una sconfitta che sarebbe stata più ampia, dall’altra resta il fatto incontrovertibile che i due gol segnati dalla Lazio sono arrivati grazie a due errori di gestione della fase difensiva del Cagliari. Che, dal canto proprio, non è riuscito a incidere particolarmente come numero di occasione e ha segnato la rete del momentaneo pareggio su azione da palla inattiva.

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Il vantaggio biancoceleste ha due motivi abbastanza evidenti. Il primo è la leggerezza con la quale Felici affronta prima Isaksen poi Hysaj. L’esterno offensivo rossoblù – non l’unico a compiere questa scelta nell’arco dei novanta minuti – decide di non spendere il doveroso cartellino giallo per fermare l’attaccante danese a inizio azione, quando c’era modo e tempo di bloccarne l’incursione con il più classico dei falli tattici. Poi, in un secondo momento, non affonda su Hysaj, permettendo al terzino albanese di avere spazio in abbondanza per preparare ed effettuare il cross. Nella zona centrale si può apprezzare la marcatura di Zappa su Zaccagni, con l’ex Pescara che fin dalla prima evoluzione della giocata controlla alle spalle l’avversario quando sarebbe stato più corretto provare a prendere posizione tra lui e la zona di possesso della Lazio.

Una volta che Hysaj ha libertà di crossare, in mezzo all’area il Cagliari è schierato in parità numerica. Dia è in vantaggio su Mina e Luperto, Zappa è accoppiato a Zaccagni ma ormai tagliato fisicamente fuori dalla possibilità di un anticipo. Una lettura sbagliata del terzino che è solo l’ultimo aspetto di un’azione che ha visto al retroguardia rossoblù assolutamente impreparata al pericolo in arrivo e che ha evidenziato, ancora una volta, la poca malizia di una squadra troppo “buona”.

Il raddoppio, se possibile, è perfino più incredibile per la catena di errori commessi dai giocatori del Cagliari. L’attacco della Lazio si sviluppa con il mantenimento del possesso di Dia che decide di non affondare ma di ripartire con un passaggio all’indietro per spostare l’azione sul lato opposto. La scelta dell’ex Salernitana nasce dalla superiorità numerica della difesa rossoblù che appare schierata perfettamente e in totale controllo.

Quando la palla arriva sulla zona di destra dell’attacco della Lazio basta una sovrapposizione di Isaksen, rimasto attardato a inizio giocata, per far saltare il banco. Guendouzi attende che il danese attacchi la profondità, Augello è troppo stretto verso Luperto, Felici non ha la reattività giusta – come sul gol del vantaggio biancoceleste – e lascia libero Isaksen di crossare.

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Eppure, nonostante il ritardo della catena di sinistra della difesa del Cagliari, nella zona centrale la situazione appare facilmente controllabile. Accoppiamenti automatici, nessuna inferiorità numerica, servirebbe in sostanza una giocata sopra le righe degli attaccanti della Lazio per portare al gol. Oppure un errore di valutazione di uno dei singoli che è, appunto, ciò che avviene.

Risulta inspiegabile, a tal proposito, la decisione di Mina di attaccare la palla sul cross di Isaksen lasciando completamente scoperta la zona centrale e Luperto di fronte a un due contro uno contro Zaccagni e Castellanos. Forse per la poca fiducia nelle qualità aeree di Zappa, forse per l’idea di mettere in angolo sfruttando la propria fisicità, la sostanza è che Mina è in ritardo su Dia e allo stesso tempo lascia solo il suo uomo in mezzo all’area. Costringendo anche Caprile a un’uscita che non sembrava prevista, in un effetto domino che porterà alla rete del centravanti argentino. In aggiunta un dettaglio non da poco, l’incapacità di chi potrebbe sopperire all’errore di un compagno con uno sforzo maggiore e una lettura del pericolo in arrivo. È Adopo infatti, più di Makoumbou, a restare fermo a osservare quanto accade a pochi metri, senza la minima reazione nemmeno in ritardo.

Anche quando Zaccagni, involontariamente, lascia sfilare il pallone favorendo così Castellanos, è evidente quanto Adopo non sia né reattivo né in grado di capire il pericolo. Con lui Makoumbou, con l’alibi dell’essere pìù spostato sull’esterno, mentre Luperto fa il possibile per sopperire all’errore dei compagni potendo però poco. Non è la prima volta che il centrocampista francese si disconnette improvvisamente nella fase difensiva dentro l’area – nella stessa gara l’occasione di Romagnoli su azione d’angolo arriva per la sua poca attenzione in marcatura – un aspetto che Nicola dovrà curare senza dubbio per limare errori che dovrebbero essere evitati, a maggior ragione contro squadra di livello superiore che puniscono ogni minima disattenzione.

Matteo Zizola

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