L’emendamento al Milleproroghe per salvare i 50 posti da consigliere in Puglia (dove la popolazione è scesa sotto i 4 milioni) è stato dichiarato inammissibile in Senato. D’Attis (Fi) pronto però a ripresentarlo alla Camera
Doccia fredda sui consiglieri regionali in carica e su quanti aspirano a diventarlo. È stato bloccato in Senato l’emendamento che mira a conservare 50 consiglieri nonostante il registrato calo di popolazione sotto i 4 milioni di abitanti: circostanza che comporta, secondo una legge statale del 2011 sul contenimento dei costi, la perdita di 10 seggi.
La bocciatura in commissione Affari costituzionali
L’emendamento, su iniziativa di Forza Italia, era stato presentato al decreto Milleproroghe, in discussione al Senato. La proposta è stata dichiarata «improcedibile» dalla presidenza della commissione Affari costituzionali, dove viene esaminato il provvedimento, perché inconferente con la materia. Detto in altri termini: non tratta di una proroga, dunque non è ammissibile. I proponenti hanno presentato ricorso all’ufficio di presidenza della commissione: martedì arriverà il responso. Se fosse confermata l’improcedibilità, il deputato forzista Mauro D’Attis che sta seguendo la vicenda, ripresenterà l’emendamento ma agganciandolo al decreto Pubblica amministrazione che presto arriverà alla Camera.
Cosa succede in Puglia con il calo demografico
L’emendamento, come detto altre volte, prevede che non si dia luogo alla diminuzione dei consiglieri nel caso in cui lo scostamento di popolazione, rispetto alle soglie indicate dalla legge del 2011, sia inferiore al 5%. È il caso della Puglia.
Il numero dei consiglieri è decisivo ai fini della discussione in corso in Regione sulle riforme da apportare allo Statuto e alla legge elettorale: per procedere con le modifiche occorre sapere innanzi tutto quanti seggi ci sono a disposizione. In ballo c’è il tema del consigliere supplente (sostituisce il consigliere nominato assessore) e la soglia di sbarramento. Ora è al 4 per cento: i piccoli chiedono di abbassarla, i grandi di alzarla, per convenienze opposte.
Come calcolare i voti alle Regionali: scontro Emiliano-Decaro
Poi vi è la discussione se si deve tener conto dei voti conquistati dal presidente oppure di quelli della sua coalizione. Siccome il presidente prende sempre più voti dell’alleanza che lo sostiene, se si calcolasse la soglia sulla coalizione, sarebbe più facile superare lo sbarramento. Questo agevolerebbe i piccoli e incoraggerebbe la presentazione delle liste. Su questo è in corso un serrato confronto soprattutto tra le liste civiche. Ma il Pd è tutt’altro che indifferente.
Si contrappongono due visioni che coinvolgono anche i due big del centrosinistra: Michele Emiliano e Antonio Decaro. Il presidente uscente ha goduto del sostegno di 15 liste civiche nel 2020. Ora ha una visione opposta. Siccome ha deciso di candidarsi nel Pd, per correre da consigliere regionale, la sua creatura civica Con resterà priva di riferimento: può contare su qualche uscente acchiappavoti (su tutti l’assessore Delli Noci) ma questo di per sé non è garanzia di successo per la lista. Emiliano vorrebbe che si accorpasse ad un’altra civica: per esempio a Per la Puglia (guidata dall’assessore Leo). Si tratta di ridurre il numero delle civiche per renderle più forti e non mettere a rischio il superamento del 4%.
Decaro ha una visione opposta, se non altro perché non vincolato al destino di Con: vorrebbe più civiche sulla scena. Perché più liste significano più candidati in corsa, pronti a drenare consenso sul territorio.
Il Pd assiste, interessato, alla discussione. Intanto perché c’è chi ambisce a passare dai ranghi di Con alle liste dem (ma sarà difficile che il Pd lo consenta). E poi perché l’obiettivo del Pd è di lavorare ad un grande risultato di lista, a detrimento delle civiche. Un discorso comprensibile ma deve tenere in conto che il successo di coalizione è il risultato dello sforzo di tutti. Anche delle liste minori.
«La mia sensazione – confida un assessore di rango – è che alla fine non si toccherà nulla. Perché il Pd fa solo melina». I dem, per bocca del segretario Domenico De Santis, avevano aperto il confronto. Anche perché vuole rimuovere gli ostacoli frapposti alla candidatura dei sindaci. Proprio D’Attis si era mostrato interessato. Per ora, pare di capire, siamo alla tattica.
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