Quella di PGA Tour 2K è una bella storia di successo, che ha inizio ormai più di dieci anni fa, quando IGN Italia esisteva da neanche troppo tempo. HB Studios arrivava da un decennio di titoli sportivi creati per conto di Electronic Arts e tentava col suo nuovo gioco la scommessa dell’autopubblicazione. Dieci anni dopo, la scommessa è ampiamente vinta, con The Golf Club che, dopo appena due uscite, è stato integrato nella linea 2K Sports e HB Studios che è stata acquisita da Take 2 nel 2021. In tutto questo, la serie, oltre ad aver cambiato titolo, ha continuato a crescere, mantenendo però i piedi per terra nel non “forzare” una pubblicazione annuale allineata a quella degli altri titoli sportivi. Al momento dell’uscita in accesso anticipato fissata per il 14 febbraio, infatti, saranno trascorsi quasi due anni e mezzo dalla pubblicazione del precedente PGA Tour 2K23, cosa che sicuramente ha garantito a HB Studios il tempo e la calma necessari per lavorare a dovere sulla nuova versione.
Il primo aspetto che colpisce di PGA Tour 2K25 è quello visivo: è il primo episodio della serie a non uscire sulle console di scorsa generazione e sicuramente questo influisce sulla resa finale. Il passo avanti in termini di resa grafica, per quanto riguarda gli scenari, è immediatamente percepibile e contribuisce alla bella atmosfera in cui ci si trova subito immersi. Quello dell’atmosfera e del far sentire i giocatori a proprio agio è un tasto su cui il team di sviluppo ha voluto premere con forza, pur cercando di stare attento a non inimicarsi i giocatori più esigenti.
In HB Studios sanno che il loro gioco ha il potenziale per accogliere una fascia di giocatori poco avvezza ai tecnicismi e alla tensione, ma attratta dagli aspetti più rilassanti dello sport, e non vogliono tagliarla fuori. E infatti il gioco ti accoglie con dei begli accompagnamenti musicali rilassanti, una presentazione accattivante fra i menu e il lato più televisivo, dei tutorial più approfonditi e leggibili che in passato e una serie di accorgimenti per venire incontro ai meno esperti.
Un club aperto a tutti
Se i fan storici possono immediatamente trovarsi a loro agio col sistema di controllo classico, lanciarsi fra le mille impostazioni con cui smanettare e apprezzare la gestione fisica di pallina e vento completamente rivista, i novellini hanno a disposizione un livello di difficoltà inedito. Si chiama Perfect Swing e si occupa di smussare l’effetto sulla traiettoria di tiro da parte di vari elementi, dalle condizioni atmosferiche alle imprecisioni commesse dal giocatore. Modulandolo a propria necessità, il giocatore meno esperto può entrare in competizione in maniera più graduale, secondo un percorso che in fondo è naturale evoluzione degli sforzi compiuti già nel precedente episodio, con l’aggiunta del sistema di controllo alternativo basato sui tasti. E in ogni caso sono e rimangono soluzioni del tutto opzionali, oltre che, come ha spiegato il team durante la tavola rotonda a fine giornata, “calmierate” nel gioco online: nelle partite classificate, la difficoltà di tiro viene impostata obbligatoriamente su livello Pro, con alcuni accorgimenti specifici aggiuntivi, e anche l’accoppiamento dei giocatori sulla base del sistema di controllo scelto viene bilanciato secondo una serie di criteri (che non ci sono stati spiegati nel dettaglio).
A tutto questo si aggiunge il nuovo sistema di supporto al tiro chiamato EvoSwing, con un indicatore a schermo che permette di tracciare l’evoluzione del proprio movimento nell’esecuzione e che tra l’altro si applica in maniera diversa ad entrambi i sistemi di controllo. Il risultato, al netto dell’inevitabile natura provvisoria di un test condotto nell’arco di appena una mattinata (a proposito: in versione PC), mi è parso molto convincente e leggibile su entrambi i fronti, anche se ovviamente fra il capire e il padroneggiare passano ore e ore di allenamento. Non ho però provato il sistema di controllo tramite mouse, che se segue la “linea” di quello con le levette analogiche ma ha ovviamente un feeling diverso. Shame on me.
Che golfista sei?
Per il test condotto negli uffici londinesi di 2K, ho avuto a disposizione la versione completa del gioco, o quantomeno la versione completa in accesso anticipato, così come verrà resa disponibile il 14 febbraio. Ho quindi potuto pasticciare con l’editor di creazione del personaggio, veramente ricchissimo di opzioni per dettarne l’aspetto e le caratteristiche, ma anche reso assolutamente leggibile e pratico dalla presenza di numerose “basi” su cui appoggiarsi. La creazione prevede anche la scelta di un “archetipo” di giocatore, in modo da poter dettare un’affinità verso magari uno stile di gioco più potente, preciso, da mago del green e così via, con cui poi lanciarsi nell’avventura di MyCareer. La modalità carriera è indubbiamente bella corposa e, pur magari non vantando la profondità che ci si aspetta dal fratello maggiore NBA 2K, ha un po’ tutto quello che serve: interazioni e rivalità con gli altri golfisti, rapporti con la stampa e col pubblico, sponsorizzazioni, sessioni di allenamento, crescita del personaggio e una valanga di tornei a cui partecipare, che per la prima volta includono i major PGA Championship, U.S. Open e Open Championship. Lo sviluppo del giocatore, tra l’altro, mi è parso molto ricco e ben strutturato, fra punti da spendere nelle abilità di base e skill tree aggiuntivi per le cinque diverse situazioni di tiro possibili, oltre a un sistema di upgrade per mazze e palline, con tanto di quattro sacche da golf per crearsi delle vere e proprie build.
Ho avuto modo di affrontare una fetta corposa di stagione, avvantaggiandomi anche dell’opzione Dynamic Rounds, che permette di dedicarsi solo a parte di un percorso, lasciando simulare alla CPU le buche a cui non giochiamo direttamente. In questo modo, chi non ha il tempo o la voglia di affrontare una stagione per intero può comunque portarla avanti affrontando le buche decisive. E ovviamente, anche qui, c’è una buona quantità di opzioni che permette di determinare il realismo e la difficoltà con cui si comportano i giocatori nelle fasi simulate. Se poi non si vuole lasciare potere decisionale alla CPU, è possibile anche utilizzare la simulazione interattiva, che consente di prendere (e lasciare) i comandi quando meglio si crede.
In tutto questo, torna ovviamente anche l’editor delle buche, da sempre punto forte della serie. E continua ad essere uno strumento incredibilmente ricco anche se, da totale incapace nell’utilizzo di questo genere di cose, l’ho trovato molto leggibile e pratico da usare. Ne hanno anche parlato un po’ gli sviluppatori durante la tavola rotonda, spiegando che l’idea alla base dell’editor è permettere ai giocatori di creare i percorsi dei propri sogni, o dei propri ricordi, e per questo in passato è capitato che riproduzioni perfette di percorsi reali sui quali il gioco non ha i diritti sono state rimosse. Tra l’altro, ci hanno detto, l’editor è così profondo e versatile perché è sostanzialmente lo strumento che utilizzano essi stessi per creare le buche, al netto di alcuni asset specifici (edifici, per esempio) che hanno a disposizione solo loro e sono legati ai percorsi reali.
Ma PGA Tour 2K25 offre anche parecchio altro, per esempio con il ritorno della modalità Top Golf, una sorta di concessione al filone dei golf più “arcade” in cui bisogna centrare bersagli enormi al meglio possibile. E, a proposito di “concessioni” al lato meno realistico, fra i golfisti utilizzabili c’è Christopher McDonald, l’attore che ha interpretato il memorabile ruolo di Shooter McGavin nel film Happy Gilmore.
I contenuti sono veramente troppi per approfondirli a dovere in una sola anteprima, quindi mi fermo qui e aggiungo che il gioco mi sembra promettere benissimo e m’è venuta una gran voglia di metterci su le mani fra una decina di giorni. Nel mentre, comunque, è già disponibile una demo, in cui tra l’altro si può creare il proprio personaggio e affrontare un avvio di stagione, col salvataggio che potrà essere conservato nella versione completa del gioco. Buon divertimento!
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