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La grande protagonista nelle librerie americane nel 2024 è stata la Bibbia. Niente di nuovo sotto il sole, dice l’Ecclesiaste, ma i dati di Circana BookScan lo smentiscono: le vendite della Bibbia sono cresciute del 22 per cento rispetto al 2023, un incremento gigantesco in un mercato dei libri che negli Stati Uniti è complessivamente cresciuto soltanto dell’1 per cento.  

Il sorprendente salto è parte di una tendenza abbastanza chiara – nel 2019 sono state vendute 9,7 milioni di copie, nel 2023 14,2 milioni – ma la cosa nuova sotto il sole è che il fenomeno ora è trascinato da persone non necessariamente religiose che comprano la Bibbia per la prima volta. Molte sono giovani, alcune hanno milionate di follower su TikTok.

L’America ha un consolidato bacino di acquirenti forti della Bibbia: le chiese evangeliche, gli uffici pubblici dove si fanno giuramenti, l’esercito, i motel. È un mercato B2B che va avanti da quando la Mayflower è sbarcata sulle coste del Massachusetts, nel 1620.

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Per avere qualche proporzione, lo scorso anno circa 1 americano su 20 ha comprato la Bibbia, contro 1 italiano su 1.450. Fra i grandi testi fondativi della cultura americana, la Scrittura surclassa in maniera impietosa la Costituzione, che a fatica supera il mezzo milione di copie vendute e vive i suoi momenti migliori quando il paese attraversa quelli più ansiogeni.

Alla prima elezione di Donald Trump c’è stato un certo incremento nelle vendite fra i cittadini preoccupati, gli stessi che hanno dato nuove fortune agli editori di Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt e di 1984 di George Orwell. E comunque il paragone vale poco, perché la carta fondativa è importante ma non ci sono profeti, guerre, calamità, condottieri, liberazioni e prepuzi di Filistei presentati al cospetto del re.

Perché?

Che sulla Bibbia stia succedendo qualcosa lo si capisce quando Cely Vazquez, 28 anni, di mestiere “professional life romanticizer”, 1,1 milioni di follower su TikTok, nota soprattutto per aver partecipato alla seconda stagione del reality Love Island USA, ha raccontato sui social di aver comprato la sua prima Bibbia. 

«Ho avuto delle Bibbie che mi ha dato mia madre, ma ho sentito di avere bisogno della mia, di iniziare il mio percorso, un simbolo dell’inizio del mio cammino con Dio», ha detto. «Sentivo che mi mancava qualcosa. È una combinazione della situazione del mondo, dell’ansia generale e la percezione che si può trovare significato e conforto nella Bibbia».

Cely ha scelto un’elegante copia di She Reads Truth, editore che offre piani di lettura personalizzati (e realistici) per evitare che la Scrittura rimanga a prendere polvere sul coffee table. Nel vivacissimo mercato biblico si moltiplicano i prodotti cartacei e digitali a tema biblico: audiolibri, graphic novel, e-book interattivi, Bibbie con mappe da colorare, preziosi volumi da collezione. Il portale Faith & Life vende una preziosa edizione rilegata in pelle di capretto a 832 dollari.

Trump, che ha ammesso di non aver mai letto la Bibbia e ha però assicurato che sua moglie Melania ha scritto il libro migliore dopo quello sacro, ha lanciato la “God Bless the USA Bible”, edizione benedetta dal presidente che costa 59.99 dollari e tira molto nelle comunità evangeliche repubblicane. «Dio sta facendo una cosa veramente cool», ha detto 

La domanda è: perché tutto questo fermento biblico? Come mai si accostano alla scrittura anche lettori all’apparenza lontanissimi dal genere? Una prima e più ovvia risposta è che le generazioni più fragili e insicure che hanno mai abitato il pianeta cercano un qualche ancoraggio, chiedono stabilità psicologica e senso spirituale interiore mentre là fuori furoreggiano guerre, populismi, incertezze. Nei tempi dell’ecoansia si sente il bisogno di leggere del diluvio universale, dove almeno otto persone si salvano, le specie animali sono molto più rappresentate di quella umana, e dopo il disastro Dio concede di ripartire. 

La generazione Z cerca risposte

Un rappresentante dell’editore Tyndale sostiene che la generazione Z, che è in parte responsabile di questo trend, «è alla ricerca di qualcosa che sembri più solido», rispetto a tutte le risposte liquefatte che l’oggi propone. Da un quindicennio l’American Bible Society produce ogni anno il rapporto State of the Bible, che si occupa di quanto e come gli americani leggono (o no) la Bibbia, a prescindere dalle copie vendute.

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L’edizione del 2024 mostra che la generazione Z è, in termini assoluti, quella che si accosta meno alla Bibbia, ma è allo stesso tempo quella in cui le paure causate da lutti, stress finanziario e traumi famigliare sono più sentite, perciò è presumibilmente quella che chiede con più ardore qualche risposta. Un passo del salmo 23 sembra scritto per loro: «Ecco la generazione che ti cerca, cerca il tuo volto Dio d’Israele».

Perciò, osserva il rapporto, la minoranza di giovani che apre la Bibbia lo fa con grande serietà e trasporto, e c’è perfino una correlazione fra l’esercizio biblico e la salute mentale. «In termini di salute emotiva, quelli della generazione Z che sono impegnati nella lettura della Bibbia, sono sani come quelli delle altre generazioni», dice il rapporto, spiegando che i pochi che hanno la pazienza e la dedizione per affrontare il testo «stanno già ricevendo dei benefici».

Una spiegazione leggermente più complessa ha a che fare con il ritorno della religiosità che permea questa fase del contemporaneo. L’ateismo militante della fine degli anni Novanta è tramontato – perfino Richard Dawkins si proclama fieramente un «cristiano culturale – la storia del cielo vuoto e del mondo disincantato è venuta a noia, i guru razionalisti sono stati sostituiti da Jordan Peterson che parla di Giobbe, affiorano ovunque esperienze metafisiche, spirituali, mistiche, esoteriche, perfino occulte e demoniache.

Siamo lontani dalla confessioni tradizionali, che continuano nella curva della crisi, ma ruggisce in forme non convenzionali il bisogno di un oltre. E in questa confusa ma decisa tendenza c’è bisogno di una parola che magari sia più credibile e profonda di un manuale di self-help. Il libro di tutti i libri, come lo ha chiamato nel suo monumentale volume Roberto Calasso, offre risposte anche a chi cerca al di fuori del perimetro delle religioni del libro.

Il caso Cazzullo

Il più grande editore di bibbie in America è HarperCollins Christian Publishing, la divisione del colosso editoriale dedicata alla pubblicistica cristiana, e secondo i suoi manager il momento felice della Scrittura lo si deve ai cosiddetti “spiritually curious”, persone con occhi e cuore aperto per i quali leggere Bibbia non è né un dovere sociale né segno di arretratezza culturale.

Il nome di HarperCollins ci porta dalle parti di Aldo Cazzullo, protagonista di un caso editoriale per il momento quasi solo italiano ma già di proporzioni, appunto, bibliche. Il suo Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia è il libro più venduto del 2024 (circa 300mila copie) ed è da otto settimane in classifica, un successo enorme che, al di là della forza editoriale del prolifico autore, evidentemente ha fatto leva su una domanda che c’è.

Questo fa di Cazzullo non soltanto un grande editorialista e un autore di successo, ma forse anche un ricettivo interprete dei segnali culturali che stanno cambiando il panorama psicologico e collettivo dell’occidente. Cambiamento che si traduce in un’enorme domanda commerciale. Voltaire diceva che cent’anni dopo la sua morte «non ci sarebbe stata una copia della Bibbia sulla terra eccetto che nei negozi di antiquari e nei negozi che vendono curiosità». Ha sempre avuto torto, ma mai come oggi. 

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