USB Pubblico Impiego – Agenzie Fiscali: Sicilia

Si è svolto lo scorso 30 gennaio l’incontro sulla trattativa decentrata fondo 2022 alla DR Sicilia.

Un incontro dal quale, dopo un iniziale coinvolgimento, ad appena due giorni dalla riunione, le sigle sindacali non firmatarie sono state prontamente estromesse, dopo la firma del Contratto Collettivo Nazionale Funzioni Centrali lo scorso 27 gennaio.

“Affascina” sempre vedere coi propri occhi il doppio binario con cui l’Agenzia recepisce in tempi rapidi l’esclusione dei diritti mentre lascia a “bagno maria“ e nel limbo per mesi o addirittura anni per il loro riconoscimento ( fondo, coworking, procedure varie et cetera).

Un fondo che riguarda l’anno 2022, discusso tre anni dopo è già in sé indice della considerazione in cui sono lasciate le colleghe e i colleghi, per di più in quadro attuale di carovita e bollette alle stelle.

Un accordo territoriale discusso dopo quasi 3 mesi dalla firma di quello nazionale (sottoscritto il 4 novembre 2024), idem.

Con esiti disomogenei nella Regione per cui accade, per esempio che in Sicilia le DP che hanno convocato prima del 27 gennaio (Trapani, Agrigento e Palermo) abbiano visto la partecipazione dei sindacati non firmatari, la DR Sicilia e tutto il resto delle DP no. 

Sulla stessa materia e sullo stesso accordo nazionale todo cambia!

Ma il problema non è il ritardo imbarazzante: il problema sono i dissenzienti.  Quelli che dicono NO al ricatto di un contratto capestro che ipoteca il diritto al recupero del potere d’acquisto e consegna nelle mani della dirigenza sempre più poteri

La tempistica se la sono congegnata bene, perché le convocazioni sul fondo a ridosso della scadenza per inserimento dei dati sono un secondo ricatto e poi è un attimo che qualche sigla sindacale o qualche RSU che non vedeva l’ora di firmare al volo e al buio, senza che USB ponesse questioni tipo la trasparenza, la perequazione economica, la rotazione, il no ai meritevoli, iniziasse a urlare allo scandalo con proclami della serie “per colpa vostra i colleghi non prendono i soldi!”.

Consapevoli di questo ricatto, dopo l’estromissione dalla convocazione, abbiamo voluto presentarci in DR Sicilia senza alcuna intenzione di  far saltare una trattativa già compromessa da tempistiche risicate , ma ribadendo la nostra presenza fisica e la nostra posizione di dissenso contro la portata antidemocratica dell’articolo 7 del CCNL Funzioni Centrali: articolo non previsto da alcuna legge dello Stato ma che prevede l’esclusione dalla contrattazione di secondo livello e dal sistema di relazioni sindacali delle OO.SS. non firmatarie di contratto, senza tener conto della loro rappresentatività.

In ossequio alla nostra coerenza dovevamo essere presenti fisicamente e provarci fino in fondo (la questione è ancora controversa e sono in ballo contenziosi in materia): non ci bastano le diffide scritte.  

Non consentiremo a nessun@ di cancellarci con il click di una mail: ci siamo e ci saremo sempre nonostante i diktat di una fase storica nella quale l’esclusione del dissenso si fa sistema consolidato, nei tavoli sindacali come nelle lotte di piazza e nei vari dispositivi di controllo sociale.

La nostra presenza non è stata in alcun modo accettata dalla Direttrice Regionale e dai presenti al tavolo (riunito a porte chiuse nella stanza della Direttrice Regionale) e ci è persino stato detto che, qualora si fosse trovato l’accordo, non sarebbe stato fatto alcun verbale di incontro.  

Giusto per dare il livello della trasparenza delle posizioni in campo.

A quel verbale, se mai verrà fatto, abbiamo chiesto di allegare non solo la nostra presenza e le nostre diffide in punta di diritto ma anche una poesia di Gaber. Il linguaggio della poesia calza a pennello quando la libertà e la democrazia sindacale, principi immanenti del diritto, diventano sacrificabili da Governi e Amministrazioni che procedono a tamburo battente cancellando diritti, salari e dignità, mentre le risorse per lo Stato Sociale vengono progressivamente stornate all’economia di guerra e all’industria militare. 

Una cosa è certa: nel rispetto di tutte le lavoratrici e i lavoratori noi non rinunceremo a continuare a svolgere la nostra funzione, usando ogni mezzo a nostra disposizione per impedire che altri si arroghino il diritto di decidere per tutti solo perché firmatari di un contratto che rappresenta una delle pagine più indecenti nella storia della contrattazione del pubblico impiego.

La poesia, quella si, non ha un doppio binario e ci ricorda che” la libertà è partecipazione.”

E non solo di quella di USB ma quella di tutte le lavoratrici e i lavoratori che non accettano ricatti, elemosine e figli e figliastri: che inizi la rivolta dei giusti per rimettere al centro un protagonismo della classe lavoratrice che faccia da argine alle conseguenze della fase storica recessiva che stiamo vivendo.

USB PI Sicilia