i pm ora indagano su Aisi e Dis

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L’indagine top secret curata da agenti segreti sul capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni. La misteriosa comparsa sulla scena di due sconosciuti figuri che ronzavano attorno all’auto dell’ex compagno della presidente del Consiglio nei pressi della loro abitazione. La società Equalize di Milano di proprietà del manager Enrico Pazzali, presidente della fondazione Fiera di Milano, scoperta nella sua attività di spionaggio e dossieraggio per conto di multinazionali, colossi di stato e forse anche di politici.

Infine, come è in grado di rivelare Domani, la presenza di agenti segreti in un’inchiesta ancora in corso a Roma, sulla cosiddetta “squadra Fiore”: una centrale gemella di quella milanese composta da hacker e figure a metà tra spie e imprenditori. Quest’ultima vicenda agita molto i vertici degli apparati, perché da quanto risulta dalle indagini ancora riservatissime, i contatti dalla “squadra Fiore” arrivano in alto nelle gerarchie degli apparati di sicurezza.

In ognuno di queste storie apparentemente slegate tra loro due sigle ricorrono spesso: Aisi e Dis. La prima è l’Agenzia di informazioni per la sicurezza interna, i servizi segreti interni; la seconda, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ha un compito di coordinamento. Tutti i fatti citati possono sembrare sconnessi, casuali. In realtà la faccenda si fa seria a volere unire i punti. E ha il sapore di stagioni passate della prima Repubblica fondata sul depistaggio.

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“La squadra” e i servizi

La prima volta che è emersa l’esistenza della “squadra Fiore” è in un’intercettazione. Ne ha parlato Samuele Calamucci, il capo degli hacker della società Equalize. Ossia l’azienda di sicurezza al centro dell’inchiesta sulla centrale di spionaggio in cui è indagato sia il poliziotto Carmine Gallo sia il presidente (autosospeso) di fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, manager con radici negli ambienti politici della destra milanese, amico del governatore leghista, Attilio Fontana e del presidente del Senato Ignazio La Russa. I clienti, poi, erano di un certo livello: si sono rivolte a Equalize multinazionali come Barilla o colossi tipo Eni. «Mancini è un componente doppio, l’ho chiamato doppio Mike. È un componente della squadra Fiore, un traditore».

Queste sono le parole di Calamucci in cui emerge l’esistenza della “squadra Fiore”. Il riferimento a Mancini, è a Marco Mancini: ex agente dei servizi protagonista del rapimento dell’Imam Abu Omar e dello scandalo spioni di Telecom Italia. Riapparso di recente per via di una foto che lo immortalava in un autogrill impegnato a chiacchierare con l’ex premer Matteo Renzi. Mancini ha smentito qualunque tipo di appartenenza alla fantomatica “squadra Fiore”, si sta godendo la meritata pensione, ha fatto sapere. Eppure questa fantomatica “squadra Fiore” tanto fantomatica non sembrerebbe esserlo: sta diventando sempre più corposo il fascicolo di indagine aperto a Roma grazie alle informazioni ricevute dalla procura di Milano frutto delle investigazioni sulla società Equalize di Pazzali e Gallo.

I carabinieri partendo da questo scambio investigativo con Milano continuano a scavare e trovano riscontri. È stato scritto che gli indagati sarebbero almeno cinque e di legami con apparati italiani e stranieri. Ciò che non si sapeva, e che Domani può raccontare, è fino a dove arriverebbero i tentacoli di questa rete segreta: i detective dei carabinieri avrebbero individuato collegamenti con ex agenti dell’Aisi e funzionari del Dis. In un caso si tratta di figure di un certo peso inserite in uffici strategici.

Che natura hanno tali relazioni? Ma soprattutto riguardano attività di spionaggio appaltate all’esterno, a gruppi collocati fuori dall’ordinamento e dalla legge? Si tratta di mele marce che spacciano e comprano informazioni riservate per fabbricare dossier? Oppure nulla di tutto questo? La procura di Roma prosegue l’indagine e proverà a capire il contesto di questi legami tra la “Squadra Fiore” e pezzi dei nostri servizi.

Di certo c’è che già nell’indagine su Equalize sono emerse contiguità con uomini in forze all’Aisi. Negli archivi informatici zeppi di informazioni, peraltro, sono stati trovati atti della massima riservatezza, firmati, appunto, Aisi. Ma forse, in questa storia, è un dato quasi irrilevante. Hanno molto più peso le parole di Gallo, che nel corso degli interrogatori, avrebbe riferito di essere al corrente dei rapporti tra Pazzali e Carlo De Donno (non indagato), vicedirettore dell’Aisi, riconfermato dal governo Meloni alcune settimane fa. Tra Pazzali e il numero due dell’Aisi è solo amicizia (De Donno in effetti è stato capocentro a Milano per circa vent’anni)? E soprattutto: l’Aisi sapeva delle attività di dossieraggio illegale commesse dalla società di Pazzali?

Ancora una volta molte domande in cerca di risposte. Come resta un mistero il viaggio a Roma del manager amato dalla destra milanese: al suo ritorno avrebbe confidato al gruppo di avere appreso che qualcuno stava indagando su di loro. È probabile che non sapremo mai chi ha incontrato Pazzali nella capitale.

Spioni paralleli

I riferimenti ai servizi segreti dell’Aisi nell’inchiesta di Milano sono relativi alla precedente gestione, quando a capo dell’agenzia c’era Mario Parente. Il suo numero due era Giuseppe Del Deo, militare che gode di ottime relazioni con la politica, soprattutto con il ministro della Difesa Guido Crosetto e un tempo anche con la presidente del Consiglio.

Del Deo e Crosetto hanno peraltro amicizie comuni nel settore della Cybersicurezza, conoscono alla perfezione alcuni importanti imprenditore del settore. Ora Del Deo è il vicedirettore del Dis.

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Il nome di Del Deo è tornato alla ribalta nelle settimane scorse dopo che il nostro giornale ha pubblicato dei documenti riservati su un’indagine degli agenti segreti su Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della premier Meloni. Un’attività dell’Aisi dai contorni ancora oscuri finita in una relazione depositata alla procura di Roma, che stava indagando su una rivelazione di segreto in merito agli articoli pubblicati da Domani proprio su Caputi.

In quella relazione si scopre che almeno tre 007 hanno compiuto verifiche su Caputi richieste da del Del Deo, tra gennaio e settembre 2023. Perché spiare il dirigente apicale della presidenza del Consiglio, da cui peraltro dipende l’Aisi resta un mistero, al dì là delle motivazioni fornite ai pm dall’agenzia.

La versione riportata in una relazione ufficiale spiega che alcuni soggetti di interesse dei servizi vantavano una certa confidenza con Caputi. E che grazie a Caputi, sostenevano tali «target», avrebbero portato le loro istanze (affari, si suppone) fino ai vertici delle istituzioni. Su uno degli accertamenti svolti su Caputi, però, l’Aisi risponde che non è possibile riferire poiché si tratta di atti sensibili. Adombrando così questioni non meglio specificate di sicurezza nazionale.

Di sicuro qualche elemento in più dovrà fornirlo Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai servizi, convocato dal Comitato parlamentare sulla sicurezza nazionale (Copasir) dopo i nostri articoli. Le domanda sarebbero molte, ma basterebbe iniziare da queste: Perché Del Deo ha dato indicazioni di verificare «rumors» sul tecnico di assoluta fiducia di Meloni? E soprattutto, che fine ha fatto la mole di informazioni raccolte? Chi ha autorizzato l’Aisi a farlo? Davvero è stato Mario Parente, come ha dichiarato Del Deo al nuovo capo dell’Aisi Bruno Valensise?

Sempre il nostro giornale, il 28 aprile 2024, aveva svelato un altro intrigo interno all’Aisi che prende avvio dopo una notte di novembre 2023, quando la pattuglia della polizia sotto casa della presidente del Consiglio si accorge di due uomini che ronzavano attorno all’auto di Andrea Giambruno, l’ex compagno della premier. I poliziotti allarmati tentano di capirci di più. E naturalmente parte tutta la trafile informativa che raggiunge l’agenzia all’epoca guidata da Parente con Del Deo vice.

La procura di Roma apre un’indagine, tuttora in corso per via dei molti misteri ancora irrisolti sull’identità delle due figure che armeggiavano vicino l’auto di Giambruno, ai tempi fresco di scandalo del fuori onda trasmesso da Striscia la Notizia, che ha portato alla separazione con Meloni.

Anche l’Aisi svolge un’indagine, che identifica gli sconosciuti in due agenti della scorta di Meloni, in realtà estranei ai fatti. Qualche tempo dopo l’attenzione della Digos ricadrà su due ricettatori della capitale. Ma anche questa versione non convince molto Francesco Lo Voi, che ha avocato a sé l’indagine. Il fascicolo non è ancora stato archiviato e neppure sono state formalizzate accuse nei confronti dei presunti ricettatori.

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Di certo, come raccontato da Domani, il fatto che l’Aisi abbia condotto accertamenti maldestri è uno dei motivi che ha convinto la premier ha ridimensionare le sue ambizioni: prima dello scandalo era infatti in pole per prendere il posto di Parente, grazie a sponsor di peso come lo stesso ex direttore, Crosetto e l’allora numero uno del Dis Elisabetta Belloni. Severissima con Mancini dopo l’incontro con Matteo Renzi, assai meno con l’ex militare. Del Deo, nonostante gli scandali, è stato spostato dall’Aisi al Dis, mantenendo la qualifica da vicedirettore.

Tra misteri e dossieraggi su Chigi, nei servizi l’aria è pesantissima. Se il governo, Mantovano e Meloni in primis, non apriranno presto le finestre per fare entrare una brezza nuova, il rischio è che le tensioni possano esplodere.

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