ecco tutti gli attori finiti in manette – Libero Quotidiano

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Simone Di Meo

Idea per Roberto Saviano: perché non scrivere un libro su tutti gli attori di Gomorra arrestati? Ce ne sono così tanti da poter riempire un bel volume senza inventare racconti inverosimili come nel romanzo d’esordio. L’ultimo della lista è Marco Macor: i carabinieri lo hanno ammanettato nella maxi inchiesta sulla truffa del finto maresciallo, tre giorni fa. Macor faceva abboccare all’amo ignari pensionati presentandosi come carabiniere o avvocato a cui consegnare soldi e gioielli per risarcire la vittima di inesistenti incidenti stradali commessi da un parente. Nel film del 2008, girato da Matteo Garrone, Macor era uno dei due ragazzi che, mitra in pugno, sparava dalla spiaggia di Castel Volturno. Con lui c’era l’amico Ciro Petrone, altro volto «maledetto» della pellicola, identificato dai militari dell’Arma in una retata al banchetto nuziale del boss Salvatore Prinno, capo del centro storico. Era la «guest star» del matrimonio.

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Ancora prima, nel settembre 2022, un ex attore, ai domiciliari per droga, era stato sfrattato dalla camorra dall’alloggio popolare in cui viveva con l’anziana madre. Nel maggio di quello stesso anno, era toccato a Vincenzo Sacchettino che, nella fiction firmata da Saviano, aveva interpretato il personaggio di «Danielino»: viene fermato in una indagine per stupefacenti insieme al fratello e al padre. Sacchettino era già stato arrestato perché nascondeva una pistola calibro 45 nell’auto. Andiamo avanti. Febbraio 2021: Carlo Cuccia è uno dei protagonisti della seconda stagione della fiction: interpreta un narcos. Lo stesso ruolo che gli contestano i magistrati antimafia di Napoli ritenendolo il trafficante di riferimento per la Spagna della famiglia Dannier di Secondigliano. Qualche settimana prima (gennaio 2021) le forze dell’ordine si erano occupate di Salvatore Abbruzzese, soprannominato Totoriello: nel film di Garrone addestrava la «reclute» della cosca a sopravvivere alle raffiche di proiettili indossando i giubbotti antiproiettile. Nella realtà spacciava nelle Case dei Puffi, a Scampia. Aveva fatto carriera: cinque anni prima era stato indagato perché sorpreso a tenere i tossici in fila.

 

 

 

Saltiamo al 2018: tra marzo e aprile vengono catturati Saverio Carandente e Salvatore Russo. Il primo nascondeva nel suo ristorante, che aveva ospitato alcune scene del film, un revolver rubato e 38 chili di stupefacenti. Il secondo, invece, smerciava dosi di cocaina e hashish. Di tutt’altro tenore la storia di Bernardo Terracciano, detto zi’ Bernardino, boss dei Casalesi condannato in primo grado all’ergastolo e già finito sott’inchiesta per estorsione. Sul grande schermo interpretava sé stesso. Come Giovanni Venosa, finito sott’inchiesta per racket nel 2009: nonostante fosse confinato in una casa lavoro a San Giuliano Saliceta, nel Modenese, continuava a taglieggiare imprenditori e commercianti. Pure lui reclutato per l’opera di Garrone. Sorte analoga per un suo affiliato, Marcello D’Angelo, comparsa ed esattore del clan. Si occupava di riscuotere le bustarelle da 300 a 500 euro dagli abitanti di un parco residenziale all’interno del Villaggio Coppola, set dello stesso film.

Altro «big» caduto nella rete della giustizia (luglio 2008) è Salvatore Fabbricino. A tradirlo è stato il suo ex capo, Antonio Prestieri che, un giorno, se ne va al cinema e lo riconosce in una sequenza. Chiama i magistrati e gli spiega la vera attività «lavorativa» dell’attore: «Si occupava della mia piazza di spaccio». Nicola Battaglia invece ha solo 20 anni quando intepreta un baby boss che deve sottoporsi a prove di coraggio per entrare a far parte di una famiglia camorristica. Lontano dalla cinepresa, vendeva le «bustine» a Scampia. Come un insospettabile dipendente del Comune di Napoli che, a 50 anni, conosce i primi guai con la giustizia per aver arrotondato lo stipendio come vedetta dei pusher.

 

 

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Il sortilegio di Gomorra ha colpito pure due stranieri. Azize Pjamaa, nigeriano di 35 anni, viene bloccato a Castel Volturno per spaccio di droga (settembre 2015): lo stesso «lavoro» affidatogli dagli sceneggiatori. Un cittadino cinese, invece, che aveva recitato sempre nel cast di Garrone, è stato indagato per riciclaggio: insieme a un poker di connazionali, aveva nascosto al Fisco fatture per circa 1 milione. Non è andata meglio ai due cantanti che hanno firmato le colonne sonore della fiction, Raffaello e Tony Colombo. Arrestati per colpi di arma da fuoco in un ristorante (il primo) e per associazione camorristica (il secondo). Come si dice: non è vero, ma ci credo.

 

 

 

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