L’entusiasmo del ministro (poi assecondato da qualche organizzazione agricola) derivava da “Stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura – Anno 2024”, nota di Istat (chiusa entro novembre) che così riassumeva: “Nel 2024 aumentano la produzione e il valore aggiunto dell’agricoltura (in volume, rispettivamente, +1,4% e +3,5%). I volumi prodotti aumentano soprattutto nelle coltivazioni (+1,5%) e nel comparto zootecnico (+0,6%), in calo invece le attività dei servizi agricoli (-1,5%). Prosegue il trend positivo delle attività secondarie (+5,2%). Annata favorevole per frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in flessione cereali (-7,1%), olio d’oliva (-5%) e foraggi (-2,5%). In aumento i prezzi dei prodotti delle coltivazioni (+2,9%), mentre sono calati quelli del comparto zootecnico (-2,2%). Significativa anche la diminuzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati nel settore (-4,5%)”. Conclusione: “Con l’aumento dei contributi alla produzione ricevuti dal settore (+2,5%) e la sostanziale stabilità degli ammortamenti (-0,1%), il reddito dei fattori in valore ha mostrato nel 2024 un incremento dell’11,3% e, conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha registrato un notevole incremento (+12,5%)”.
Quindi più reddito, più produzione, più valore aggiunto: l’agricoltura italiana è in ottima salute, dice Istat. Quindi che si lamenta a fare il mondo agricolo, con i trattori e le manifestazioni in giro per strade e piazze, e tutti sul piede di guerra in Italia e a Bruxelles? L’ortofrutta non fa eccezione per Istat: “Le stime del 2024 delineano un’annata positiva per il complesso delle coltivazioni (+1,5% in volume). In aumento sono risultati i volumi prodotti di patate (+13,0%), frutta (+5,4%; in particolare, +11,5% la frutta fresca), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in forte contrazione i quantitativi prodotti di cereali (-7,1%) e olio d’oliva (-5,0%), più modesto il calo di foraggi (-2,5%). I prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un incremento medio del 2,9%”.
Stupore, sconcerto in molte sedi. Anche all’Università di Milano dove un docente , Dario Frisio (ordinario di Economia agraria) , ha sottoposto i dati Istat ai raggi X , concludendo un ironico commento sull’Informatore Agrario: “In questa situazione è inutile continuare a parlare di Agricoltura 4.0 … il mondo agricolo deve pretendere un servizio pubblico più efficiente”.
Dubbi sul valore aggiunto: “Al valore dei prodotti bisogna aggiungere quello dei servizi e delle attività connesse(tra cui l’agriturismo), in crescita di 200 milioni di euro, e sottrarre i consumi intermedi, in calo di quasi 2 miliardi di euro, per cosa non è dato sapere (energia? mangimi? concimi?). Così il valore aggiunto sale da 38,9 miliardi di euro a 42,4. E chiaro? No, i conti economici derivano da produzioni e prezzi”.
Per le produzioni: “Nel sito Istat mancano ancora i dati di riso (è normale), barbabietola e tabacco (ormai al lumicino), ma anche di tutta la produzione degli ortaggi in serra, tra cui il pomodoro (circa il 50% del prodotto fresco), dei piccoli frutti e , caspita, di tutto il comparto olivicolo. E i prezzi 2024? Gli indici Istat dei prodotti venduti e dei beni acquistati dagli agricoltori sono fermi a dicembre 2023”, scrive il prof. Frisio. Che va a guardare su Eurostat, l’Istat europea. E scopre che “la serie storica Eurostat è diversa da quella presente sul sito Istat (aggiornata a giugno 2024). Il valore dei prodotti agricoli è superiore di circa 1,5 miliardi €. Il vino vale circa 3 miliardi in più, perché? Invece gli ortaggi scendono di quasi 1 miliardo. Esistono quindi due differenti conti economici agricoli?”
Infine: il primato nel valore aggiunto, non è una novità. “Siamo scesi al secondo posto solo nel 2023” nell’ultimo decennio. E i dati sui consumi intermedi “sono decisi a tavolino e aggiornati e ripartiti per le diverse voci (concimi, mangimi, ecc) a livello regionale in base al peso che ogni singola regione aveva nel 2017”. Conclusione: “dati esatti al 100% sono impossibili ma non si può giocare a dadi”. Insomma la “stima preliminare Istat” non supera l’esame di Economia agraria.
(Lorenzo Frassoldati – direttore Corriere Ortofrutticolo e CorriereOrtofrutticolo.it – su Georgofili.info del 05/02/2025)
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