Il “nuovo nucleare” ancora non c’è, ma il ministro Pichetto pensa già agli incentivi in bolletta

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Il quadro legislativo per il “nuovo nucleare” italiano ancora non c’è, col ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto a prevedere che sarà pronto non prima delle prossime elezioni politiche – ovvero a fine 2027, ma l’annunciato ddl ancora non è neanche arrivato all’esame del Consiglio dei ministri –, ma lo stesso ministro nel frattempo pensa già a finanziare l’energia dell’atomo con apposite tariffe in bolletta.

«Non c’è fonte di energia che non sia integrata a tariffa in Italia – dichiara il ministro a Radio Uno – Noi interveniamo su tutte le produzioni di energia, dalle centrali termiche all’eolico, al fotovoltaico, all’idroelettrico al geotermico. Nel momento in cui ci sarà lo strumento di valutazione del costo della produzione energetica da nucleare, lo Stato valuterà di quanto integrare nella tariffa, allo stesso modo che sta facendo con il fotovoltaico o l’eolico, per creare il maggior vantaggio possibile al Paese».

Anche le rinnovabili sono incentivate dallo Stato: nel complesso si parla di 7,1 mld di euro l’anno nel 2023 (con una media di 9 mld euro/anno attesa da Arera negli anni successivi), utili a limitare gli incrementi in bolletta legati al gas fossile, a fronte di costi per il solo import di combustibili fossili arrivati a circa 230 mld di euro negli ultimi 3 anni. Per il nucleare ancora invece non si vede un quadro normativo coerente, e già si pensa a nuovi incentivi statali.

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Tanto basta per far scattare le forze di opposizione, con una nota congiunta siglata da Annalisa Corrado (europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd), Vinicio Peluffo (capogruppo Pd in commissione Attività produttive alla Camera) e Marco Simiani (capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera).

«Ma come, il nucleare non serviva proprio ad abbassare le bollette? Oltre all’arma di distrazione di massa, anche la beffa per i cittadini – attaccano dal Pd – Si svela così la tattica del Governo: continuare sulla via delle finanziare parallele, dichiarando che non verranno impiegati fondi dello Stato e continuando, di fatto, con questo prelievo infinito che invece di arginare aumenta i costi per i cittadini. Smettessero di fare propaganda sulla pelle di persone e imprese, e piuttosto mettessero mano a quello che si può fare davvero e subito. Noi come Pd abbiamo proposto una soluzione, con il disegno di legge sull’Acquirente unico, che permetterebbe di abbattere da subito i costi in bolletta per i soggetti vulnerabili, alleggerendo cittadini e imprese dalle speculazioni impazzite dei mercati».

L’Acquirente unico è una società pubblica già esistente, partecipata dal Gse, nata per comprare l’energia elettrica sul mercato all’ingrosso per i clienti domestici e le piccole imprese non presenti sul libero mercato. Dalla scorsa estate il mercato tutelato dell’elettricità, che prevedeva un contratto con tariffe fissate da Arera – l’Autorità nazionale di regolazione per energia, reti e ambiente – non esiste più; resta in piedi il servizio di maggior tutela, che è la fornitura di energia elettrica a condizioni economiche e contrattuali regolate dall’Arera, destinato esclusivamente ai clienti domestici vulnerabili che non hanno un venditore nel mercato libero. Nell’attuale contesto di mercato, dunque, l’Acquirente unico svolge l’attività di approvvigionamento per i clienti riforniti nell’ambito del servizio di maggior tutela, ovvero per i clienti domestici vulnerabili che non abbiano scelto di passare al mercato libero.

Mentre il costo delle bollette è tornato a salire trainato in alto dal prezzo del gas fossile, il ddl avanzato dal Pd si propone di ampliare il ruolo dell’Acquirente unico per renderlo una sorta di gruppo di acquisto pubblico di elettricità anche sul mercato libero per i clienti vulnerabili lì presenti: «Stiamo parlando – spiega il senatore Nicola Irto, capogruppo Pd in commissione Ambiente – di tutelare 2 milioni di famiglie, il 7% del totale dei consumatori, costituiti da lavoratori poveri, anziani, abitanti delle isole minori e delle zone periferiche che non possono pagare il prezzo dell’energia sul mercato libero». Anche perché «di fatto il passaggio dal servizio di maggior tutela al mercato libero ha significato un rincaro dei costi di circa il 50% per famiglie che non sono in grado di sopportare questo peso», aggiunge Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera. «Stiamo parlando di una spesa energetica di 2mila euro l’anno per le famiglie italiane e che è aumentata di 500 euro», precisa Francesco Boccia, presidente del gruppo dem a Palazzo Madama.

«Il ddl è il frutto di un lavoro corale – conclude Corrado – sia all’interno del partito, ad esempio ha collaborato Pierluigi Bersani, che con gli operatori del settore, i consumatori, i produttori di rinnovabili. L’Acquirente unico è un soggetto interamente pubblico già operativo sul mercato all’ingrosso, che potrebbe svolgere l’ulteriore funzione di consentire ai clienti vulnerabili l’accesso all’energia nel mercato retail in condizioni di sicurezza, quella sicurezza che solo un servizio pubblico può garantire. L’Acquirente unico si muoverebbe in sostanza come un gruppo d’acquisto per spuntare il miglior prezzo sul mercato e potendolo così assicurare ai cittadini in condizioni di fragilità. È una soluzione che avrebbe il pregio di essere strutturale, senza oneri per la finanza pubblica, in grado anche di portare trasparenza e chiarezza nei prezzi e nel mercato dell’energia. Avendo in Italia aggiornato da poco il Pniec che prevede una sempre maggiore penetrazione delle rinnovabili nel sistema energetico del Paese, Acquirente unico dovrà acquistare energia da fonti rinnovabili con percentuale crescente, costituendo nel tempo una domanda certa e stabile per i produttori interessati a stipulare contratti Ppa con una controparte pubblica. È dunque una proposta dalla forte valenza economica ma anche e soprattutto sociale, in un paese come l’Italia che paga il prezzo più alto dell’energia in Europa, la quale a sua volta sconta su questo un tema di competitività con Cina e Usa».

«Pichetto Fratin dice che il Governo potrebbe intervenire sul prezzo del gas, ma la verità è che sono stati loro a creare questa crisi, confermando che il nucleare lo pagheranno gli italiani con l’aumento del costo delle bollette – aggiunge Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde – Hanno ammazzato le rinnovabili, condannando l’Italia alla dipendenza dal gas e al caro bollette. Il risultato? Oltre 60 miliardi di extraprofitti per le grandi società energetiche in due anni e mezzo, una rapina sociale ai danni di famiglie e imprese. Mentre gli italiani pagano il prezzo di queste scelte, Pichetto Fratin si preoccupa di riportare il nucleare in Italia invece di abbassare il costo dell’energia. L’unica strategia vera è fare delle rinnovabili la fonte marginale, ma questo Governo continua a proteggere i profitti delle grandi aziende energetiche invece di difendere i cittadini, che non accendono i riscaldamenti per paura del costo delle bollette».



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