tra PD e FDI un valzer d’accuse

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Ci sono decine di cinema in città il cui destino resta nebuloso. Dal primo multisala romano, il Maestoso, agli otto cinema acquistati all’asta da un fondo olandese, tra cui l’Ambassade, fino allo storico Metropolitan di via del Corso. Si tratta di realtà potenzialmente interessate dalla legge regionale sulla semplificazione urbanistica che ne consentirebbe la trasformazione. Un condizionale che, attori e registi ma anche rappresentanti del centrosinistra romano, non vogliono prendere in considerazione.

L’iniziativa del PD davanti al Barberini

Per contestare la legge regionale esponenti del PD romano, e non solo, si sono dati appuntamento sabato pomeriggio davanti al Cinema Barberini. “Abbiamo o scelto di stare fuori al Barberini perché è un esempio di cinema virtuoso. Un cinema che ha riaperto due anni fa e che dimostra, insieme a tanti altri esempi, che fare cinema e impresa è possibile” ha spiegato Enzo Foschi, il segretario romano dei democratici. Con lui anche altri rappresentanti cresciuti nel vivaio rosso della Garbatella, come la vicepresidente della commissione urbanistica Antonella Melito ed il responsabile cultura Flavio Conia. 

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“La crisi del settore viene da lontano e certamente il Covid e sballate norme nazionali hanno cambiato le nostre abitudini, ma Roma può fare la sua parte per invertire una tendenza rovinosa – ha commentato Erica Battaglia, la presidente della commissione cultura di Roma Capitale – la politica non deve speculare”. Ed il riferimento è alla “proposta di legge regionale di trasformare i cinema in qualcos’altro”. Contro quell’iniziativa i democratici stanno facendo quadrato, “per denunciare la proposta di legge regionale che rischia di uccidere tutti i cinema di Roma” ha rincarato la dose Foschi, perché “la cultura e i cinema sono presidi culturali, non un fast food”.

Le accuse rivolte al centrosinistra

In difesa della legge regionale sono intervenuti i rappresentanti di Fratelli d’Italia che siedono in Campidoglio. “Il segretario romano del Pd Enzo Foschi o è incompetente o è in mala fede. Probabilmente entrambe le cose. Che senso ha manifestare, infatti, davanti al cinema Barberini? Foschi, prima di parlare a sproposito, studi le proposte di legge della Regione Lazio e si confronti con gli operatori” hanno obiettato i consigliere Giovanni Quarzo, Francesca Barbato, Stefano Erbaggi, Maria Cristina Masi, Federico Rocca insieme al segretario romano di Fratelli d’Italia Marco Perissa.

“Nel 1999 con una legge approvata dal governo D’Alema è stata consentita la trasformazione di decine di cinema, anche attivi, in sale bingo” hanno ricordato i rappresentanti di Fratelli d’Italia.  “Cosa ha fatto il Partito democratico nei dieci anni in cui ha guidato la Regione con Nicola Zingaretti? Un intervento è stato quello del 2020 di liberalizzare l’apertura delle sale cinematografiche, permettendo la possibilità di aprire nuovi multisala anche nelle vicinanze delle sale storiche già esistenti, decretandone la fine”. 

A Roma ci sono una quarantina di sale dismesse il cui destino potrebbe essere legato alla possibilità di cambiare la destinazione d’uso, come previsto dalla legge regionale. Però, hanno rimarcato gli esponenti di Fratelli d’Italia, i progetti che potrebbero essere trasformati in centri commerciali, “dovranno andare in accordo di programma”. Significa, hanno ribadito gli eletti nel partito di Meloni, che “Regione Lazio darà ai sindaci la possibilità di riattivare quelle sale, ma saranno poi i sindaci stessi a decidere se farlo o meno”. 

Nel reciproco scambio di accuse, la legge sulla semplificazione urbanistica, proposta dal leghista Pasquale Ciacciarelli, non è ancora passata in consiglio regionale. Per evitare che ciò avvenga, il PD romano ha lanciato la raccolta firme per evitare che spazi culturali, come i cinema, possano trasformarsi in attività con prevalente interesse culturale.

I motivi del no alla legge che trasforma i cinema

“È importante comprendere le esigenze di sostenibilità economica di un progetto ma, allo stesso tempo, è fondamentale continuare a garantire alla nostra città importanti presidi culturali come le storiche sale cinematografiche” aveva spiegato a Romatoday Enzo Foschi, alla vigilia dell’iniziativa davanti al cinema Barberini, chiarendo che erano quelli i motivo per cui “non possiamo accettare la deregulation della destra”. Chi sostiene la futura legge, invece, non vuole sentirsi dare lezioni da chi, com’è stato ricordato, ha avvallato in passato il proliferare delle sale bingo. Nel giro di valzer delle reciproche accuse, resta da chiarire se le sale cinema, messe in crisi anche dalla diffusione delle piattaforme digitali, possano mantenere o meno la funzione per le quali erano state create. Il dibattito è aperto.

 



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