Dazi, Bitcoin e nuovo dollaro: dietro le mosse di Trump potrebbe esserci un mondo molto diverso da quello che conosciamo.
E se fosse la tempesta perfetta per Bitcoin? Sì, è da pazzi fare i visionari in una situazione di crisi come quella di oggi, ma siamo qui anche per questo, per guardare alle cose con uno sguardo più di medio e lungo periodo. Bitcoin potrebbe essere la chiave dei futuri equilibri? Forse è esagerato considerarlo il centro nevralgico del mondo che verrà, ma ci sono segnali del fatto che potrebbe diventare molto più interessante per chi governa o prova a governare l’economia, ovvero le banche centrali.
Dopo lo shock sui mercati, sono in diversi tra gli analisti ad averci visto una manovra più di ampio respiro di Donald Trump per salvare gli USA dal loro stesso debito, per rendere l’industria americana più competitiva e più in generale per cambiare gli assetti e gli equilibri con i quali abbiamo vissuto tutto sommato dagli anni ’70 a oggi.
Una premessa: già dalle prime parole sembrerà un contenuto complicato e non adatto ai nuovi arrivati nel mondo crypto e più in generale nel mondo della finanza e dell’economia. Tuttavia, questa è la nostra promessa, troverai tutto ciò che ti serve per capire la situazione – o le possibili situazioni – che potrebbero colpire (in positivo) – anche Bitcoin.
Un nuovo ordine mondiale
Questa locuzione accompagna in genere lunghi articoli con ragionamenti sbilenchi e da teoria del complotto. Non è questo il caso – ci scusiamo per il prestito poco nobile, ma è da qui che si deve partire.
Abbiamo gli USA con un debito ampiamente fuori controllo. Hanno inviato i loro cortesi avvisi sul tema sia Jerome Powell, sia invece Janet Yellen, che prima delle elezioni era al Tesoro USA.
Abbiamo una situazione dalla quale è difficile tornare indietro se non con lacrime e sangue e che avrebbe indirizzato l’amministrazione Trump alla creazione di un piano più articolato. Una delle analisi più interessanti è stata pubblicata da Samuel Hammond su X:
Per i non anglofoni, riassumeremo la posizione come segue.
- Dazi sono soltanto una parte della questione
In realtà l’obiettivo sarebbe verso una de-dollarizzazione controllata, con lo shock indotto dai dazi che servirebbe al piano per partire.
Lo shock di breve porterà diversi paesi ai ridurre la loro esposizione verso il dollaro. E anche a cercare delle alternative. Oro? Certo che sì (tante banche centrali lo fanno già da tempo). Bitcoin? Questo lo aggiungiamo noi, dato che Hammond non si occupa di questo.
Al tempo stesso ci sarà una riduzione della spesa pubblica da parte degli Stati Uniti.
- Controllo dei flussi di capitale?
Secondo Hammond dazi e spinta verso la de-dollarizzazione potrebbe non essere sufficiente senza controllo di capitali. Ovvero piani che riducano gli investimenti in asset denominati in dollari.
Ora, il piano delineato da Hammond (che non condivide, ma semplicemente descrive), è piuttosto bizzarro. E porterebbe a definire un nuovo standard monetario mondiale. Un nuovo standard che almeno in parte farà affidamento su hard asset come l’oro – e chissà, anche altri tipi di commodity / materie prime.
Il ruolo di Bitcoin in un contesto del genere
I più ottimisti faranno il 2+2 che stanno facendo in tanti: se Trump vuole una riserva in Bitcoin (e altre crypto?), se la Banca Centrale della Repubblica Ceca sta guardando in quella direzione, se Larry Fink di BlackRock parla di fondi sovrani che stanno pensando a un’allocazione in Bitcoin fino al 5%, potremmo avere segnali sufficienti per essere quantomeno aperti alla possibilità di un nuovo ordine monetario mondiale basato, almeno in parte, su Bitcoin.
Succederà? Non succederà? Come tutte le operazioni di guerra e di rivoluzione, gli esiti sono incerti. Non è detto che il piano di Trump sia quello descritto poco sopra e non è detto, nel caso, che riesca. Per chi però conosce le potenzialità di Bitcoin, è innegabile che si tratti di una fase molto interessante da seguire – e al netto delle paturnie di mercato di breve, un momento potenzialmente epocale per chi ama questo comparto.
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