Forse anche tu, come milioni di altri cittadini residenti in Italia, potresti avere diritto al rimborso della TARI, la tassa sui rifiuti. Vediamo a chi spetta e come fare domanda per riavere indietro i soldi.
Tra le tasse meno amate da tutti, rientra certamente la TARI, la tassa sui rifiuti. Si tratta di una tassa che ogni nucleo familiare deve versare ogni anno al Comune in cui abita. L’importo varia a seconda delle dimensioni della propria abitazione e del numero di componenti della famiglia.
La TARI fa parte dei tributi comunali che rientrano nella IUC, l‘Imposta Comunale Unica di cui fanno parte anche l’IMU – Imposta Municipale Unica – che riguarda gli immobili di proprietà e la TASI, cioè la Tassa sui Servizi Indivisibili. Si tratta di una tassa a cadenza annuale
Solitamente tutti i Comuni – per rendere il boccone un po’ meno amaro e indigesto – permettono di pagare l’imposta a rate. In pochi amano questa tassa in quanto la maggior parte dei cittadini ritiene di pagare troppo in relazione ai rifiuti prodotti. Ma, a tal proposito, arriva una bella novità.
Ora molti Comuni dovranno restituirci gran parte dei soldi che abbiamo sborsato fino ad oggi. Già: alcuni potrebbero riavere indietro anche un bel gruzzoletto relativo alla TARI. A stabilirlo è stata la Corte Costituzionale che ha giudicato illegittime le pratiche messe in atto da alcune amministrazioni locali.
TARI: ecco a chi spettano i rimborsi
Addio TARI? No, non proprio: la tassa sui rifiuti continueremo a pagarla ma la bella notizia e che, come ha stabilito di recente la Corte Costituzionale, molti cittadini riceveranno i rimborsi da parte delle loro amministrazioni comunali le quali, per anni, hanno fatto qualcosa di illegittimo.
L’atteggiamento illegittimo è stato questo: molti Comuni hanno applicato l’IVA sulla TARI. Ma la TARI è un’imposta, non un servizio e, dunque, non può essere soggetta a IVA. I Comuni che hanno applicato l’IVA sulla TARI ora dovranno restituire ai cittadini i soldi in più che hanno pagato ingiustamente.
Applicare l’IVA sulla TARI, in parole povere, significa far pagare una tassa su un’altra tassa: il ché, naturalmente, non ha senso. Sarebbe come se pagassimo l’IVA sull’Irpef o sull’IMU. Dunque tutte le amministrazioni comunali che hanno applicato l’IVA – non importa in quale percentuale- ora dovranno restituire i soldi indietro. Il rimborso non avviene in automatico ma occorre fare richiesta.
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Tari: ecco come chiedere il rimborso al Comune
Milioni di cittadini hanno diritto al rimborso sulla TARI, la tassa sui rifiuti, ma non ne sono a conoscenza e, quindi, rischiano di perdere un mucchio di soldi a cui, invece, avrebbero diritto. Parecchie amministrazioni comunali, per anni, hanno applicato l’IVA sulla TARI ma questo è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Infatti la TARI non è un servizio che si può scegliere di fruire o di non fruire: è un’imposta che tutti siamo tenuti a pagare al Comune in cui viviamo e, quindi, è ingiusto che venga applicata l’IVA poiché sarebbe come applicare una tassa su un’altra tassa. I rimborsi però non verranno erogati in modo automatico ma sarà necessario fare richiesta.
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Per chiedere il rimborso – una volta appurato che il proprio Comune ha applicato l’IVA – è necessario fare richiesta all’Ufficio Tributi del proprio Comune. La richiesta, in forma scritta, deve puntualizzare l’illegittima applicazione dell’IVA e deve anche essere specificato l’importo versato in eccesso. Se tutto è in regola, i contribuenti potranno riavere indietro il 10% della TARI pagata negli ultimi 10 anni: infatti ciò che è stato fatto oltre 10 anni fa, ormai è caduto in prescrizione e non si può più recuperare.
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