«Un nostro nome in campo ma prima i programmi»

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Conto e carta

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«Attendiamo il giudizio della Consulta sul terzo mandato. Ma serve un cambio di passo alla guida della Regione», analizza Mariolina Castellone, senatrice del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Snato

Conte ha chiarito come le regionali in Campania, siano importantissime.

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«Ci troviamo in un momento storico molto complesso di grande disgregazione sociale, eppure la destra al governo, anziché occuparsi dei problemi delle persone, continua a fare propaganda e a inventare complotti e nemici immaginari. Il nemico di oggi è la magistratura, ieri erano i migranti, un anno fa i divanisti del reddito di cittadinanza. La Campania è una regione cruciale perché qui tutte queste fragilità sono ancora più accentuate, e da qui deve partire la costruzione di un’alternativa credibile a questa destra».

L’M5s nell’alleanza con il Pd per le regionali rivendicherà il candidato presidente?

«Anche alle ultime elezioni abbiamo ottenuto un ampio consenso elettorale in molte province della Campania, inclusa la mia, e questo dimostra che i cittadini credono in noi. Ma il nostro obiettivo principale non è trattare sui nomi: vogliamo costruire un programma concreto, che dia risposte ai problemi reali della nostra Regione. È su questo che si deve fondare qualsiasi alleanza. Solo dopo si potrà discutere della leadership più adatta a realizzarla».

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Si parla di Roberto Fico o Sergio Costa. Presto per fare nomi?

«Serve prima il programma, perché poi il candidato presidente dovrà garantire la realizzazione di ciò che si promette ai cittadini. Come abbiamo fatto quando, al governo del Paese, abbiamo realizzato l’80 per cento del nostro programma. Ma chiunque sarà il candidato scelto avrà il mio appoggio incondizionato».

In questo decennio deluchiano voi siete stati all’opposizione.

«La Campania viene da decenni molto complicati. Siamo stati commissariati dal 2010 al 2019 per la gestione disastrosa della sanità e questo ha comportato sacrifici che hanno colpito gravemente i campani. Ad esempio non è stato assunto personale sanitario in numero adeguato, determinando liste di attesa infinite e rinuncia alle cure per tanti cittadini. Dal 2019 siamo usciti dal commissariamento ma siamo ancora agli ultimi posti nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Questo per dire che serve un cambio di passo che porti la nostra regione a migliorare la qualità di vita dei cittadini. Riguardo ai mandati, io credo che l’alternanza in politica sia un valore aggiunto ma aspettiamo il giudizio della Corte Costituzionale in merito».

L’altro giorno la Corte europea ha condannato l’Italia per la Terra dei fuochi.

«Questa terra è stata avvelenata dal patto tra imprenditori senza scrupoli e camorra tollerato da una certa politica. Se ho aderito al Movimento è stato anche per proteggere da altri scempi questa mia amata regione. Così la prima legge che ho fatto approvare in Parlamento, nel 2019, istituisce la Rete nazionale dei registri tumori, per avere dati certi sull’incidenza nella “Terra dei Fuochi”. È assurdo che per questa legge manchino ancora i decreti attuativi. Un’altra mia battaglia per questa terra è stata la trasformazione del sito area vasta di Giugliano da sito di interesse regionale (Sir) a sito di interesse nazionale (Sin). Anche in questo caso, però, assisto da anni al rimpallo di responsabilità tra Regione e ministero per la perimetrazione dell’area. Anche la Cedu ha sancito che bisogna partire subito con le bonifiche».

D’accordo che la condanna Ue si riferisce a prima del 2013?

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«La Cedu indica il 2013 come momento in cui l’emergenza è diventata ufficiale, e quindi ritiene che prima di quella data non si potessero adottare misure di prevenzione. Sappiamo invece tutti che la devastazione del nostro territorio va avanti da 40 anni. Questa, comunque, è una sentenza storica e deve servire per mettere in sicurezza e bonificare le discariche. Occorre farlo per tutti i cittadini che abitano queste zone».

Il modello di alleanza Pd-M5s funziona bene al Comune con Manfredi: cosa serve per replicare a livello nazionale?

«Come dicevo, prima dei nomi bisogna lavorare ai progetti. Napoli è una città molto complessa ma molto viva. Negli ultimi anni ha attratto milioni di visitatori da tutto il mondo e start up innovative che hanno scelto di investire proprio qui. Ora però c’è un’emergenza da affrontare: quella della violenza giovanile. Lavoreremo insieme al sindaco e al prefetto per rendere questa città sempre più accogliente e vivibile».

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